The Project Gutenberg eBook of La promessa sposa di Lammermoor, Tomo 1 (of 3) This ebook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this ebook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you will have to check the laws of the country where you are located before using this eBook. Title: La promessa sposa di Lammermoor, Tomo 1 (of 3) Author: Walter Scott Release date: June 7, 2013 [eBook #42881] Language: Italian Credits: E-text prepared by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara Magni, and the Online Distributed Proofreading Team (http://www.pgdp.net) from page images generously made available by Internet Archive (http://archive.org) *** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LA PROMESSA SPOSA DI LAMMERMOOR, TOMO 1 (OF 3) *** E-text prepared by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara Magni, and the Online Distributed Proofreading Team (http://www.pgdp.net) from page images generously made available by Internet Archive (https://archive.org) Note: Project Gutenberg also has an HTML version of this file which includes the original illustration. 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MDCCCXXVI. _GLI EDITORI_ _Il generale entusiasmo con cui vennero accolti gli scritti del celebre romanziere della Scozia mostrano bene che s'ingannavan coloro che proscriveano i romanzi indistintamente._ _Questa voce romanzo, che suonava nella sua origine, scritto leggiadro e sensibile degenerata pe' mali scrittori in significato di sentimentale esagerazione divenne sotto WALTER SCOTT quello di descrizione vera e caratteristica delle comuni passioni, ed ecco la cagione unica dell'incontro che ebbero le opere di questo scrittore._ _Varii sono i buoni romanzi, pochi i mediocri; ma niuno ve ne ha che esser possa come romanzo anteposto a quelli di cui ora siamo per dare la completa edizione._ _Modellò WALTER SCOTT i suoi personaggi dalla natura medesima; le loro avventure suonano tutte del naturale andamento delle loro operazioni, le loro angustie sono le vere figlie delle passioni, onde sono commentati, i piaceri; le pene, le traversie, le ansietà vestono tutte il vero carattere della natura, ed ogni lettore è costretto a dire, io pure in pari caso avrei fatto lo stesso; se in qualche parte si discostò dalla storica verità è questa una licenza ad ogni poeta permessa, molto più al romanziere._ _Ma la verità de' caratteri, la viva pittura delle passioni, la naturalezza degli avvenimenti tutto costituisce questo autore pel primo nel suo genere, e forse per l'ultimo, giacchè può agl'ingegni peregrini ed originali applicarci quel celebre detto del Ghibellino._ Natura il fece e poi ruppe la stampa. _Affidati a questa opinione ci siamo prefissi di dare un'edizione completa delle opere dell'autore medesimo da colta penna in italiano tradotte, avvisandoci non senza ragione che ci sapranno i nostri compatriotti buon grado di aver loro facilitato la lettura di opere che portano al tempo stesso ad appagare lo spirito e il cuore._ LA PROMESSA SPOSA DI LAMMERMOOR CAPITOLO PRIMO. " Sol per metade trionfossi. -- A terra " Cadde il nemico, è ver; ma più feroce, " Se di risorger dalla polve il destro " Gli concediam, rinoverà l'assalto. " _Shakespeare._ In una gola delle montagne che fiancheggiano le fertili pianure del Lothian orientale, innalzavasi nell'età scorsa un ragguardevole castello, del quale oggidì non si scorgono che le rovine, ed è chiamato Ravenswood; nome che era pur quello della famiglia de' proprietarj del luogo, antichissimi e bellicosi, e un dì possenti baroni, congiunti per parentela ai Douglas, agli Hume, agli Swinton, agli Hays, e alle famiglie più distinte di quelle vicinanze. La storia de' ridetti baroni e delle illustri lor geste, commemorata negli Annali della Scozia, si confondea spesse volte colla storia medesima di questo reame. Il castello di Ravenswood tenea, e può dirsi quasi, signoreggiava una valle che disgiunge la contea di Berwick, o il paese di Merse, come chiamavasi un giorno la parte di Scozia situata a scilocco, ed il Lothian; onde essendo fra le piazze rilevanti in tempo così di guerre cogli stranieri, come di civili discordie, fu spesse volte soggetto a vigorosi assedj e ostinatamente difeso, per lo che assicurò una sede onorevole nella storia ai suoi possessori. Ma non essendovi in questo sublunare globo cosa che sia immune da cambiamenti, le proprie vicende ancora avea sofferte la casa di Ravenswood, che scese in singolar modo dall'antico splendore verso la metà del secolo decimosettimo; epoca di quella politica vicissitudine, per cui Giacomo II perdè il trono della Gran Brettagna. Allora l'ultimo proprietario del castello di Ravenswood si vide costretto ad alienare l'antica signoria de' suoi maggiori per ritirarsi in una solitaria torre, che, sorgendo sulla sterile costa situata fra Saint-Abs-Head e il villaggio di Eyemouth, dominava l'Oceano germanico, i cui flutti così sovente agitati dalle tempeste, andavano contro le mura di questa torre ad infrangersi. I dominj che ricigneano il nuovo soggiorno del Lord caduto in bassa fortuna, stavansi in alcuni pascoli di scadente qualità, ed era pur quanto di tutto l'avito patrimonio gli rimanea. Il ridetto lord non seppe piegar lo spirito alla cambiata sua condizione, e nella guerra civile del 1689, avendo parteggiato per la fazione più debole, benchè non venissero pronunziate contr'esso nè sentenza capitale, nè confiscazione di beni, fu però privato delle prerogative e de' titoli di nobiltà, onde, sol per un riguardo di cortesia, continuava a chiamarlo milord chi in colloquj col medesimo s'intertenea. S'ei non era l'erede de' possedimenti dei suoi maggiori, ne avea del certo mantenuto tutto l'orgoglio, e l'indole turbolenta; e nudriva mortale astio contra un certo tale da cui credea derivategli tutte le sventure di sua famiglia. Era questi l'uomo medesimo divenuto in quei giorni proprietario del castello di Ravenswood e delle sue pertenenze, che il vero rappresentante della famiglia Ravenswood dovè, costretto dal bisogno, cedere ad altri. Il novello possessore non contando aviti fasti, quanti i possessori antichi potean vantarne, dovea solamente alle ultime guerre civili la propria fortuna e la prevalenza di cui nelle cose dello Stato godea. Incamminatosi nella via forense sin dalla prima giovinezza, s'innalzò ad eminenti cariche nella magistratura, e avea fama d'uom tale che sapesse pescare assai bene in acqua torbida profittando delle fazioni che teneano il regno in trambusto; nella qual cosa potea meglio riuscire in un paese, come la Scozia, posto sotto il governo di una autorità delegata. Gli si attribuiva parimente tutta l'accortezza necessaria ad ammassare considerabili ricchezze in mezzo alle rovine degli altri, e ad aumentare per tutte le possibili vie il nuovo retaggio di cui sapeva apprezzar l'importanza, e valersene per dilatare l'acquistata preponderanza politica. Un personaggio fornito di tali abilità, a cui non mancavano vie per porle in opera, era un formidabil nemico per un uomo impetuoso e imprudente qual mostravasi Ravenswood. Se avesse, o no, prestati legittimi motivi ad una tal nimistà, era un punto tuttavia contestato. Chi sostenea che la mala intelligenza tra esso e l'antico padrone del feudo avesse per sola cagione l'animo vendicativo e astioso dello stesso Ravenswood, il quale non sapesse comportare che i dominj e il castello de' suoi maggiori fossero passati fra le mani d'un altro, benchè, i fautori di tale opinione aggiugneano, una vendita giusta e legittima avesse dato luogo a tal cambiamento di possessori. Ma la maggior parte del pubblico, composta di gente altrettanto proclive a denigrar la fama del ricco lontano, quanto ad adularlo presente, portava un giudizio assai più favorevole al vecchio Ravenswood. Dicevano che il lord Cancelliere (ser Guglielmo Asthon a questa distintissima dignità era pervenuto) diceano che il lord Cancelliere, prima di divenire assoluto padrone del dominio di Ravenswood, aveva avuto vistosi negozj d'interesse coll'antico feudatario; poi metteano in problema (ma all'orecchio un dell'altro, e non attentandosi a scioglierlo) a qual delle due parti, trattandosi di affari d'interesse tanto implicati, dovessero aver fruttato meglio i negozj, se all'abile politico e giureconsulto, cui inoltre la natura aveva fatto dono di un imperturbabile sangue freddo, o se all'uomo impetuoso e imprudente che parea nato fatto per correre a chius'occhi in quanti trabocchelli la malizia avesse stimato bene di preparargli. Lo stato de' pubblici affari rendeva anche meno inverisimili tali sospetti. _In illo tempore non erat rex super Israel._ Dopo che Giacomo VI per aggiugnere al suo capo la più ricca e potente corona dell'Inghilterra, avea in questo regno trasferita la sua dimora, si erano manifestate diverse opposte fazioni fra i primarj Nobili della Scozia, che a vicenda dominavano da sovrani il lor paese; e questa vicenda di sovranità dipendea dal buon esito delle sorde pratiche, or dall'uno, or dall'altro di loro adoperate presso la corte di S. James per farsi delegare l'autorità del monarca. I mali derivanti da un tale sistema di governo poteano assomigliarsi a quelli che affliggono i contadini d'Irlanda, coltivatori di fondi, ove non soggiornano i proprietarj, e soggetti quindi all'arbitrio d'interessati fattori. Laonde fra le persone a mano a mano depositarie dell'autorità generale, non se ne vedea mai una, i cui interessi colla popolazione le fossero comuni, o alla quale l'uomo oppresso da una tirannide subalterna potesse appellarsi per ottenere grazia, o giustizia. Comunque indolente e parziale a se stesso, comunque proclive ad atti arbitrarj possa dimostrarsi il principe in una temperata monarchia, i vantaggi di lui sono sì evidentemente collegati con quelli dei sudditi, e le sinistre conseguenze che deriverebbero da un abuso di autorità, sì chiare ed inevitabili, che non abbisogna di trascendente politica, o di straordinario ingegno per avvedersi, come un'eguale distribuzione della giustizia sia ad un tempo il più saldo sostegno del trono. Per tal motivo, quegli stessi principi che tirannicamente si comportarono e tutti i diritti arrogaronsi, generalmente parlando, furono rigidissimi nell'amministrar la giustizia, tutte le volte che o le private passioni, o la necessità di mantenersi in quella possanza, dal cammin retto non li distolsero. Ma altrimenti è la cosa là dove i poteri della sovranità vengono delegati al capo di una fazione aristocratica, che vede, nel capo della fazione opposta alla sua, un rivale sollecito ad ogn'istante d'impacciarlo e superarlo nell'arringo dell'ambizione. Quasi per necessità, questi adopera il tempo dei suoi labili e pericolosi godimenti a farsi partigiani, a dilatare la sua preponderanza, ad opprimere e mettere fuor di battaglia i nemici. Persino Aboul-Hassan[1], il più disinteressato di tutti i vicerè, non dimenticò, nel suo califfato di un giorno, d'inviare alla propria famiglia un donativo di mille piastre d'oro. Delle stesse vie per ricompensare i lor partigiani si valsero, nei tempi di cui favelliamo, i governanti della Scozia, debitori della propria possanza a quella della fazione alla quale servivano. [1] Quel tapino imbriaco delle Novelle Arabe, che il Califfo fece trasportare ne' proprj appartamenti, e a cui svegliandosi fu dato a credere starsi in lui tutta l'autorità dello Stato. Soprattutto l'amministrazione della giustizia da questa schifosa parzialità vedeasi viziata. Eravi appena un affare di qualche entità, nel definire il quale i giudici non sentissero il predominio di personali riguardi; e sapean sì poco resistere alla tentazione di far servire a questi riguardi i proprj impieghi, che a que' giorni correa, generalmente, quanto scandalosamente in proverbio _Dimmi chi move la lite, e io ti dirò chi ha ragione_. Questo genere di prevaricazione ne conduceva un altro d'indole ancora più odievole. Quel giudice, che in più circostanze, avea date prove di valersi della carica o per favorire un amico, o per nuocere ad un avversario, e che le sentenze fondava unicamente sulla base delle sue massime politiche e de' suoi vincoli di amicizia, o di parentela, potea, senza commettersi un giudizio troppo temerario, essere creduto non inaccessibile a motivi di un interesse più sordido; laonde si pensò che la borsa dell'uomo facoltoso, cadendo più d'una volta sulla bilancia della giustizia, facesse pesar meno le ragioni del povero, dalla nuda equità invigorite soltanto: e a questa opinione aggiugnevano fondamento i cherci del tempio di Temi, che al certo non mostravano faccia tosta a chi cercava corromperli. E sacchetti di danaro, e vasellami d'argento venivano spediti agl'impiegati regj a fine di ottenere le conclusioni che si desideravano, nè si avea tampoco il pudore, osserva uno scrittore contemporaneo, di coprire col velo del mistero pratiche così indegne. In simili tempi, non potea dirsi un mancare affatto alla carità il supporre che un uomo di Stato, vissuto sempre fra i tribunali, membro possente di una fazione vittoriosa, avesse immaginati e posti in uso diversi stratagemmi opportuni a sopraffare un avversario men abile e caduto in disgrazia. E que' medesimi ancora, i quali, giudicando più indulgentemente ser Guglielmo Asthon, ne avessero supposta la coscienza così timorata da sentire avversione a vantaggi venutigli per tal via, non si mostravano ritrosi a credere che l'ambizione del medesimo e la sete, in esso continua, di aumentare il suo credito e il suo patrimonio, trovassero fortissimi stimoli nelle giornaliere esortazioni di una moglie, indubitatamente meno scrupolosa di lui. Lady Asthon discendeva da una famiglia più distinta di quella del nostro lord Cancelliere, circostanza che ella non mai trascurò, all'uopo di mantenere e di accrescere il predominio del marito sugli altri, e il proprio sopra il marito; tal era almeno l'opinione generale, e, a quanto credesi, ben fondata. Cotesta donna, già stata bella, conservava tuttavia un portamento nobile e dignitoso. Avendo sortito e ingegno, e violente passioni dalla natura, imparò dall'esperienza a giovarsi di quello per nascondere queste, poichè moderare non le sapea. Scrupolosa e severa nell'osservare le forme, almeno esterne, della religione; splendida, ed anche ostentatamente, nell'adempire gli atti di ospitalità; con un tuono e modi gravi, nobilmente imponenti, e sottomessi alle più strette regole dell'etichetta, si conformava ai modelli più usitati in quei dì nella Scozia; e quanto alla fama del suo pudor matronale, nemmeno un alito di calunnia avea tentato appannarla. Pure, a malgrado di tante belle prerogative atte a conciliarle rispetto, rare volte parlavasi con sentimento d'affezione di lady Asthon. L'interesse per la sua famiglia, se non era per lei medesima, si manifestava con troppa evidenza qual motivo impellente delle sue azioni, perchè il pubblico, inclinato anzichè no a malignare, non se ne accorgesse, o si lasciasse abbagliare da esterne apparenze. Ognun vedeva, ognun capiva, che in tutti i complimenti, in mezzo agli atti della più gentile urbanità, la nostra matrona non si distogliea dal suo scopo più di quanto se ne distolga il falco che, adocchiata la preda, le va girando intorno pel vano dell'aere; d'onde avveniva che le persone eguali a lei ne riceveano le cortesie con un sentimento di esitazione confinante assai col sospetto, e gl'inferiori, non meno incerti de' primi, sentivano inoltre una tal quale impressione di timore; impressione utilissima per vero dire ai fini della Milady, siccome un mallevadore della compiacenza servile con cui queste persone sarebbero state pronte a secondarla nelle sue brame, o, a dir meglio, della implicita obbedienza che ad ogni suo comando avrebbero prestata. Ma questa impressione medesima ch'ella destava, le era sott'altro aspetto pregiudicevole, perchè inconciliabile co' sentimenti della stima e dell'amicizia. Lo stesso marito, sull'animo del quale per ingegno e accortezza ella si era acquistato tanto potere, la vedea un po' più, dicesi, coll'occhio di chi rispetta e paventa che di marito affezionato per tenerezza. Evvi pur taluno che pretende esservi stati certi momenti in cui gli sembrò che l'onore di un tal parentado, acquistato a prezzo di domestica schiavitù, fosse troppo caramente pagato. Questo però era meramente un sospetto, anche difficile da verificarsi, perchè lady Asthon, gelosa delle convenienze del marito, quanto delle proprie, non ignorava ch'egli avrebbe fatto cattiva comparsa agli occhi del pubblico col farsi vedere lo schiavo della moglie. Quindi in tutte le circostanze, citava l'opinione del consorte, siccome infallibile, e portava al giudizio di lui ogni appellazione, e lo ascoltava con quell'aria di deferenza addicevole ad una sommessa moglie verso un marito insigne per grado e carattere, qual si era il lord Cancelliere. Ma in mezzo a tutta questa armonia, eravi qualche cantino che sonava falso e scordato; onde a coloro che esaminavano la felice coppia con occhi più attenti, e fors'anche maligni, parea cosa chiara, che la moglie, altera per indole, superba della sua nascita, e nonostante divorata da una sete insaziabile di maggiore ingrandimento, guardasse il marito alquanto dall'alto al basso; e che nel marito maggiori dell'amore e dell'ammirazione fossero il timore e il rispetto verso la moglie. Nondimeno, lo scopo delle brame di ser Guglielmo e di lady Asthon essendo il medesimo, non mancavano di adoperarsi, di concerto, se affettuosamente non era, per giungervi, e di mostrarsi scambievolmente quei riguardi ch'entrambi vedeano necessarj a cattivarsi il rispetto del pubblico. Di molta prole che aveano avuta, rimaneano loro solamente tre figli. Il primogenito, nel tempo di cui scriviamo, viaggiava sul Continente. Veniva indi una giovine pervenuta al diciassettesimo anno, e per ultimo un giovinetto di quattordici anni, che rimanea co' suoi parenti a Edimburgo nel tempo dell'adunata del Parlamento e del Consiglio privato, e il resto dell'anno nel castello gotico di Ravenswood, che ser Guglielmo aveva arricchito di nuovi edifizj fabbricati secondo il gusto architettonico del secolo decimosettimo. Allano, lord Ravenswood, antico proprietario di questo antico edifizio e dei dominj considerabili che ne dipendeano, durò a lungo nel fare una inutile guerra al suo successore, traendolo a mano a mano con varie liti dinanzi a tutti i tribunali della Scozia, ove furono ventilati e tornati a ventilare tutti i punti di contestazione dipendenti dai lunghi e implicati negozj che le due parti avevano avuti insieme, e sempre giudicati, secondo il costume d'allora, a favore del litigante più ricco e più accreditato. La morte sola, citando al supremo di tutti quanti i tribunali lord Ravenswood, pose termine a tal sequela di liti. Aveva Allano trascorsa fra continue inquietudini la sua vita, quando improvvisamente ne ruppe il filo un impeto d'impotente furore, cui si abbandonò nell'udire il cattivo successo dell'ultima fra le liti mosse al suo potente avversario, raccomandata forse meglio ai principj di equità naturale, che ad un chiaro testo di legge. Il figlio unico di Allano Ravenswood accolse gli estremi aneliti del padre moribondo e gli ultimi accenti, che furono maledizioni mandate all'avversario, e quasi trasmesse qual legato di vendetta all'erede, in cui la sete di ottenerla (oltrechè questa passione può dirsi vizio dominante del carattere scozzese) da diverse altre circostanze venne aumentata. In una mattina di novembre, nell'ora in cui le rocce sovrastanti all'Oceano appaiono tuttavia di vapori folti coperte, le porte della vecchia torre cadente in rovina, ove lord Ravenswood avea passati gli ultimi anni della sua vita si spalancarono per dare uscita alle spoglie mortali del defunto, che venivano trasportate al luogo ultimo di lor dimora, dimora ancor più tetra e squallida dell'antica. Le pompe cui da tanto tempo era divenuto peregrino quel Lord nell'atto di congedarlo per sempre all'obblio, ricomparvero, ma a guisa di lampo. Un grande numero di bandiere, su cui stavano effigiate le armi e le imprese di quest'antica famiglia, e di tant'altre alle quali era congiunta di sangue, vedeansi dispiegate, e si seguivano in funebre processione passando sotto l'arco della porta che conducea fuor della torre. Tutta la Nobiltà del paese, imparentatasi da più secoli co' Ravenswood, vi si era assembrata per prestare gli estremi onori al defunto; vestiti di gramaglia e in lunga cavalcata, marciavano lentamente, siccome è l'uso in una cerimonia tanto solenne, e ne regolavano il passo i lenti e lugubri squilli delle trombe che di velo nero parimente eran coperte. Immensa folla d'abitanti dei dintorni, di ogni età e sesso, formavano il retroguardo, e sì lunga era la fila, che appena gli ultimi uscivano dalla porta della torre, quando i primi trovavansi all'ingresso della cappella, entro cui i defunti della casa di Ravenswood solevano esser sepolti. Contro l'uso, ed anche contro il testo della legge, stava a ricevere la comitiva un ecclesiastico inglese in cotta, e preparavasi a celebrare le esequie al defunto giusta il rito anglicano. Tale brama negli estremi del viver suo aveva manifestata lord Ravenswood, e la fazione de' Tori o Cavalieri, come ostentatamente nomavansi, composta in gran parte di amici e partigiani del Lord, erasi di tutto buon grado prestata a secondarla, anche per fare uno sfregio alla parte degli antagonisti. Ma la Chiesa presbiteriana avvertita della cerimonia che stava per celebrarsi, e riguardandola come insulto alla propria autorità, si era volta al lord cancelliere perchè a ciò mettesse l'ostacolo d'un suo comando. Laonde, quando il prete apriva il suo rituale, un ufiziale di giustizia seguito da alcuni armigeri gl'intimò la proibizione di procedere oltre. Il quale insulto commosse ad indegnazione tutta quella assemblea, e soprattutto il figlio del defunto, Edgardo, giovine di circa venti anni, comunemente nomato il Sere di Ravenswood. Portata la mano all'elsa della sciabola, disse all'ecclesiastico di continuare ad ufiziare senza scompigliarsi, e al messo della Giustizia di badar bene che non gli tornasse una seconda volta il prurito d'interrompere quella funzione. Volea insister l'altro adducendo l'obbligazione sua di adempiere gli ordini ricevuti; ma cento sciabole che, sguainate nel medesimo tempo gli scintillarono agli occhi, lo fecero accorto della necessità di limitare ogni suo atto ad una protesta contro l'atto di violenza, per cui gli era impedito eseguire le proprie incumbenze; e rimase spettatore della cerimonia funebre che era venuto quivi per disturbare; ma il contegno cupo e minaccevole che egli mantenne, sembrava dire: " incauti, maledirete il giorno che usaste meco in tal guisa! " Perchè questa scena non ebbe ella il pennello di un abile artista che la ritraesse? Sotto le volte di quella casa della morte, il prete spaventato dallo spettacolo che gli stava dinanzi gli occhi, e tremebondo per la propria sicurezza, leggeva, in fretta e di mala voglia, le solenni preci della Chiesa. Schierati intorno di esso e silenziosi i parenti del morto, davano a divedere più disdegno che duolo, e quelle loro sciabole sollevate faceano un bizzarro chiaroscuro alle gramaglie che le coprivano. Unicamente ne' lineamenti del giovane scorgeasi che il risentimento cedeva alcun poco all'intenso affanno di vedere il più prossimo di tutti i congiunti, quasi il solo degli amici che avesse, in atto di entrar nella tomba de' suoi maggiori. Anzi un de' parenti lo vide impallidire oltre misura, quando finita la cerimonia, fu ora di calar entro la fossa la bara, di cui Edgardo, come più prossimo consanguineo, dovea sostenere un canto, giusta l'uso che prevalea nella Scozia. Avvicinatosi al giovane questo parente, gli si offerse per adempiere invece di lui un uffizio così penoso e lagrimevole. Ma con un tacito gesto avendolo Ravenswood ringraziato, compì con fermezza l'estremo dovere che il filial rispetto imponeagli. Collocata sul sepolcro la lapide, venne chiusa la porta della mortuaria cappella, e consegnatane la pesante chiave ad Edgardo. Nell'uscirne questi, si fermò sui gradini, volgendo tali detti agli amici: " Signori, voi avete tributati gli ultimi ufizj al morto vostro parente in una guisa poco ordinaria. Que' funebri onori che in tutti gli altri paesi concedonsi al più oscuro fra i cittadini, sarebbero stati negati quest'oggi al cadavere del vostro congiunto, non uscito certamente da una delle ultime famiglie scozzesi, se il vostro coraggio non gli avesse al medesimo assicurati. Gli altri seppelliscono i loro morti in un silenzio rispettoso, e nei loro volti scorgonsi soltanto il cordoglio e le lagrime; noi invece, noi abbiamo veduto i nostri funerei riti disturbati dalla presenza degli ufiziali di giustizia e della forza armata. Il dolore che dovevamo alla memoria del personaggio compianto, ha fatto luogo al sentimento di un giusto sdegno. Ma io so bene da qual turcasso venne la freccia che ne ha trafitti. L'uomo solo che scavò la tomba a mio padre, ha potuto volerne disturbare le esequie; e Dio mi gastighi, se io non vendico, sopra questo uomo e sopra la sua casa, le persecuzioni e le calamità che sopra la mia famiglia ha condotte! " La maggior parte de' circostanti applaudirono questo discorso, come la verace espressione di un giusto risentimento; ma alcuni altri di più fredda indole, e più avvezzi a calcolare, si dolsero perfino che l'erede di Ravenswood avesse parlato in tal guisa. Essendo egli troppo debole per affrontare palesemente ser Guglielmo, temettero che tali inconsiderate parole cambiassero il segreto rancore del secondo in un'aperta nimistà. Ciò nonostante gli effetti, almeno immediati, non giustificarono i lor timori. Tornò alla torre il corteggio, per bere copiosamente ad onore del morto; costume sol da poco in qua abolito nella Scozia. La casa del dolore divenne teatro di gioie convivali, e rintronò dello strepito dell'ebbrezza per ogni banda; laonde l'erede dell'uomo le cui ceneri si onoravano in modo sì stravagante, spese a ciò oltre a due anni di rendita del suo misero patrimonio. Ma tale era l'uso; e il non uniformarvisi sarebbe stato un contrassegno di poco rispetto alla memoria del defunto, e di poco riguardo agli amici che gli sopravvivevano. Erasi adunque apparecchiato un banchetto splendido più di quanto lo comportasse lo stato del nuovo rappresentante dei Ravenswood. Dispensavasi senza parsimonia il vino sulla mensa, che nel salone della torre fu imbandita pei parenti e per gli amici del morto. L'_ala_ e il _porter_ si traccanavano in cucina dai contadini del fondo; intanto che in mezzo al cortile sgorgava dalle botti la mezza birra per contentare il rimanente del volgo. Non andò guari che tutte quelle teste entrarono in effervescenza, tranne quella del Sere di Ravenswood, che così persistevasi a nominarlo ad onta del decreto che come reo di Stato digradò il padre suo. Avendo egli solo serbata la calma della ragione, inumidiva appena il labbro alla tazza del convito nel passarla in giro agli altri che la votavano e riempievano prestamente, pronunziando mille imprecazioni contra il lord Cancelliere, e mille proteste di affezione al giovine Sere e alla sua famiglia. Egli le ascoltò taciturno e con cupo e pensieroso contegno, riguardandole giudiziosamente come figlie dell'entusiasmo, nè fatte per durare più lungamente di quelle leggieri bolle che s'innalzano all'orlo del nappo, quando vi si versa un liquore spiritoso, o permanenti tutt'al più quanto il fervor delle menti che i fumi del vino aveano prodotto. Votato l'ultimo fiasco, i convitati salutarono il nuovo proprietario della torre, rinovandogli vive proteste d'amicizia che alla domane avrebbero dimenticate: se pur non vi fu taluno tra coloro che ne largheggiarono, il quale trovasse necessario alla propria sicurezza il ritrattarle in solennissima forma il dì successivo. Ravenswood, dopo aver ricevuti tali congedi con un sentimento di sprezzo che potè appena nascondere, vide finalmente la sua torre liberata da questa turba di ospiti, la maggior parte allettati dalla speranza d'un buon banchetto, anzichè da desiderio di dar prova del loro riguardo verso il defunto, e ritornando nel salone del convito, gli parve doppiamente deserto, a motivo del silenzio che era succeduto al tumulto regnatovi fino allora. Ma si empiè invece di fantasmi che l'immaginazione di Ravenswood non fu tarda a crearsi. Lo splendore della casa, offuscato dalla sentenza disonorante di cui favellammo poc'anzi, un retaggio splendido altre volte, or ridotto al nulla, tante belle speranze distrutte; il trionfo della famiglia che aveva perduta quella dei Ravenswood: tutto ciò doveva offerire un vasto campo di meditazioni ad una mente cogitabonda, e per natura disposta alla tetraggine; e di fatto il nostro giovane si abbandonò a queste meditazioni tanto più facilmente, perchè non v'erano oggetti che nol potesser distogliere. Stanno tuttavia le rovine di questa torre in sulla cima della roccia, cui fanno continua ed impotente guerra l'onde del mare, e diventa ora soltanto abitazione della civetta e del mergo; e il contadino additandole ai passeggieri, narra che in quella notte fatale il sere di Ravenswood, vinto dalla disperazione evocò qualche spirito maligno, il cui pernicioso influsso regolò il rimanente corso della vita di questo infelice. Ma oimè! qual maligno spirito è più da temersi delle nostre passioni, se incautamente ad esse ci abbandoniamo? CAPITOLO II. " Se nel tirare a segno è sì perfetto, " All'erta! disse il Re. Non me la sento " D'aspettar che gli venga un dì il talento " Di far bersaglio ai dardi il nostro petto. " _William Bell._ Nella mattina successiva, l'ufiziale di giustizia, di cui vedemmo essere tornata vana l'autorità per impedire la celebrazione de' funerali, si trasferì, senza perder tempo, alla casa del lord Cancelliere per ragguagliarlo de' motivi, pe' quali egli non potè eseguire la commissione statagli affidata. In quell'ora, il nostro uomo di Stato era nella vasta sala che servì un giorno ai conviti nel castello di Ravenswood, e divenutane, sotto il nuovo proprietario, biblioteca. Gli stemmi feudali dell'antico signore vedeansi tuttavia scolpiti sulla soffitta e sui fregi di essa, che erano di castagno di Spagna, e dipinti sulle lastre delle finestre, per traverso alle quali il sole levandosi vibrava i raggi contro i lunghi ordini delle assi della scanzia che inarcavansi sotto il peso delle collezioni di codici e di comenti intorno alle leggi; a questi si univano alcune storie scritte per mano di frati; e consisteva in esse la parte più copiosa e apprezzata della biblioteca di uno storico scozzese: sulla grande tavola a cui stava seduto scorgeasi un affastellato miscuglio di lettere, di istanze, di rapporti, nell'esame de' quali le delizie e le molestie della vita di ser Guglielmo Asthon erano poste. Di grave ed anche nobile fisonomia, avea contegno quale addicevasi ad uomo insignito di una fra le più rilevanti cariche dello Stato, talchè i suoi difetti a primo aspetto non apparivano. Facea mestieri ad un estraneo l'avere seco lui un colloquio, e lungo, ed intrinseco, e sopra argomenti incalzanti che immediatamente ferissero personali interessi, per discoprire quanto ei fosse vacillante ed incerto nelle sue deliberazioni, irresoluto nelle massime: quanto pauroso sempre di mancar di prudenza e riguardi: quanto dissimulato per principio d'orgoglio, ed anche di politica, perchè sapendo in propria coscienza come si lasciasse spesse volte vincere da motivi che non dovrebbero essere ad un magistrato di verun peso, avea continuo timore che gli altri se ne accorgessero. Ascoltò, dando a dividere il massimo sangue freddo, l'esagerata narrazione che il messo di giudicatura gli fece sulla scena accaduta in ordine alle esequie di lord Ravenswood e al disprezzo che mostrato erasi per l'autorità del gran Cancelliere, e per quella della Chiesa e dello Stato. Ma non parve che molto il commovesse un tale racconto, e nemmeno, comunque con tutta fedeltà ripetute, le espressioni ingiuriose e minaccevoli contro la persona del gran Cancelliere, usate dal giovine Edgardo e da alcuni amici di questo. Serbò la medesima tranquillità, quando questo ministro gli ridisse tutto ciò che avea potuto raccogliere sulla natura de' brindisi fatti durante il convito, e de' patti di lega che lo terminarono. Ciò non pertanto notò esattamente tutte le ascoltate cose, non dimenticando farsi indicare i nomi di tutti coloro che avrebbero potuto utilmente essere citati per testimonj, sempre che egli avesse trovato opportuno il tener dietro a questa bisogna. Rimandò poscia il delatore, rimanendo pago in suo animo di trovarsi fin d'allora padrone e del poco retaggio che restava al giovine Ravenswood, e, all'uopo, della libertà del medesimo. Partito costui, il lord Cancelliere si stette per alcuni istanti immerso in profonde meditazioni. Levandosi poi d'improvviso, incominciò a far grandi passi lungo la sala com'uomo in procinto di prendere serie risoluzioni. " Il giovine Ravenswood è mio! finalmente egli disse: è mio! mi si è dato fra le mani, e converrà che il ramo pieghi, o si rompa. Oh! non ho mica dimenticato con quale ostinazione ferma e continua il padre di costui mi abbia disputato palmo a palmo il terreno dinanzi a tutti i tribunali di Scozia. Non ho mica dimenticato con quale arroganza disdegnò tutti i partiti d'accomodamento che gli feci, o come tentasse di rovinarmi nella riputazione, quando vide che, in via giuridica, io stava dietro a una torre. Questo figlio rimasto dopo di lui, questo giovine Edgardo, questo pazzo insensato ha fatto naufragio prima di uscire del porto. Convien dunque impedire che qualche ritorno di grosso fiotto non lo aiuti a rimettersi in mare. Sì; la scenetta accaduta, purchè la si dipinga come va agli occhi del Consiglio privato, può essere definita un atto di sommossa, di vera ribellione contro le autorità civili ed ecclesiastiche. Può multarsi con forte ammenda chi ne è stato il capo; vi è anche luogo a farlo custodire nella rocca di Edimburgo, o nel castello di Blackness. Chi sa che sopra qualcuna delle espressioni sfuggitegli non si potesse anche fondare un'accusa di alto tradimento?...... Però, Dio mi guardi dallo spingere le cose sì in là! No, non ne farò nulla; voglio rispettare i suoi giorni, quando anche fossero nelle mie mani......... ma, pensiamoci anche un momento; s'egli vive, e se gli affari pubblici prendessero mai un andamento diverso, che cosa succederebbe? Non potrei io trovarmi alla necessità di restituire..... o fors'anche essere vittima della sua vendetta? Già so che il vecchio Ravenswood era giunto a farsi promettere protezione dal marchese di Athol; ed ecco adesso il figlio, che, solo e con quella tenuissima prevalenza che ha, cerca suscitarmi contro una fazione. Oh! non v'ha dubbio; se costui vivesse sarebbe uno stromento opportunissimo nelle mani di coloro che vorrebbero un cambiamento politico di amministrazione. " Agitato da queste idee il politico mestatore, e cercando persuadere a se stesso che era necessario alla propria sicurezza e a quella de' suoi amici l'approfittarsi, per perdere il giovine Ravenswood, dell'occasione dallo stesso giovine somministratagli, corse al suo studio, e si accinse a comporre il rapporto con cui doveano essere notificati al Consiglio tutti gl'inconvenienti accaduti alle esequie di lord Ravenswood. Ei sapea che il fatto di sua natura accenderebbe di sdegno i suoi colleghi nel Consiglio, e sperava che essendo odiosi ai medesimi anche i nomi degli altri colpevoli, si sarebbero risoluti a dare un esempio sul figlio del morto Ravenswood, almeno _in terrorem_. Gli era d'uopo ciò non pertanto usar di molta accortezza nella scelta delle espressioni, affinchè la reità degli accusati apparisse con evidenza agli occhi di ognuno, senza che paresse il suo rapporto una formale denunzia; la qual cosa potea rendere sospette ed odiose le asserzioni di ser Guglielmo Asthon, antico antagonista del padre di Edgardo. Intanto che in questo suo componimento s'infervorava cercando accuratamente i termini più acconci a diffamare, salvo le indicate cautele, il povero Edgardo gli accadde, nel meditare una frase, di alzare gli occhi verso gli stemmi della famiglia, contro l'erede della quale stava allora arrotando il ferro della legge. Già abbiam detto poc'anzi che questi stemmi erano scolpiti in molte parti della soffitta di quella sala. Presentavano essi una testa di bue nero colla impresa: _Aspetto il momento_. Il motivo per cui la famiglia di Ravenswood adottò questa impresa è singolare sì, che merita quivi esser narrato, anche per la corrispondenza direttissima che esso aveva colle attuali meditazioni del lord Cancelliere. Una tradizione generalmente ammessa volea che un certo Malisio di Ravenswood, a cui un possente usurpatore avea tolto il castello e i dominj, fosse stato costretto per qualche tempo a lasciargli godere in pace i frutti del suo ladroneccio. Finalmente, un giorno in cui il padrone intruso doveva celebrare splendida festa entro il castello, Ravenswood trovò modo d'introdurvisi con un picciolo drappello di amici valorosi e fedeli, cosa riuscitagli tanto più agevole attesa la confusione che regnava allora per ogni banda. Tardando le vivande a comparir sulla mensa, l'usurpatore ne rimproverò i servi ordinando che s'imbandisse sull'istante: " Aspetto il momento " sclamò Ravenswood mescolatosi coi convitati, e nel momento medesimo gettò sulla tavola una testa di bue nero, simbolo di morte a que' giorni tra gli Scozzesi. Essendo queste parole il segnale inteso tra i congiurati, sguainò ciascun d'essi le sciabole, e uccisi e l'usurpatore, e tutti coloro che ne vollero prendere la difesa, restituirono l'antico possessore ne' suoi dominj. O fossevi in questo avvenimento, allora notissimo, e spesse volte ripetuto, qualche cosa che metteva in agitazione la coscienza di ser Guglielmo, o per qual altra ragione non sapremmo assegnare, certamente ei si alzò d'improvviso, e chiuso accuratamente nella sua cartella e quel poco di scritto che avea composto, e le note che preso avea poco prima, uscì della biblioteca con intenzione di passeggiare, come uomo che volesse nuovamente raccogliere le idee, e meditare sulle conseguenze dell'atto che divisava, per non dover poi pentirsene troppo tardi. Attraversando una grande anticamera, ser Guglielmo Asthon udì i tuoni del liuto che la figlia di lui arpeggiava. L'armonia ne produce doppio diletto e un sentimento misto di sorpresa, tutte le volte che la persona per opera di cui si fa udire, non è ai nostri occhi visibile; e ne rimembra allora il concento degli augelletti nascosti fra i rami di folta boscaglia. Comunque il cancelliere non fosse avvezzo ad aprire il cuore a commozioni così semplici e naturali, era però uomo e padre; onde si fermò ascoltando la figlia sua che adattava collo stromento e colla voce alla musica di una antica ballata le seguenti parole: " Ad inviti lusinghieri Cedi parco e con cautela. Temi il tosco che si cela Entro il nappo de' piaceri. Quando i re snudan lo stocco Resta in casa, fa l'allocco. Come tuoi, gli altrui contenti Mira in pace, e di lor godi. Periglioso suon di lodi La ragion non t'addormenti. Di timor scarso e d'affanni, Sfida allor la morte e gli anni. " Appena la figlia del lord Cancelliere si stette dal canto, egli entrò nella stanza della medesima. Le parole che ella avea scelte sembravano fatte all'uopo di dipingere l'indole stessa della cantante; perchè i lineamenti di Lucia Asthon, vezzosi, ma alquanto infantili, erano i più convenevoli ad esprimere la pace dell'animo, la serenità e l'indifferenza ai vani piaceri delle società rumorose. I suoi capelli di un bel color biondo, vedeansi bipartiti sopra una fronte splendida per bianchezza; e tutte le esterne forme della donzella indicavano soavità e straordinaria timidezza, che somme erano in lei. L'avvenenza di lei apparteneva a quella onde ammiriamo le Madonne di Rafaello; e le qualità morali da noi indicate le derivavano forse da gracil salute e dall'uso di convivere con persone di indole altera, imperiosa, e soggette ad impeti che ella era ben lontana dal provare in se stessa. Non quindi credasi che la passiva tranquillità di Lucia fosse l'effetto di un'anima indifferente, o sorda alle voci della passione. Lucia Asthon avea non so che di romanzesco nelle sue inclinazioni e nei suoi sentimenti; onde secondandone l'impulso, dilettavasi di leggere in segreto quelle antiche storie cavalleresche, ove trovansi così luminosi esempli d'inalterabile affetto e di servitù prestata senza limiti all'amore; nè di tali studj la faceano schifa le inverisimiglianze e gli avvenimenti soprannaturali di cui cotesti racconti si veggono sparsi, e può dirsi che la immaginazione della giovine fabbricava castelli in aria in mezzo ai dominj della magia. Ma solamente in segreto, il dicemmo, abbandonavasi a tal sua inclinazione favorita; ed ora nella solitudine del suo appartamento, ora nel silenzio d'ameno boschetto, che ella chiamava il suo giardino, distribuiva premj al vincitor di un torneo, animava coll'influsso de' suoi sguardi i combattenti, errava in compagnia di Una per mezzo ai deserti, e credeva essere ella in persona la ingenua e nobil Miranda nell'isola delle Maraviglie o degl'Incanti. Ma nelle sue corrispondenze reali col nostro mondo, Lucia riceveva facilmente gli impulsi dal premeditato volere di quelli che le stavano intorno: indifferente per lo più all'alternativa delle cose, non nasceva in lei nemmen l'idea di resistere. Nè spiacevale di trovare nell'opinione dei suoi genitori, un motivo per risolversi; motivo che forse avrebbe cercato invano nel proprio cuore. Ciascuno de' nostri leggitori può avere osservato, in qualche famiglia di sua conoscenza, alcuna di tali persone, mansuete e pieghevoli per indole, che trovandosi fra individui d'indole inflessibile ed impetuosa, si lasciano condurre dalla volontà altrui, non pensando ad opporsi, più del fiore alla corrente ove è caduto. Accade per l'ordinario che le persone fornite d'indole cotanto docile ed arrendevole, e avvezze a seguire senza querelarsi il cammino che viene loro additato, si acquistino la tenerezza di coloro cui mostrano sagrificare le proprie inclinazioni, benchè tal sagrifizio non costi ad esse nè molestia, nè sforzo. Tanto rispetto a Lucia Asthon era avvenuto. Il padre di lei, ad onta della sua politica, della sua prudenza, e de' suoi fini affatto mondani, provava per essa un affetto cotanto forte, che, quasi per sorpresa, eccitavagli straordinarie commozioni nell'animo. Il fratello primogenito che nel correre le vie dell'ambizione si prefiggea mire ancor più orgogliose che il padre suo, amava parimente con tenerezza la propria sorella; e benchè militare e dedito a secondar tutte le proprie passioni, la anteponeva all'uopo ai passatempi, alle cure del fasto, agli onori. Anche il più giovine dei fratelli, benchè in quella età non avesse volto l'animo che ad inezie fanciullesche, la volea confidente di ogni suo desiderio, di ogni sua angustia, de' suoi buoni successi nelle dispute che avea col suo mentore o cogli altri maestri; e Lucia dal canto suo ascoltava pazientemente, e mostrandone persin vaghezza, tutte queste particolarità, come se cose inconcludenti non fossero. Sapea di far piacere con tal contegno ad Enrico, e ciò bastava perchè ne provasse piacere ella stessa. La sola madre di Lucia non avea per essa quell'affetto singolare e dominante che tutti gli altri della famiglia davano a divedere. Ella riguardava la pusillanimità (che così la dicea) della figlia, come una prova del men nobile sangue del padre che nelle vene della medesima prevalea, usando nomarla per derisione la pastorella di Lammermoor. Parea nondimeno cosa impossibile il non sentire inclinazione verso una creatura così docile e manierosa; ma lady Asthon preferiva il primogenito, erede in gran parte dell'indole di lei ambiziosa ed altera, ad una figlia, la cui ineffabile piacevolezza, per picciolezza d'animo dall'ingiusta madre venia definita. Questa parzialità a favore del primogenito aveva ancora un'altra origine nel nome dell'avo materno, che gli era stato imposto contro l'uso delle grandi famiglie della Scozia. " Il mio Sholto, soleva dire costei, serberà senza macchia l'onore della famiglia materna e procurerà lustro a quella del padre; la povera Lucia non è fatta nè per la Corte, nè pel gran mondo; sarà ventura per lei, se le tocca in marito un gentiluomo campagnuolo, abbastanza ricco per non lasciarla mancare di cosa veruna, e che non le dia motivi di piangere, se non fosse per timor panico che lo sposo si rompesse il collo andando a caccia della volpe. Non con questi principj si è innalzata la nostra casa; non con questi può conservarsi nell'antico splendore e salire anche a maggiore altezza: la dignità del lord Cancelliere è cosa affatto nuova per mio marito; tanto più fa di mestieri il provare che questo peso a noi non par tale, che siamo degni d'un grado così sublime, e che sappiamo farne valere tutte le prerogative. Gli uomini s'inchinano per abito, per una specie di deferenza ereditaria innanzi ad un magistrato splendente per lunga serie di antenati; ma cammineranno colla testa alta passandoci da fianco, se non gli avvezziamo a prostrarsi. Una giovine nata per vivere in una fattoria di campagna, o in un chiostro, non è quanto vuolsi a riscotere un rispetto tributato con ripugnanza: e poi che il Cielo di tre figlie che avevamo, ci ha lasciata solamente Lucia, dovea infonderle un animo degno del posto che ella avrebbe potuto occupare in mezzo della società. Saran paghi i miei voti, se potrò vederla moglie di un uomo che non abbia nè più energia, nè più ambizione di lei. " Così ragionava una madre, ad avviso della quale le prerogative del cuore, e la speranza della felicità domestica de' suoi figli, erano un nulla a petto del grado e della grandezza cui poteano aspirare; ma simile in ciò a molt'altri genitori che aveano sortito dalla natura questo impetuoso ed impaziente carattere, ella s'ingannava nell'attribuire alla propria figlia il carattere di una estrema indifferenza. Lucia nudriva il germe di quelle passioni, che crescendo qualche volta in una notte, come la zucca del Profeta, ne rendono attoniti per la lor forza e vigoria subitanea. Quella specie di apatia che sembrava dominar nel cuore di questa giovane; derivava dal non essersi offerto ad essa alcun oggetto capace di inspirarle commozioni. In una guisa dolce e uniforme avea sino allora trascorsa la vita; e lei felice se questo placido corso non si fosse rassomigliato a quello di un fiume le cui acque, tranquille sulle prime, si precipitano spumeggianti dall'altezza di una cateratta insino al fondo di una voragine! " Dunque, mia cara Lucia, le disse il padre entrando nella stanza, quando ella ebbe terminato di cantare, il poeta filosofo che ha composti questi versi, v'insegna a disprezzare il mondo prima di averlo potuto conoscere? É troppo presto; ma forse voi non siete in ciò diversa dalla maggior parte delle giovinette che ostentano indifferenza pei piaceri del mondo, sintanto che qualche gentil cavaliere le invogli di parteciparne in sua compagnia. " La donzella, fattasi rossa, assicurò il padre di avere scelta a ventura quella canzone, nè potersene dedurre veruna conseguenza sul modo suo di pensare. Indi il padre avendole chiesto se volea secolui passeggiare, ella abbandonando lo stromento, si preparò a seguitarlo. Un grande parco ombreggiato da belle piante mostravasi su quella parte di montagna situata dietro al castello, che, giacente, come dicemmo, in una gola, parea quivi fabbricato, perchè ne fosse meglio munito l'ingresso. Quivi il padre e la figlia tenendosi per braccio, si diportavano lungo un bel viale d'olmi, i cui rami superni incrocicchiandosi scambievolmente, offerivano un rezzo sotto cui ripararsi dai raggi del sole, e d'onde era piacevole il vedere di tempo in tempo saltellar leggieri i caprioli e le damme. Le pesanti faccende giornaliere di ser Guglielmo Asthon non avendo scemato a' suoi occhi il vezzo delle bellezze della natura, ei stava additando alla figlia alcuni bei punti di vista che scorgeansi per mezzo alle brecce della boscaglia, allorquando li raggiunse il boscaiuolo, che coll'archibuso in sulla spalla, e tenendo un cane al guinzaglio, avviavasi ad un sentiero per cui si arrivava alla parte più folta della foresta. " Ebbene, Normanno, si volse ad esso il padrone, voi v'incamminate ora per procurare qualche buona salvaggina alla nostra mensa? " " Questo appunto era il mio disegno. Vostro Onore desidera di esser presente alla caccia? " " No, no " rispose ser Guglielmo dopo aver volta un'occhiata alla figlia, cui la sola idea di veder morto un capriuolo facea impallidire, e che nondimeno, se il padre le avesse mostrato desiderio di seguire Normanno, non avrebbe forse manifestato ripugnanza veruna. Il boscaiuolo fece un moto molto simile allo stringersi nelle spalle. " Là è davvero una cosa che scoraggia, il servir padroni che non amano di assistere alla caccia. Spero che il signor Sholto non tarderà a ritornare, e allora troverò con chi barattare parola; perchè, quanto al sig. Enrico, è ben vero che vorrebbe far la vita ne' boschi dalla mattina alla sera; ma gli stan sempre attorno con quel benedetto latino, sicchè può dirsi un giovine perduto; non diventerà mai quel che si dice un uomo. Oh! la cosa non andava così ai tempi del defunto lord Ravenswood; tutta la casa era sossopra quando si dovea ammazzare una damma; il Lord seguiva i cacciatori; atterrato l'animale, gli si presentava il coltello da caccia, e non dava mai meno d'un dollaro per ricompensa. Oh! in questo genere ha il suo gran merito anche Edgardo Ravenswood, quel che chiamano il sere di Ravenswood; sfido chi mi trovi il miglior cacciatore di lui nel paese, e povero quel cervo ch'ei si prefigge atterrare! Ma pur troppo da questa parte di montagna non si sa più che cosa sia caccia. " Nè l'argomento, nè lo stile di tale arringa erano fatti per dar gusto al lord Cancelliere; il quale dovette comprendere che il boscaiuolo quasi apertamente lo disprezzava, e gli facea un delitto di non dilettarsi della caccia; diletto che, in quei tempi e in quella contrada, consideravasi come naturale, e presso che indispensabile ad ogni vero gentiluomo. Ma il boscaiuolo in capo, essendo persona tenuta in certo conto, e godendo in tutti i castelli il privilegio di una tal qual franchezza di parlare, ser Guglielmo non fece altra cosa che sorridere rispondendo che in quel giorno dovea pensare ad affari, diversi assai dalla caccia. Nondimeno, traendo fuori la borsa, regalò a titolo d'incoraggiamento un dollaro al suo boscaiuolo. Lo scaltro, nel prenderlo, diè a divedere quell'aria con cui il cameriere d'un grande albergo riceve da un uom di provincia una mancia doppia di quella che avea sperato; vale a dire, con un sorriso in cui scorgeansi, la soddisfazione pel dono ricevuto, e il dileggio alla stupidezza del donatore. " Vostro Onore non sa il viver del mondo, gli disse; quando si è mai veduto pagare il servigio prima di averlo ricevuto? Come vi regolereste adesso se mi sfuggisse il cervo, dopo aver buscata la mancia? " " Suppongo, rispose sorridendo il Cancelliere, che non m'intendereste, e perderei il fiato, se volessi parlarvi della _conditio indebiti_. " " No, in coscienza che non intenderei; sarà, non ne dubito, qualche frase legale; ma Al mondo non v'è re, per quanto vaglia, Che sappia cavar sangue a una muraglia. Vostro Onore conosce il proverbio. Però io sarò giusto con voi, e se il fucile fa fuoco, e se la polvere è buona, vi porterò un pezzo di salvaggina che avrà il lardo alto due pollici sulle coste. " Intanto che il boscaiuolo si allontanava, il padrone lo richiamò, chiedendogli se veramente il sere di Ravenswood fosse così bravo e buon cacciatore come veniva decantato. " Se è bravo! rispose Normanno, non ve l'ho detto? Poi, ascoltatemi. Io era nel bosco di Tyningham, un dì che il vecchio lord Ravenswood andava alla caccia; avea fatto uscire un cervo di tre anni che egli credeva già sfinito, quando l'animale arrabbiato si rivoltò correndogli addosso, e l'avrebbe, penso, sventrato, se Edgardo, che compiva appena i sedici anni, non si fosse spinto avanti, e con un colpo del suo coltello da caccia tagliato il garetto alla bestia. " " Ma tira bene a segno, come odo che adopera bene il coltello? " " A una distanza di ottanta passi colpirebbe un dollaro posto fra il mio pollice e il mio indice, e per un marco d'oro mi prendo l'assunto di tenercelo contro. Che cosa si può pretendere di più, da un occhio e da una mano, dalla polvere e dalle palle? " " Sì, sì è molto; ma noi vi facciamo perdere il tempo; addio, buon Normanno. " Il boscaiuolo allora si addentrò nella foresta, sicchè ser Guglielmo e la figlia più nol vedevano, ma l'udivano a quando a quando cantare, con voce, forte da prima, e i cui suoni s'indebolivano a proporzione dell'allontanarsi, le seguenti ottave, cui forse altre ne vennero dopo, non giunte a nostra notizia. " Appena batte la claustral dïana, Povero fraticel sorgi dal letto, Ma vi resti il prïor; per lui campana, Per lui non v'è di regole precetto. Così, o spiri scilocco, o tramontana, Quand'odo il gallo, imbraccio il mio giubbetto, E corro alla campagna a più non posso; Ma il mio padrone dorme ancor di grosso. " Così soggetto alla medesma legge Vedi per gioghi carchi di spavento, Non men tapino del pastore il gregge, Cercar fra i rovi scarso cibo a stento; Ma un bel frascato del giardin protegge Dal raggio estivo e dal furor del vento La capriola che mertò favore Da lei che vinse il cor del mio signore. " " Che questo mariuolo (disse il lord Cancelliere, poichè la voce di Normanno non si faceva più udire) abbia servito la famiglia di Ravenswood? Alla premura con cui ne parla, si direbbe di sì. Tu, Lucia, dovresti saperlo, perchè non v'è contadino nelle vicinanze di cui tu non abbia voluto conoscer la storia, come se fossi obbligata da qualche legge di onore a cercarla. " " Non sono sì abile, quanto il pensate voi padre mio, nelle cronache del paese; credo però che Normanno in sua giovinezza abbia servito il vecchio Lord, e che dalla sua casa, siasi trasferito ad Edrington, donde il prendeste al vostro servigio. Se volete sapere maggiori particolarità, intorno ai Ravenswood, non potete volgervi meglio che alla vecchia Alisa. " " E che importa a me la storia di costoro? Ho forse io affari con questa gente? " " Vi dico ciò, padre mio, perchè poco anzi facevate interrogazioni a Normanno, intorno al giovine Ravenswood. " " Perchè non aveva altro da chiedergli, figlia mia. E chi è questa Alisa di cui mi parli? tu conosci tutte le vecchie del contado. " " Sicuramente, padre, che le conosco. Altrimenti, come potrei soccorrerle nei loro bisogni? Quanto poi ad Alisa ella è veramente la regina delle vecchie; non vi è leggenda, o storia del paese che questa donna non sappia a memoria. É cieca la povera creatura, ma quando vi parla, si direbbe che legge in fondo del vostro cuore. Standomi con essa, mi è accaduto spesse volte di voltarmi in là e nascondermi il viso, come se mi vedesse cambiar di colore, benchè orba come vi ho detto, e lo è da vent'anni. Voi dovreste farle meco una visita; non fosse altro che per poter dire che avete veduta una vecchia povera, cieca, paralitica, e che nondimeno ha il tuono, i modi, il linguaggio superiori al suo stato, e che debbono far maraviglia agli altri, come la producono in me, ogni qualvolta la vedo. Andiamo a trovare Alisa, padre mio; non siam lontani dalla sua capanna, che un quarto di miglio. " " Ma tu non rispondi alla mia interrogazione, Lucia; chi è questa donna, ti chiedo, e che razza d'affari ha coi Ravenswood? " " É quanto io non so. Credo abbia ricevuto il vitto in quella famiglia, e che, se rimane qui, sia perchè ha due nipoti al vostro servigio. Ma vi sta a suo dispetto, perchè la povera creatura sospira sempre i giorni che ha passati vicino ai suoi vecchi padroni. " " Gliene sono ben tanto obbligato! Mentre i suoi nipoti mangiano il mio pane, ella sospira una famiglia, che non potrebbe più essere di alcun vantaggio nè a lei, nè a chicchessia d'altri. " " Padre mio, voi fate ad Alisa un torto che ella non merita. Non la credeste già mercenaria; morirebbe di fame piuttosto che accettare un soldo per carità. É un poco ciarliera, come il sono, generalmente parlando, i vecchi quando si mettono a contare le storie della lor gioventù, e parla dei Ravenswood, perchè è vissuta lungo tempo nei lor poderi. Ma ella vi è grata, ne son certa, della vostra bontà, e s'interterrebbe più volentieri con voi che con qualunque altra persona. Venitela a vedere, padre mio, ve ne prego, veniteci. " E traendosi dietro il padre colla libertà propria ad una figlia che sa di essere molto amata, lo fece incamminar sul sentiero che alla capanna della vecchia Alisa guidava. CAPITOLO III. " Più vortici di fumo sovrastanti " Alle cime degli alberi conserti, " Fecero alfine accorti i vïandanti " D'uomini abitator di que' deserti. " _Spencer._ Lucia serviva di guida al padre, che ben ne avea d'uopo, perchè, tutto inteso alle sue meditazioni politiche, e alle cure della società, non sapea camminare pei proprj dominj, tanto più che i doveri del gran cancellierato lo teneano a Edimburgo la maggior parte dell'anno. Lucia invece, passava quivi le intere stati, e, o fosse inclinazione, o fosse perchè non avea meglio che farsi, non eravi in que' dintorni un viottolo, un'altura, una macchia che la donzella non conoscesse perfettamente. Dicemmo che agli occhi del lord Cancelliere non erano indifferenti le bellezze della natura, ma, per rendergli giustizia, dobbiamo aggiungere ch'ei le vedea con nuovo diletto, quando gli era spositrice nel contemplarle l'amabile Lucia, che appoggiandosi al braccio del padre, con soavi ed affettuosi modi, lo sollecitava ad ammirare, ora una quercia gigantesca che avea disfidato il poter de' secoli, or belle lontananze portate all'occhio da un foro aperto in linea retta per mezzo alla serie delle siepi che ricigneano i tortuosi viali di quelle specie di labirinti, or vaghe pianure, or ricchi poggi, talvolta il mare, che colle sue onde, allora tranquille, allo specchio d'un placido lago rassomigliava. Nel fermarsi a godere una di queste prospettive, Lucia avvertì il padre che mancavano appena due passi per giungere alla capanna della vecchia da lei protetta. Di fatto, tenendo un sentieruolo che girava attorno di una collinetta, giunsero in una capanna situata in oscura e profonda valle, e priva di luce come gli occhi di colei che vi soggiornava. Pendea al di sopra di questa capanna una discoscesa rupe, la cui sommità minacciava di seppellire, cadendo, sotto le proprie rovine il misero edifizio che sotto di essa ascondevasi. Fabbricate di terra ne erano le muraglie, e il tetto coperto di stoppia, trovavasi in tale stato che additava necessità d'istantanea riparazione. Solo una lieve colonna di fumo che saliva lungo l'altezza della roccia, dimostrava abitato quell'edifizio, e additava in uno l'economia prodotta da povertà di chi entro vi si riparava. Entro un orto cinto da una siepe di sambuco, che solo imperfettamente ne muniva l'ingresso, vedeasi la vecchia, seduta in poca distanza da alcuni alveari, da cui ritraeva i principali modi della sua sussistenza. Per quanto gravi disastri ella avesse sofferti, per quanto miserabile un tal soggiorno si dimostrasse, si scorgea subito al primo vedere questa singolar donna, che la forza degli anni, o delle sciagure, o l'indigenza e le infermità, non ne aveano invilito in guisa alcuna il coraggio. La trovarono seduta sopra uno scanno di legno, cui sovrastava un salice piangente di non ordinaria grandezza. La statura di lei alta e dignitosa, sol lievemente incurvavano gli anni. Vestita da contadina, osservavasi in questi abiti una singolare mondezza, ed erano aggiustati con tal qual gusto ed eleganza, rari a scorgersi per mezzo a quella classe di società. Ma soprattutto gli atteggiamenti della fisonomia di questa donna faceano impressione in quelli che la vedeano, costringendoli ad aver per essa quella deferenza e quel rispetto che la miseria del tugurio non ispirava, e che ella accoglieva con disinvoltura, come chi sente di meritare siffatto omaggio. Stata in altri tempi bella, fu però la sua bellezza piuttosto maschile che dilicata, nè tale da sopravanzare alla freschezza della gioventù. Ciò nulla meno da que' lineamenti credeasi scorgere mente assennata ed usa a meditare, e una non disdicevole alterezza, che, non meno delle sue vesti, dava a divedere come ella si giudicasse superiore alle persone colle quali era costretta a convivere. Parea fino incredibile, che un volto privo de' vantaggi che dagli occhi riceve, potesse avere un'espressione tanto significante; pur que' suoi occhi chiusi nulla presentavano che da lei allontanasse gli sguardi, e sarebbesi detta addormentata, se del contrario non avesse persuaso la vivacità dei lineamenti che la sembianza di lei animavano. Lucia dopo avere alzato il saliscendi che chiudeva la porta dell'orticello, si volse con questi detti alla vecchia: " mia buona Alisa, vi conduco mio padre che ha desiderato vedervi. " " Siate entrambi i ben venuti, miss Asthon! " rispose Alisa, voltasi per chinare il capo verso la banda ove la voce di Lucia indicavagli essere lo straniero. " Buona madre, questa mattinata è bella per le vostr'api, " le disse il Cancelliere, sorpreso dall'esterno di Alisa, e curioso di conoscere se a queste apparenze i discorsi di essa risponderebbero. " Lo credo anch'io, Milord, perchè l'aria mi sembra men rigida degli scorsi giorni. " " Ma voi non potete da voi medesima prendervi cura di questa picciola popolazione: come la governate voi? " " Come i re governano i loro sudditi; per via di delegati, e son capitata bene nello scegliere il mio primo ministro. " Nel medesimo tempo portò la mano ad uno zufoletto d'argento che le pendeva dal collo, strumento che anche in que' tempi adoperavasi a chiamare i servi; al qual segno uscì della capanna una giovinetta di circa quindici anni, vestita assai meglio di quanto avrebbe potuto aspettarsi, e non quindi forse con tutta quella aggiustatezza che sarebbesi scorta, se la padrona di lei avesse avuto l'uso de' proprj occhi. " Barbara, le disse la vecchia, porgete pane e mele a Milord, e a miss Asthon, e serviteli con prontezza e buona grazia; così mi perdoneranno più facilmente, se non posso offrir loro nulla di meglio. " Barbara eseguì il comando con tutta la gentilezza di cui sentivasi capace; e volgea i piedi e le gambe da una banda, intanto che la sua testa prendea una linea opposta per la curiosità nata in essa di guardar ben bene la faccia del Lord, più spesse volte rammemorato che veduto dai suoi vassalli. Il pane e il mele vennero collocati sopra piattelli di legno ben mondi, sicchè i due stranieri non disdegnarono gustarne. Il lord Cancelliere, seduto sempre sopra un tronco d'albero ove si era collocato arrivando, mostrava desiderio di prolungare il colloquio, ma non sapea troppo sopra quale argomento condurlo. " Certamente è molto tempo che voi abitate in questo paese? " Domandò egli alla vecchia dopo alcuni istanti di silenzio. " Sessant'anni circa, " rispose Alisa, la quale, comunque con modi urbani e rispettosi parlasse al Lord, sembrava risoluta a contenere il suo dialogo fra i limiti delle risposte indispensabili alle interrogazioni che le verrebbero fatte. " Giudicandone dal vostro accento, continuò ser Guglielmo, voi non siete qui nata? " " Nacqui in Inghilterra, Milord. " " E ciò nonostante sembrate affezzionata a questi luoghi, come se fossero la vostra patria. " " In questi luoghi, Milord, ho bevuta la tazza delle consolazioni e delle tristezze che il Cielo mi avea predestinate. Qui ho vissuto venti anni col più tenero e meritevole di tutti i mariti; qui son divenuta madre di sei fanciulli, che mi furono soavi oggetti di sollecitudine, qui gli ho veduti morire, un dopo l'altro. Le loro ceneri stanno in quella cappella diroccata che potete vedere là in fondo. Non ho avuta altra patria sintanto che vissero. Non voglio averne altra dopo la loro morte. " " Ma la vostra casa è in uno stato ben tristo, disse il lord Cancelliere volgendo gli occhi alla capanna. Darò i miei ordini perchè sia risarcita. " " Oh! fatelo, padre mio, esclamò Lucia; quanto ve ne sarò grata! " " Quella capanna durerà sempre più di me, mia cara miss Asthon, disse la vecchia cieca, onde sarebbe fatica perduta il ripararla. " " Ma io so che avete alloggiato meglio altra volta, soggiunse Lucia; so che siete vissuta nell'agiatezza; e in questa età, vedervi ridotta a passare i giorni entro quella miserabil casupola!....... " " Per me è abbastanza buona, miss Asthon. Se ho potuto resistere a tutti i patimenti che ho sofferti io, a tutti quelli che ho veduti soffrire dagli altri, è segno che il Cielo mi ha conceduto forza di spirito e di corpo, oltre a quanta si potrebbe supporne in me, giunta a questi anni. " " Voi avrete veduto grandi cambiamenti su questo mondo, disse ser Guglielmo, ma la vostra esperienza vi avrà insegnato a starci preparata. " " Mi ha insegnato a starci rassegnata, Milord. " " Vi avrà anche fatto comprendere che il volger degli anni conduce per necessità le mutazioni. " " Oh sì! come comprendo che quel tronco d'albero, sul quale, o vicino al quale, vi state ora, andrà un giorno in polvere, o per una cagione, o per l'altra. Io però sperava che le mie orecchie non avrebbero udita la caduta dell'antico albero, dalla cui ombra era protetta la mia dimora. " " Non mi spiace l'udirvi tributare alcuni sospiri alla famiglia che possedea questo dominio prima di me. Certamente, avrete avute ragioni per esserle affezionata, e rispetto tale espansione di gratitudine. Farò dunque riparare convenevolmente la vostra casa, e spero che quando ci conosceremo meglio, saremo amici. " " In questa mia età non si fanno più nuovi amici, Milord; nondimeno vi ringrazio della vostra bontà; non me ne dimenticherò. Ma non manco di nulla, e non accetto benefizj da nessuno. " " Spero almeno che non ricuserete di passar qui il rimanente de' vostri giorni senza pagarmi verun affitto. " " Lo spero anch'io, disse la vecchia; perchè questo entra nei patti della vendita che vi ha fatta lord Ravenswood, benchè una circostanza di sì lieve conto possa esservi uscita della memoria. " " Di fatto, disse il lord Cancelliere, un po' scompigliato, credo di ricordarmene. Ah! lo vedo bene, siete troppo affezionata ai vostri vecchi amici per voler avere alcuna obbligazione al lor successore. " " Se non accetto le vostre offerte, o Milord, non vi sono per questo men grata, e vorrei provarvi questa mia gratitudine in tutt'altro modo che colla necessità in cui mi trovo di dirvi alcune cose che non vi ho dette ancora. " Ser Guglielmo la guardò in aria attonita, ma senza interromperla. " Milord, continuò ella, pensate bene ai casi vostri, voi siete sull'orlo di un gran precipizio. " " Veramente? (sclamò il lord Cancelliere immaginandosi che la vecchia parlasse dello stato politico del paese). Avreste scoperto qualche cosa? Avreste udito discorrere di trame, di cospirazioni? " " No, Milord. Chi pensa a queste faccende, non chiama ne' suoi consigli i vecchi, i ciechi, o gl'infermi. Il suggerimento che devo darvi, è d'altra natura. Voi siete andato fuori dei limiti nella condotta che rispetto ai Ravenswood avete tenuta, o Milord: credetelo a me. Con questa famiglia, omai non potete avere bel giuoco, ed è sempre cosa pericolosa il cimentarsi cogli uomini dopo averli ridotti alla disperazione. " " Niente, niente! Disse ser Guglielmo: fra i Ravenswood e me ha deciso la legge, e se credono aver motivi di querelarsi contro di me, si volgano alla giustizia. " " Ma potrebbero pensare in un'altra maniera, e vedendo che questa giustizia non la possono ottenere, farsela da se medesimi. " " Che cosa intendete voi dire? sclamò il lord Cancelliere. Pensate forse il giovine Ravenswood capace di venire a qualche atto di personale violenza? " " Tolga Dio ch'io pensi così! egli è franco e leale. Non si contano di lui cose che gli facciano disonore. Egli è nobile e generoso, potrei aggiugnere; ma è sempre un Ravenswood, e potrebbe _aspettare e ritrovare l'istante_. Ricordatevi del destino di ser Giorgio Lockart[2]. " [2] Ser Giorgio Lockart, presidente del tribunale, fu nel 1689 ucciso con un colpo di pistola, nella strada High-Street in Edimburgo, da John Chiesley. L'uccisore venne trascinato ad un tale atto di vendetta dall'idea di essere stato trattato con ingiustizia da un decreto arbitrario del presidente, come lo confessò egli stesso, gloriandosi del commesso delitto. Preso, e giudicato dal prevosto di Edimburgo, soggiacque alla pena della forca, dopo essergli prima stata tagliata una mano, e costretto a tener nell'altra, durante l'esecuzione, la pistola, che fu strumento del suo misfatto. Tale avvenimento venne per lungo tempo citato come un clamoroso esempio di quanto i libri inglesi di giurisprudenza chiamano _perfervidum genium Scotorum_. Non potè starsi dall'abbrividire il lord Cancelliere in udendo citarsi questo tragico avvenimento; ma di ciò non potendo accorgersi la vecchia cieca, continuò il suo discorso sul tuono medesimo. " Chiesley che commise quell'atto di violenza, era parente di lord Ravenswood. Io lo udii in una sala del castello, ove voi attualmente abitate, manifestare alla presenza di più testimonj, la risoluzione di vendicarsi del Presidente, come lo fece in appresso. Non potei in quell'istante tacere, benchè nel mio grado non mi convenisse il parlare. Voi divisate un'abbominazione, gli dissi, una abbominazione di cui renderete conto il dì del giudizio. Non dimenticherò mai l'occhiata che egli mi volse in rispondere: -- ho anche altri conti da rendere, e gli unirò tutti insieme --. Con questo esempio adunque io posso ripetervi: guardatevi dal gravar troppo la mano sopra un uom disperato. Il sangue dei Chiesley scorre per le vene dei Ravenswood, e ne basta una stilla per accendere quello di Edgardo nello stato a cui l'avete condotto. Vel ripeto, pensate bene ai casi vostri. " La vecchia cieca, o il facesse avvisatamente, o a caso, avea toccata la corda a proposito per suscitare spavento nel lord Cancelliere. L'espediente infame e tenebroso dell'assassinio, sì famigliare altre volte ai baroni scozzesi, era stato adoperato frequentemente anche nel secolo corrispondente a questo racconto, e la sete della vendetta si era tanto impadronita degli animi, che avea scemato l'orrore di un tale delitto; la qual cosa ser Guglielmo Asthon non ignorava, intantochè la coscienza dicevagli aver egli cagionati troppi mali alla famiglia di Ravenswood, per dover tutto paventare da un giovine impetuoso, massimamente in un paese ove, parzialmente amministrandosi la giustizia, le vie legittime per ottenerla, alla parte offesa divenivano inutili. Si sforzava nondimeno per nascondere ad Alisa la tema che il comprendea, ma con sì poco buon esito, che la vecchia cieca non avea bisogno della sua accortezza per avvedersi della commozione in esso destatasi. Il suono della voce del gran Cancelliere era del tutto cambiato, allorchè le rispose, per pur rispondere qualche cosa, essere il sere di Ravenswood un uomo d'onore, e che per altra parte la punizione cui soggiacque Chiesley, poteva servire di avvertimento a chiunque sentisse la tentazione di erigersi da se medesimo in vendicatore d'ingiurie fantastiche. Dopo di che, surto in piedi prese per braccio la figlia ritirandosi senza aspettare risposta. CAPITOLO IV. " Sorte! al nemico mio dovrei la vita? " _Shakespeare._ Il lord Cancelliere camminò per circa un quarto di miglio senza articolare parola, e Lucia, timida per natura, ed educata in quelle idee di rispetto filiale, e d'assoluta obbedienza che instillate venivano a que' giorni negli animi della gioventù, non si facea lecito d'interrompere il corso delle meditazioni del padre. " Oh come sei pallida, o Lucia! " le disse volgendosi a lei d'improvviso. Seguendo sempre le idee di que' tempi che non permettevano ad una giovinetta il manifestare la propria opinione sopra una cosa di qualche entità, a meno che non le venisse richiesta, era obbligo di Lucia di non mostrarsi intesa del colloquio accaduto fra Alisa ed il padre; laonde diede per motivo della sua pallidezza il timore inspiratole da alcuni tori selvaggi che si vedeano in lontananza pascolare nel parco. Questi animali discendeano dalle antiche mandre selvagge che abitavano le caledonie foreste; e i Nobili scozzesi si faceano una legge d'onore di conservarne qualcuno ne' vasti lor parchi. Vive ancora chi può ricordarsi di averne veduti ne' tre principali castelli della Scozia, ad Hamilton, a Drumlanrick, e a Cumbernauld. Così per la statura, come per la forza aveano tralignato dalla primitiva razza, se dobbiamo giudicarlo dalle vecchie cronache e dagli ossami di questi animali, che andiamo tuttavia scoprendo, o nello scavare la terra, o nel seccar le paludi. Perduto avendo in molta parte gli onori della lor cornatura, erano piccioli, d'un bianco sucido, o per meglio dir giallopallido, con corna ed unghie nere. Aveano nondimeno ritenuto un non so che della ferocità degli animali loro progenitori, ed era impossibile l'addimesticarli affatto, perchè mostravano assoluta avversione alla stirpe umana; avversione spesse volte fatale a chi si accostava ad essi con poca cautela. Senza dubbio, per quest'ultimo motivo, ne fu decretato lo sterminio ne' tre ultimi asili che lor rimanevano; perchè altrimenti si sarebbero forse conservati, come degni abitanti delle foreste della Scozia, e vivi monumenti della antichità. Dicesi nondimeno che se ne trovino alcuni nel parco del castello di Chillingham, situato nella contea di Nortumberlandia, e spettante al conte di Tankarwille. " Alla vicinanza adunque di tre o quattro di questi animali, Lucia diede la colpa della commozione che aveano eccitata nel suo animo gli uditi discorsi. Ma in sostanza, ella non atterriva all'aspetto di quelle bestie, essendosi assuefatta da lungo tempo a vederne diportarsi nel parco. Oltrechè, l'educazione delle donzelle tal non era in que' giorni che ad ogni menoma occasione provassero palpitazioni di cuore e assalti convulsivi. Nondimeno non istette molto ad accorgersi che legittima in quell'istante sarebbe stata la ragion del temere. Non appena Lucia ebbe risposto in tal guisa al padre che incominciava già a motteggiarla per questa pusillanimità. Un di que' tori, o lo movesse il color di scarlatto delle vesti di miss Asthon, o forse per uno di quegl'impeti di feroce capriccio che assalgono talvolta cotesti animali, si disgiunse dal drappello de' suoi compagni che pascolavano in distanza considerabile, facendosi avanti come per iscoprire chi fossero que' temerarj che ardivano mostrarsi ne' suoi dominj. Camminò da prima lentamente, si fermava a quando a quando per muggire, buttava in su colle zampe davanti la terra, ne sterpava colle corna le pianticelle, quasi aizzando se stesso, e cercando di eccitarsi al furore. Il lord Cancelliere che avea considerate queste fazioni dell'animale e ne prevedea conseguenze pericolose, stretto sotto il proprio braccio quel della figlia, raddoppiò il passo per raggiungere un vicino boschetto, fra le piante del quale sperava trovare tal nascondiglio, che il toro non pensasse più ad essi. Ma a peggior partito non potea appigliarsi; perchè la bestia, fatta più ardita da questa dimostrazione di fuga, si diede ad inseguirli di gran galoppo; pericolo sì imminente, che avrebbe sconcertato il coraggio di un uomo anche più intrepido di ser Guglielmo. Pure, l'amor di padre essendo più forte in esso dello spavento, continuò a sostenere e a trarsi con se la figlia verso il boschetto; ma finalmente l'eccessivo spavento avendo tolta ogni forza a Lucia, cadde questa e rimase priva di moto ai piedi del padre. Non potendo più aiutare la figlia a fuggire, deliberò affrontare il pericolo, postosi coraggiosamente fra lei e l'infuriato animale, che già pochi passi era lontano da essi; ma oimè! il Cancelliere non era provveduto d'alcun'arma, perchè i suoi anni e l'indole grave e pacifica del suo ministerio lo dispensavano fin dal portare un coltello da caccia; che per tutt'altri, in que' giorni, sarebbe stata una specie di vergogna il non andarne muniti. La vita dunque di lui e quella forse anche della figlia pareano sul punto di essere sagrificate al furore del toro, quando una palla d'archibuso sparato nel boschetto, ove ser Guglielmo divisava cercar rifugio, arrestò in mezzo al suo correre l'animale, colpito con tanta giustezza fra la spina e il cranio, che mentre una ferita fattagli in qualunque altra parte del corpo ne avrebbe anzi stimolata la rabbia, questa gli diede morte istantanea. Fece ancora un salto in avanti, piuttosto per continuato effetto dell'antecedente slancio che per sua volontà; poi subito cadde morto, tre passi lontano dal lord Cancelliere, mandando un orribil muggito, e fra le convulsioni della agonia. Stava intanto Lucia stesa sul suolo priva di sensi, ed ignorando tuttavia il soccorso miracoloso sopraggiunto così a lei come a suo padre, stupefatto al punto di perderne i sensi egli stesso; tanto rapido si fu il passaggio dal timore di una morte crudele, e che parea inevitabile, alla certezza di essere egli e la diletta figlia salvati. Ei contemplava questo animale che, anche morto, inspirava terrore, con una specie di maraviglia muta e confusa, sì che nemmeno gli era permesso il discernere la serie delle cose in poco tempo avvenute; e avrebbe potuto supporre che un fulmine avesse atterrato il toro, se all'orlo del boschetto, e per traverso ai rami, non gli si fosse offerto un uomo armato di moschetto. La qual vista avendogli schiarito lo stato delle cose, volse immantinente uno sguardo alla figlia pensando alla necessità di procurarle immediati soccorsi. Chiamò l'uomo che avea veduto, e che credè essere una delle sue guardie, ordinandogli di vegliare alla sicurezza di miss Asthon, mentre andava egli stesso in traccia di quanto occorreva per far che prestamente ella si riavesse. Avvicinatosi il cacciatore, ser Guglielmo si accorse essere questi uno straniero; ma agitato ed inquieto come era, non avea tempo di fermarsi in considerazioni a tale proposito; e vedendo nello sconosciuto un giovine più vigoroso di lui, gli accennò una vicina fonte, pregandolo a trasportare in riva ad essa la donzella; e pronunziate in fretta le sole parole necessarie ad esprimere una tale preghiera, corse ver la capanna di Alisa colla speranza di trovarvi le cose che più abbisognavano in quel momento. Lo straniero sì opportunamente sopraggiunto, mostravasi disposto a non lasciare questa buona azione imperfetta; laonde rialzando Lucia, e presala fra le braccia, la portò per traverso al bosco, seguendo sentieri, giusta quanto appariva, ad esso notissimi, nè si fermò che dopo averla posta in sicuro sulla riva di una limpida fonte, detta la fontana della Sirena; fontana altra volta coperta da un bell'edifizio, ornato di tutti i fregi della gotica architettura, allora dai rottami di quest'edifizio sol cinta. Caduto erane il tetto, rovinate le mura, e la sorgente che zampillava di sotterra si apriva il varco fra le pietre, o le macerie postele intorno, formando indi un ruscello. La tradizione pronta sempre, almeno nella Scozia, ad abbellire con una leggenda qualunque luogo che offra di per se stesso qualche vaghezza, attribuiva una origine alla particolare venerazione in cui tenuta era questa fontana. Un lord di Ravenswood, andando alla caccia, erasi scontrato in una avvenente ninfa, che, siccome Egeria, del cuore di questo secondo Numa s'impadronì. Mostratasegli più di una volta nello stesso luogo, e sempre dopo il tramonto del sole, colle grazie del suo spirito compiè una conquista, che le sue leggiadre forme aveano incominciata; tresca galante cui nuovi vezzi aggiunse il mistero. Comparendo ella, e sparendo ciascuna volta in vicinanza della fontana, l'amante Lord giudicò che fra la ninfa e quell'acque vi fosse qualche inesplicabile corrispondenza. Oltrechè, ella avea poste alcune condizioni a que' segreti abboccamenti. Non si vedea che una volta la settimana, in giorno di venerdì, e il Lord dovea ritirarsi appena la campana di un monastero situato a qualche distanza nella foresta, e del quale oggidì non si vedono nemmen le rovine, annunziava ai frati la mezza notte, ora canonica del mattutino. Il confessore del barone di Ravenswood era il padre Zaccaria, priore dell'indicato monastero; il quale, partecipatagli dal suo penitente la tresca straordinaria, ne dedusse la conseguenza che questo tapino, accalappiato nelle reti del demonio, si stava in grande pericolo e corporale, e spirituale; ed enumerati con tutta la forza della rettorica monacale i suoi rischi al barone, gli dipinse con colori spaventosi la seducente Sirena da cui lasciato erasi abbacinare, asseverantemente definendola un'abitatrice de' regni bui. Avendolo con incredula ostinazione ascoltato l'amante, piuttosto per ispacciarsi dalle importunità del priore, che per convincimento, gli promise sottomettere ad una certa prova l'indole e l'essenza della donna del proprio cuore. Fu quindi pattuito fra il confessore e il penitente, che nel successivo venerdì, la campana del monastero non sonerebbe i segni del mattutino, perchè il padre Zaccaria pretendeva che il demonio ingannato da questa gherminella, dimenticherebbe l'ora in cui era solito a sparire, e mostrandosi agli occhi del Lord sotto la sua vera forma di figlio dell'inferno, svanirebbe indi, lasciando dietro di se un odor di zolfo e una luce di fiamma turchiniccia. Citò a sostegno della propria opinione il _Malleus maleficarum_, lo _Sprengero_ ed altri dotti _demonologisti_. Raimondo di Ravenswood, acconsentì, il dicemmo, a questa esperienza, non senza qualche inquietudine sugli effetti che avrebbe avuti, benchè convinto che non sarebbero tali, quali il priore gli avea ad esso annunziati. Nel successivo venerdì, i due amanti convennero al loro ritrovo in riva alla fontana, nella solita ora, vale a dire dopo il tramonto del sole. Era il mese di giugno che ha le notti assai corte; le ore corsero velocemente, e la campana del mattutino non essendosi fatta sentire, l'avvenente ninfa non pensò a rammentare a Raimondo essere giunto il momento di separarsi. Non per questo, videsi nulla di cambiato nelle forme esterne della nostra ninfa. Ma appena il primo raggio dell'aurora la fece comprendere che le ore permesse al diletto erano già trascorse, strapparsi dalle braccia dell'amante, dirgli per sempre addio, mettere un grido di disperazione, precipitarsi nella fontana, sparire, furono un solo istante. Alcune gocce di sangue che sulla superficie dell'acqua allor si mostrarono, indussero lo sfortunato barone a pensare che la sua indiscreta curiosità avesse dato morte alla persona da lui amata, qualunque poi la natura dell'ente misterioso si fosse. Ben furono, due ore dopo, fatte per suo ordine accurate indagini sino al fondo di quella fontana, ma non apparve alcun'orma di colei che egli avea veduto co' proprj occhi lanciarsi lì dentro. I rimorsi prodotti in lui dall'avvenimento fatale, e la rimembranza de' pregi della donna che tanto amò, convertirono in inferno il rimanente della sua vita, che perdè, alcuni mesi dopo la battaglia di Flodden. Ma pensò prima della morte ad impedire che le acque di questa fontana venissero profanate o imbrattate, onde la fe' circondare dell'edificio di cui vedeansi ancora gli avanzi su quella riva. Da quel tempo, dicesi, incominciarono ad andar male le cose per la famiglia di Ravenswood. Così era la leggenda generalmente adottata. Nondimeno alcuni, i quali voleano darsi aria di essere più saggi degli altri, pretendevano essere questa una lontana allusione al caso di una donna veramente amata da Raimondo di Ravenswood, e che questi preso da impeto di geloso furore trafisse in quel luogo; laonde non sarebbe stato maraviglia, se il sangue dell'uccisa si fosse mescolato all'acque della fontana. Altri volevano spiegare l'origine della novelletta, risalendo all'antica mitologia; certo è che generalmente credeasi fatale ai Ravenswood un tal sito, e per un discendente di questa famiglia il ber l'acque di quella fonte, o il solo avvicinarvisi erano cose di cattivo augurio, quanto il fossero per un Graham, il portar verdura, per un Bruce, l'ammazzare un ragno, per un Saint-Clair l'attraversare l'Ord in giorno di lunedì. In questo sito adunque del mal augurio, Lucia, riacquistò i sensi dopo un lungo svenimento. Bella e pallida, quanto la naiade della leggenda avrà dovuto esserlo nel separarsi per sempre da Raimondo, si reggea contro un pezzo di quelle rovine, intanto che l'incognito cercava richiamarla ai sensi, spruzzandole il volto coll'acque della fontana. Tornata in se medesima, si ricordò per prima cosa il pericolo in cui lasciato aveva, quando svenne, suo padre, e guardando spaventata attorno di se, e nol vedendo: " Ove è egli? ov'è mio padre? " esclamò, nè ebbe forza di articolare altre parole. " Ser Guglielmo è sano e salvo, le disse l'incognito. Non ha nulla da temere. Non vi angustiate. Fra pochi istanti lo rivedrete. " " Ne siete voi ben sicuro? disse Lucia; il toro non era lontano che dieci passi da noi. Non mi trattenete. Gli è d'uopo che cerchi mio padre. " E si alzò pronunziando queste parole; ma tanto rifinite ne erano le forze, che lungi dal poter eseguire il suo divisamento, sarebbe ricaduta fra quelle rovine, a rischio di riportarne contusioni o ferite, se il vicino straniero non l'avesse sostenuta fra le sue braccia. Pur sembrava che nel prestarle tali soccorsi provasse una specie di ripugnanza, sentimento straordinario assai in un giovine, cui non par vero di trovarsi nell'occasione di rendere utili i suoi servigi ad un'avvenente donzella. In vece sarebbesi detto obbedir egli, a proprio malgrado, alle voci dell'umanità, e il lieve peso di una delicata giovinetta essere carico difficile da sopportarsi alle membra di lui, comunque robuste ed atletiche; perchè senza provar nè meno la tentazione di tenerla fra le sue braccia un istante di più di quanto era necessario, e non lasciarla cadere, la fe' adagiar sul murello da essa abbandonato dianzi, e arretrandosi alcuni passi, le disse: " Acchetatevi, madamigella; nulla di sinistro è accaduto a ser Guglielmo Asthon; lo vedrete qui fra un istante. Il destino lo ha salvato, in una guisa ben singolare. Ma voi siete molto debole; nè dovete pensare ad abbandonar questo luogo sinchè non abbiate chi vi assista meglio di me. " Lucia, già riavutasi dal suo stordimento, guardò lo straniero con un poco più d'attenzione, e maravigliò in uno dei modi freddi e ritenuti che usava seco lei. Ella si conosceva abbastanza per sapere non esservi nel suo esterno alcuna cosa che potesse rendere esitante un uomo ad offerirle il braccio, in un momento che ella mostrava abbisognare di un tale soccorso; oltrechè, il giovane non dovea vedere in se stesso giusti motivi per paventare alla sua offerta un rifiuto. Un abito da caccia di panno verde, una parte del quale ascondeasi sotto grande mantello di colore oscuro, additava essere egli di un grado distinto. Benchè un largo cappello sormontato da una piuma nera, la cui cima veniva a ricadergli sul sopracciglio, non lasciasse vederne per intero i lineamenti, e quanto mostravasi d'essi fosse offuscato dalla malinconia, che il premeva, pur discerneasi che gentili erano e regolari. Lo stesso modo franco ed ingenuo di lui nel presentarsi, persuadea facilmente che la vivacità di cui mancava, doveva essere stata ammortita da qualche grave sventura o cordoglio; ma in sostanza, parea quasi impossibile il fisar gli sguardi sovr'esso senza provare un sentimento, misto di rispetto, di affezione ed anche di curiosità. Sentir questa impressione, per descriver la quale abbiam dovuto impiegar lungo tempo, fu al cuor di Lucia l'opera di un istante. Appena scontratasi collo sguardo negli occhi vivaci e neri dello sconosciuto, chinò i proprj al suolo con una specie di timoroso imbarazzo; pur trovavasi nella necessità di parlare, o almeno così credea. Somministrandogliene l'occasione il pericolo che avea corso, gli espresse con voce tremebonda la persuasione in cui stavasi che ei fosse stato, dopo Dio, l'unico salvatore della vita di lei e del padre suo. Parve che queste manifestazioni di gratitudine non piacessero allo straniero, in cui si scorse l'aggrottar della fronte, a malgrado di sforzi che per palliare l'interno sentimento egli operasse. Salutò Lucia con modi che confinavano tra il mal umore e la rustichezza; " É d'uopo che io vi lasci, madamigella; ser Guglielmo non può tardare; vi lascio sotto la protezione di quell'uomo che forse in quest'oggi dee riconoscere in voi il suo Angelo custode. " Maravigliò Lucia di queste espressioni che le sembravano inintelligibili; onde cominciò persino a sospettare, che l'agitazione della paura in lei rimasta non le avesse permesso di palesare in assai convenevoli modi la sua gratitudine, nè volendo lasciar su di ciò alcun dubbio nell'animo dello straniero: " Forse, gli disse, ho avuta la sfortuna di non sapervi spiegare, come doveasi, i sentimenti del grato mio animo; ma il turbamento in cui mi trovo tuttavia, mi serva di scusa, perchè, ve ne accerto, non mi ricordo nemmeno quel che io v'abbia detto. Deh! vi prego, aspettate l'arrivo del padre mio, del lord Cancelliere, affinchè egli possa farvi i suoi ringraziamenti e chiedervi il nome del nostro liberatore. " " Il mio nome è cosa inutile da sapersi. Quanto a vostro padre....... volli dire, quanto a ser Guglielmo Asthon, egli saprà sempre il mio nome più presto di quanto il desideri. " " Vi sbagliate! esclamò con forza Lucia. Vedo che non conoscete mio padre, e sarà oltremodo grato, e per se stesso e per me, ma forse..., oh dio! forse m'avete ingannato nel dirmi che egli è sano e salvo; forse è stato vittima della ferocia di quel furioso animale. " Mostratasi appena questa nuova idea alla mente della donzella, surse di nuovo, accignendosi a ritornare nel viale, ove il caso era occorso; ma le piegarono le ginocchia sì che non avea forza di reggersi. Sembrò che lo sconosciuto titubasse un istante fra le inspirazioni contrarie di soccorrerla e di abbandonarla; ma prevalendo sul cuore di esso l'umanità, le si avvicinò colla speranza di persuaderla ad aspettare, in quel luogo dov'era, il ritorno del padre. " In parola d'uomo d'onore, madamigella, vi ho detta la verità. Ser Guglielmo è sano e salvo. Non vi cimentate a qualche nuovo pericolo tornando sola in un luogo, d'onde forse que' selvaggi animali non sono ancora partiti, o se persistete in questo disegno, accettate adunque il soccorso del mio braccio, benchè io non sia quel tale che potesse, che ragionevolmente dovesse offerirvelo. " Lucia lo prese in parola senza badare all'ultima frase. " Ebbene, gli diss'ella, conto sul vostro onore che mi aiuterete a ritrovare mio padre: non dovete abbandonarmi, è d'uopo che veniate con me; chi mi dice ch'egli non sia spirante, mentre sto qui ad ascoltarvi? " Così parlando, gli afferrò il braccio che l'altro appena le aveva offerto: nè pensando che alla brama di rivedere il padre e al bisogno istantaneo di un sostegno per andarne in traccia, oltre a un segreto istinto di trattenere quello straniero, finchè ser Guglielmo arrivasse, correa con quanta velocità il suo stato attuale gliel permettea, traendosi come dietro lo sconosciuto, che parea seguirla di mala voglia. Finalmente vide il padre accompagnato da Barbara, che portava una pozione cordiale, e da due taglia legne che questi avea trovati vicino alla capanna di Alisa. Il contento provato da ser Guglielmo ravvisando in buono stato la figlia, fu più forte della sorpresa che in tutt'altra occasione avrebbe destata in lui il vederla appoggiata al braccio d'uno sconosciuto, così famigliarmente, come sarebbesi sostenuta a quel di suo padre. " Lucia, mia cara Lucia, come ti senti? " furon queste le prime parole che pronunciò teneramente abbracciandola. " Molto bene, grazie a Dio, caro padre, ed ora meglio, perchè ho la fortuna di rivedervi. Ma che cosa penserà questo signore per la libertà che mi son presa di costringerlo, può dirsi, ad accompagnarmi? " Ciò detto, lasciò arrossendo, il braccio dello sconosciuto, e corse a prendere quello del padre. " Spero non si pentirà del servigio prestatomi, quando io lo avrò assicurato di tutta la gratitudine che professo ad un uomo, che con coraggio, prontezza d'animo e destrezza non ordinaria, ha salvata la vita al lord Cancelliere di Scozia e a sua figlia; mi permetterà, spero, di chiedergli.... " " Non mi chiedete nulla, o Milord, rispose in tuon fermo e perentorio quello straniero. Io sono il sere di Ravenswood. " Lo stupore, unito ad altre sensazioni di un genere meno aggradevole tenne silenzioso per alcuni istanti il lord Cancelliere. In questo mezzo, Edgardo, avviluppandosi nel suo mantello, salutò Lucia con aria di dignità che sentia di alterezza, balbettando alcuni accenti cortesi che sembrarono pronunziati a stento, e che poterono appena essere intesi dalla donzella. Voltosi immantinente, raggiunse la foresta, dond'era uscito, e frettoloso si allontanò. " Il sere di Ravenswood! (sclamò il lord Cancelliere, rompendo il silenzio cui lo stupore lo aveva costretto). Corretegli dietro, fermatelo, ditegli che bramo subitamente parlargli. " I due taglialegne si diedero a seguire Edgardo che non poteva essere molto lontano; e tornando di lì a pochi minuti, l'un di essi con tuono imbarazzato annunziò che il Sere avea ricusato di tornare addietro. " Ma che cosa ha detto? " Chiese il lord Cancelliere. " Ha detto che non volea tornare addietro " rispose il taglialegne colla prudenza d'uno Scozzese al quale non piace il portar cattive imbasciate. " Sicuramente non vi ha detto sol questo, riprese a dire ser Guglielmo; voglio sapere quel che vi ha detto. " " Ebbene, Milord, soggiunse sbassando gli occhi il taglialegne. Ha detto........ ha detto cose che voi non vi curerete di sapere, e che io non mi curo di ripetervi. " " Non importa, sclamò il Cancelliere, voglio che mi ripetiate le sue proprie parole. " " Quando volete così, mi ha detto. -- Rispondete a ser Guglielmo Asthon, che si guardi dall'augurarsi il momento in cui dovrà rivedermi. " " Ah sì, sì! capisco adesso. Una scommessa corsa fra noi intorno ai nostri falchi; una inezia, una semplice inezia! " Riprese indi la strada del castello insieme alla figlia, che vi arrivò senza avere molto sofferto. Ma ben sofferse il suo animo oltre modo aperto alle forti impressioni, e nel quale diverse ricordanze congiunte alla scena terribile dianzi accaduta, durarono più lungo tempo degli scotimenti che le sue fibre nervee aveano provate. Le considerazioni del giorno e i sogni della notte le mostravano di continuo il furioso toro, che sovra lei e il padre suo si lanciava; ne udiva gli spaventosi muggiti, e vedea allora il sere di Ravenswood, accorrere, siccome angelo proteggitore, e salvarli entrambi da una imminente morte. Forse in tutti i tempi, è cosa non priva di rischio per una giovane, il permettere alla propria immaginazione di arrestarsi troppo di frequente, e con compiacenza, sopra una medesima idea; ma nello stato in cui era Lucia, il pericolo sembrava pressochè inevitabile: ella non avea mai veduto alcun giovine, che avesse lineamenti nobili e parlanti al cuore, siccome Edgardo di Ravenswood; e quando anche si fosse trovata con altri, che in questi pregi il pareggiassero, o superassero, difficilmente avrebbero potute unirsi tante circostanze che gliene rendessero nell'animo sì durevole l'impressione. Il soprastante rischio, il soccorso ottenuto, la gratitudine, la sorpresa, la curiosità..... diciamo curiosità, perchè è probabile che i modi aspri anzi che no, ed evidentemente riservati, dei quali usò il suo liberatore, essendo cotanto opposti all'espressione naturale della sua fisonomia, e alle grazie del suo portamento, rendessero sempre più vogliosa Lucia di conoscere a fondo l'origine di una siffatta contraddizione, e con maggior forza stampassero nel cuore di lei l'immagine del giovinetto. Sol di sfuggita aveva udito rammentare le cause disputate fra il padre suo e quello di Edgardo; ma quando anche ne fosse stato meglio istrutta, non era della sua indole il concepire l'idea degli astj e delle violenti passioni che queste cause aveano prodotto. Aggiungasi, che ella il sapea di nobil legnaggio, povero, benchè sceso da una famiglia altra volta doviziosa; onde potea dargli qualche merito del sentimento di alterezza, per cui si sottrasse alla gratitudine del proprietario attuale dei dominj, e del castello de' suoi maggiori. " Nondimeno, ella pensava fra se medesima, avrebbe egli ricusati del pari i nostri ringraziamenti, ci avrebbe egli lasciato in sì ruvida guisa, se mio padre gli avesse parlato con maggiore dolcezza, con men d'orgoglio, se avesse addolcite le manifestazioni della sua gratitudine, con quel tuono di gentilezza che le donne sanno usar sì a proposito per calmare le passioni impetuose degli uomini? " Quistione pericolosa al cuor della giovine; pericolosa in se stessa, pericolosa nelle sue conseguenze. Lucia Asthon, in una parola, smarrivasi in mezzo ad un labirinto d'idee, l'una più fatale dell'altra alla immaginazione di una giovinetta che abbia l'animo ai teneri sentimenti disposto. Il tempo e la lontananza, che in altri simili casi erano stati efficaci a cancellare impressioni morali di tal natura, poteano, sembrerà forse, prestare egual servigio al cuor di Lucia, ma la continua solitudine in cui viveva, e la mancanza di distrazioni, contribuivano a ritornarle alla mente le stesse immagini; e la cagione principale di questa solitudine, era che lady Asthon trovavasi ad Edimburgo, ove l'interteneano le cure di un maneggio politico. Il lord Cancelliere, d'indole non compagnevole per natura, non riceveva nessuno, se non se per ostentazione, o per meri fini politici; laonde fra quelli che visitavan suo padre, la giovinetta non avea potuto conoscere alcuno, che, a giudizio di lei, potesse stare a petto del sere di Ravenswood, o fornito de' meriti cavallereschi che in questo le parea ravvisare. Intanto che Lucia a cotai sogni si abbandonava, facea frequenti visite alla vecchia Alisa, colla speranza di poter con essa condurre il discorso sopra un soggetto al quale incautamente avea lasciato il predominio assoluto de' suoi pensieri; ma si trovò ingannata in questa espettazione. Non che la vecchia non le parlasse volentieri, e con una specie di entusiasmo, della famiglia dei Ravenswood; ma parea evitasse con ogni studio qualunque particolarità che si riferisse all'erede attuale di questa illustre prosapia, o se pure alcuna rara volta lo rammentava nol facea per dire cose che potessero a Lucia riuscire aggradevoli; poichè il dipingea, come uomo d'indole cupa e disdegnosa, non fatto per perdonare un ricevuto affronto, e memore di esso fino al momento della vendetta. Però questi schiarimenti erano quanto bastava a Lucia per combinarli cogli avvisi dati dalla stessa Alisa al lord Cancelliere, perchè si guardasse dalla vendetta di Ravenswood. Nondimeno questo Ravenswood, divenuto scopo a così odiosi sospetti, non gli avea egli stesso vittoriosamente combattuti colla nobile condotta che tenne, allorchè lord Asthon e la sua figlia si trovarono in pericolo di vita? Se avesse nudriti atroci divisamenti di vendetta, come i discorsi di Alisa davano a sospettarne, non gli facea mestieri commettere un delitto per disbramare compiutamente una sì orribile sete; gli bastava mantenersi inoperoso; avrebbe veduto l'uomo detestato perir d'una morte crudele, siccome certa, s'egli stesso generosamente non lo avesse soccorso. Dalle quali cose conchiuse la donzella, che soltanto alcune preoccupazioni di mente, e que' sospetti cui si abbandonano sì di leggieri i vecchi e gli sfortunati, aveano potuto condurre Alisa a giudicare con tanto disfavore il giovane Edgardo, e a dipingerlo con colori inconciliabili affatto colla nobiltà e colla generosità che questi avea dimostrate: convincimento in cui poneva tutte le sue speranze Lucia, che si fabbricava un tessuto d'illusioni splendente e fragile, come quelle sottili fila che vediamo tremolar per l'aere ai raggi del sol nascente in una bella mattina di primavera. Intanto il padre di Lucia abbandonavasi a meditazioni non men frequenti di quelle che teneano l'animo della figlia, ma assai più fondate sulla singolarità del caso dianzi avvenuto. Giunto a casa, la prima cura suggeritagli da amore di padre, fu quella di chiamare un medico, per accertarsi, se nulla eravi da temere per la salute della figlia, dopo lo spavento e le angustie alle quali necessariamente fu in preda. Ottenute su di ciò soddisfacenti risposte, si chiuse nella sua biblioteca, ove dopo esaminate le annotazioni che avea fatte nel ricevere la relazione del messo incaricato d'interrompere le esequie di lord Ravenswood, si diede ad un lavoro affatto opposto a quello che da prima avea cominciato. Essendo in lui tutta la destrezza propria di un uomo del Foro, eragli cosa facilissima il presentare un fatto medesimo con que' colori che più gli andavano a grado: pertanto nel preparare il rapporto che dovea leggere al Consiglio privato, sul tumulto cui questi funerali diedero origine, ebbe altrettanta cura di attenuarne le tinte, quanta ne avea avuta per lo innanzi di caricarle. Insistea inoltre sulla necessità di tenersi alle vie della conciliazione colla gioventù, alla quale voleano perdonarsi un natural bollor di sangue, e la mancanza di quella esperienza, le cui lezioni vengono solo dal tempo. Nè si fece scrupolo di rinversar molta parte di colpa sul messo de' tribunali, che nell'adempiere il suo ministero avea mostrato assai più di zelo che di prudenza. In questa guisa inteso era lo scritto ufiziale del lord Cancelliere; ma di una natura anche più favorevole al giovine Ravenswood, erano le lettere particolari spedite da ser Guglielmo a que' suoi amici, ne quali potea fidarsi, e che avrebbero avuto maggiore preponderanza nella decisione di questa bisogna. Non si stancava di dire ai medesimi che gli espedienti i più miti sarebbero anche stati i più politici e regolari in tal circostanza; grande essere il rispetto che si avea nella Scozia per tutto quanto alle cerimonie funebri appartenea; sarebbesi eccitato un mal umore nel pubblico, se si fosse usato aspramente col sere di Ravenswood, perchè impedì che le esequie di suo padre venissero frastornate. Finalmente assumendo carattere d'uom nobilissimo e generosissimo, chiedea che per riguardo a lui medesimo, venisse posta in silenzio una tale faccenda; frammettendo a questo luogo una dilicata allusione allo stato in cui trovavasi rispetto al giovine Ravenswood, dopo la necessità che lo costrinse sì lungo tempo, benchè per difesa de' proprj diritti legittimi ad essere in lite col padre di lui. Egli sarebbesi veduto disperato, aggiugnea, se qualche malevolo avesse profittato di una tal congiuntura per calunniarlo, come uomo che si fosse giovato di una lieve imprudenza del giovine Ravenswood, per dar l'ultimo crollo ad una famiglia nemica della propria; sarebbe inconsolabile oltre a ciò in veggendo rincalzate le sciagure di una nobile casa, e molto più, s'ei ne fosse, anche indirettamente, la cagione. Ben tutt'altro! Avrebbe anzi desiderato farsi un merito dell'indulgenza che venisse adoperata verso l'imputato, in virtù del suo rapporto favorevole e della sua intercessione. Conchiuse col protestare che avrebbe professata una obbligazione personale, e affatto speciale ai suoi nobili amici, quando che avessero condisceso a coprire col velo dell'obblio questa così perdonabile inconsideratezza dell'erede dei Ravenswood. Qui è da notarsi una particolarità; ed è che scrivendo a lady Asthon, contro il suo costume ordinario ed uniforme, di tutte le precedenti cose non le motivò una parola. Ben le scrisse vagamente dello spavento che il correre d'un toro selvaggio avea cagionato alla figlia. Ma non accennò, nè manco per immaginazione, l'inaspettato soccorso venuto ad entrambi dal giovine Ravenswood, come non le parlò del tumulto accaduto nel celebrarsi i funerali del vecchio Milord. Non fu poca la sorpresa degli amici e colleghi di ser Guglielmo, quando ne ricevettero le lettere, concepite in uno stile cui non si sarebbero mai aspettati. Ciascuno si mostrava all'altro la propria lettera, e vedendo finalmente che tutte collimavano al medesimo fine, l'un d'essi si metteva a ridere, l'altro aggrottava il sopracciglio, un terzo spalancava gli occhi e la bocca, e un quarto chiedeva se fosse cosa ben certa che il lord Cancelliere non avesse scritta qualche altra lettera segreta in un senso affatto opposto, ed aggiunse: " Scommetterei quanto ho al mondo che nessuna di queste contiene il vero nodo dell'imbroglio. " Ma niuno avea ricevute lettere di un tenore diverso, benchè la natura delle cose, e il carattere del personaggio facessero credere ad alcuno la possibilità della loro esistenza. " Eh! (Disse un uomo di Stato che avea fatto i capelli grigi, e che a furia di inchinarsi e di cambiar partito a seconda delle circostanze, avea sempre mantenuto il suo posto al governal della nave, ad onta che fosse andata per trenta anni ora a greco, ora a scilocco) non mi maraviglio. Il nostro ser Guglielmo ha verificato il vecchio proverbio scozzese: la pelle d'agnello si vende in mercato, come quella di pecora. " " Converrà fare quel che desidera, diceva un altro; ma io era lontanissimo dall'aspettare una tal domanda per parte sua. " " Il Cancelliere se ne pentirà da qui a un anno ed un giorno, diceva un terzo, perchè il sere di Ravenswood è quel tal giovinetto che gli darà lana da filare. " " Saprei però volentieri qual altro partito vorreste prendere, o Milordi, su di questo povero giovinetto? Chiese il marchese di Athol. Il lord Cancelliere possede tutti i beni di sua famiglia. Se pronunziaste anche un'ammenda contro di lui, non ha uno scellino per pagarla. " " Ha la pelle, se non ha la borsa, disse lord Turntippet. -- _Luitur cum persona, qui lucre non potest cum crumena._ -- Questo è buon latino, Milordi, eccellente latino di giurisprudenza. Che cosa ne dite voi? " " Io non vedo, Milordi, riprese a dire il Marchese, qual interesse possa avere nessun di voi altri nello spingere questo affare più in là. Lasciamo che il lord Cancelliere operi come crede meglio. " " Così sia, così sia! soggiunse quel consigliere più vecchio. Rimane deciso che questo affare è rimesso al Cancelliere; tutto al più gli daremo per aggiunto un di noi, tanto per salvare la formalità; per esempio, lord Hirplehooly, che non si può mover da letto. Su via! signor protocollista, notate questa deliberazione ne' vostri registri. Ora, Milordi, dobbiamo porre un partito sull'ammenda di lord Bucklaw, di quel giovine spensierato che si mangia tutto il suo patrimonio. Suppongo che verrà posta nelle mani del lord Tesoriere. " " Come? Come? sclamò lord Turntippet, io contava che questo boccone caderebbe nella mia bocca, e l'aveva aperta già per riceverlo. " " Voi correte un po' sollecito ne' vostri disegni, Milord, disse il Marchese; e mi fate ora ricordare d'una parabola che vi ho udito citare in un'altra circostanza, la parabola del can del mugnaio, che mette fuori la lingua prima che sia slegato il sacchetto ove sta il suo desinare. L'ammenda non è ancor decretata. " " Ma si fa presto; non ci vuole che un tratto di penna, disse lord Turntippet; nè credo che fra questi nobili Lordi, ve ne sia un solo, il quale s'immagini che dopo avere io mostrata tutta la possibile compiacenza dopo avere prestati quanti giuramenti mi sono stati chiesti, dopo avere abbandonate tutte le fazioni che hanno soggiaciuto; in una parola, dopo avere per tant'anni servito lo Stato, or per un verso, or per l'altro, io non debba, a quando a quando, conseguir qualche coserella per rinfrescarmi le fauci e mandar giù più speditamente la mia saliva. " " Ma ci volete così scimuniti, replicò il Marchese, per non esserci accorti, o Milord, che nulla vi può restar sul gorgozzuolo, e che sarebbe una speranza da matti, quella di voler estinguere la vostra sete? " Ma gli è tempo di calar la cortina sopra le scene che il Consiglio di Scozia in que' malaugurosi giorni offeriva. CAPITOLO V. " Va benissimo, compare. " Qui ci uniste per narrare " A uno stuol di gente eletta " Una vaga novelletta. " Siam ben noi, per tutti i Santi, " Quei che stian per smorfie, o pianti, " Dal far carne di salsiccia " D'uom che i nostri affari impiccia! " _D'un Anonimo._ Nella sera successiva a quel giorno in cui il lord Cancelliere e la figlia del medesimo, vennero salvati da sì imminente pericolo, due stranieri, stavan seduti nella stanza più remota di una piccola osteria, o per meglio dire d'un'oscura bettola la cui insegna era la _Tana della Volpe_, lontana tre o quattro miglia dal castello di Ravenswood, e altrettanto dalla torre mezzo diroccata di Wolfcrag, vale a dire a mezza strada in circa fra queste due feudali dimore. Uno di tali stranieri che mostrava, poco più, poco meno, quarant'anni, alto di statura, magro, estenuato, avea due occhi neri e scaltriti, e sinistra fisonomia. L'altro che avrà avuti in circa quindici anni di meno, piccolo, ma ben fatto, vigoroso, piuttosto grasso, dimostrava all'aspetto umor gioviale, animo franco e risoluto, che in mezzo ad una certa aria di non curanza dava vivacità ed espressione a due occhi grigi coperti da grosse sopracciglia bionde, ma d'una biondezza, che come quella de' suoi capelli, al rosso inclinava. Vedeasi sulla tavola un boccale di vino, perchè in quei tempi invece di conservarlo in fiaschi, veniva spillato dalla botte e raccolto entro boccali di stagno. Ciascun de' due commensali avea dinanzi il suo _quaigh_[3]. A quanto parea, non regnava fra essi grande cordialità. Colle braccia incrocicchiate, si guardavano l'un l'altro tacendo con aria d'impazienza e ciascuno, immerso nelle proprie meditazioni, non pensava a comunicarle al compagno. [3] Il _quaigh_ era un bicchiere formato di picciole doghe di legno congiunte insieme, come quelle di una botte. Vi si beveano entro il vino e i liquori; ve ne avea di diverse grandezze e di vario pregio; perchè oltre all'essere talvolta il _quaigh_ di legno prezioso, vedeasi non di rado ornato di fregi di argento. Il più giovane interruppe finalmente il silenzio: " Che diavolo ci sarà perchè abbia a tardar tanto? Che gli fosse andata male la faccenda? E voi perchè impedirmi di accompagnarlo? " " Ciascuno dee pensare a vendicare da se le ingiurie che ha ricevute, rispose l'altro. É bene abbastanza se arrischiamo la nostra vita per rimaner qui ad aspettarlo. " " In fin de' conti, Craigengelt, voi siete un vigliacco, riprese a dire il più giovane e vi son ben molti che per pensare così di voi non hanno aspettato questo momento. " " Finora però non vi è stato ancora nessuno che ardisca di dirmelo (soggiunse Craigengelt portando la mano all'elsa della sciabola) e se non sapessi che i discorsi d'un inconsiderato non meritano più attenzione di quelli d'uno stolto, io....... " " Voi? Che cosa fareste voi? (rispose il giovane col massimo sangue freddo). E perchè non fate quel che volete fare? " " Perchè...... (rispose Craigengelt tirando per metà fuori del fodero la sciabola, e tornandola subito a parar dentro). Perchè questa lama dee servire a qualche cosa di meglio, che non sarebbe ferire una ventina d'uomini senza cervello pari vostri. " " E potreste anche aver ragione, perchè bisogna veramente esser privo affatto di cervello per fidarsi come, ho fatto io, alle vostre belle promesse di procurarmi un grado nella brigata irlandese. Ma che cosa poteva io fare? Non ho più nulla al mondo, nè men quanto ci vorrebbe a pagare quest'ultima ammenda che quel vecchio birbante di Turntippet si è fitto in capo di farmi pagare, senza dubbio, per mangiarsela egli; mi aspetto che a quest'ora la sentenza sia già pronunziata. Quando ci penso! Io in una brigata irlandese! Che cosa ho di comune io con una brigata irlandese? Io, patrizio della Scozia, come lo era mio padre prima di me! Infine poi la mia vecchia zia lady Girnington non può campare in eterno. " " Tutte cose belle e buone, o Bucklaw! ma ella può vivere ancora un bel pezzo. Vostro padre poi, vostro padre avea fondi, vivea sui proprj dominj, pagava i suoi debiti, e non aveva affari nè cogli ebrei, nè cogli usurai. " " E di chi è la colpa se ho dovuto mettermi con costoro? Andate al diavolo voi e tutti quelli che vi rassomigliano! Ecco quanto mi ha fatto vedere il fondo ad un tal patrimonio. E adesso, m'immagino, io dovrò darmi attorno per trovar modi di sussistenza simili ai vostri. Vivere una settimana sulla finzione di una notizia venuta dalla corte di S. Germano; un'altra sullo spaccio d'una sommossa di montanari; elemosinare la mia colezione da qualche vecchia giacobita, dandole ad intendere frottole e mostrandole nella stoppa di una vecchia parrucca i ricci di un cavaliere; far da secondo ad un amico in duello, fino al momento di sguainare la spada, e allora battere la ritirata col pretesto che non conviene ad un agente politico il cimentare la propria vita in una lite estranea alle sue commissioni. Lo vedo bene, dovrò appigliarmi a questo partito per guadagnarmi un tozzo di pane e pel piacere di udirmi chiamar capitano. " " In verità, il discorsetto è bello, e non dovreste essere malcontento di essere divenuto così spiritoso a mie spese. Ma domando; è meglio morir di fame, e ad un buon bisogno farsi appiccare, o vivere come son costretto ad adattarmi io in questo momento, perchè il nostro re Giacomo non ha modo di pagare convenientemente i suoi ambasciatori? " " Morir di fame sarebbe il partito men disonorante; quanto alla forca poi non ci siete così lontano. Ma per tornare a quel povero diavolo di Ravenswood, che cosa volete farvene? Danari non ne ha più di me, i pochi terreni che gli rimangono sono ipotecati per debiti, le rendite non bastano per pagare i frutti. Che cosa sperate frammettendovi ne' suoi affari? " " Non abbiate paura, Bucklaw; so quello che faccio; primieramente il nome di quest'uomo sona bene, e i servigi prestati dal padre suo nel 1689 daranno credito a questa recluta presso ai signori di S. Germano e di Versailles. Vorrei poi ancora pensaste che il sere di Ravenswood è qualche cosa di diverso da voi. Non gli mancano grazie, destrezza, coraggio ed ingegno; si presenterà come un giovine atto a prestare utili servigi e colla mente, e col braccio; le sue abilità non si riducono a maneggiare un cavallo, o a dare il volo a un falcone. Ho quasi perduto il mio credito col non mandare in Francia che ufiziali, buoni solamente da snidare un cervo, o da far la caccia col falco. Non corro questo pericolo con Ravenswood. Egli è istrutto, ingegnoso, ed accorto. " " E con tutte queste belle qualità è caduto nelle vostre reti! Non andate in collera Craigengelt, e lasciate dov'è l'elsa della vostra sciabola. Già lo sapete che non vi batterete. Raccontatemi piuttosto, come abbiate potuto cattivarvi la confidenza di Ravenswood. " " Fomentando in lui la sete della vendetta. Sapeva io bene di non essere il suo prediletto: ma ho curato l'istante, e battuto il ferro, finchè era caldo, quando egli era bene inasprito per le cose accadute alle esequie di suo padre. Egli è andato ora per venire ad una spiegazione, com'egli dice, e come pensa fors'anche, con ser Guglielmo Asthon. Ma io so bene come la spiegazione andrà a terminare. Il Cancelliere accoglierà questo giovine con alterigia, l'altro lo ammazzerà; perchè, quando è partito, i suoi occhi scintillavano di quella torbida luce, che è non dubbia foriera delle sinistre intenzioni. Infine poi, quand'anche non lo ammazzasse, una buona baruffa è inevitabile, e trattandosi di un membro del Consiglio non verrà denominata baruffa, ma un'insidia tesa alla vita di un Magistrato. Ecco il nostro Ravenswood in aperta rotta col governo. Nella Scozia farà troppo caldo per lui, la Francia gli offrirà un rifugio, e partiremo tutti insieme sul brik francese, _la Speranza_, che ne aspetta alla rada di Eyemouth. " " Questo partito non mi dispiace, soggiunse Bucklaw; per ora non vi son grandi cose che mi rendano dilettevole il soggiorno della Scozia. Se la compagnia di Ravenswood dee procurarci migliore accoglienza in Francia, venga pure, in nome di tutti i demonj! Perchè, già vi parlo chiaro, dubito assai che i vostri soli meriti personali giovino a farci ottenere avanzamento. Spero, che prima di tornar qui, avrà nicchiata una buona palla di piombo nella testa del Cancelliere. Non sarebbe male il mettere ogni anno qualche grano di tale droga nel cervello d'un paio almeno di questi birbanti, così per insegnare agli altri a vivere meglio. " " Oh si! è verissimo; ma mi fate or ricordare una cosa. Conviene che io vada a vedere se i nostri cavalli han mangiato e se son lesti al partire, perchè se il Cancelliere è morto, non bisognerà lasciar crescer l'erba sotto le loro zampe; conviene che la fuga sia rapida al pari del lampo. " Dopo essere andato fino alla porta, si voltò d'improvviso: " Bucklaw, comunque vada a terminare questa faccenda, ricordatevi che io non ho fatta, o detta alcuna cosa, per cui io debba essere riguardato o _fautore_ o _complice_ di quegli atti di violenza che il sere di Ravenswood potesse commettere. Conto sulla vostra giustizia. " " Oh! sì voi siete incapace di tali cose: voi conoscete troppo bene i pericoli ai quali vi esporrebbero quelle formidabili parole _fautore_ o _complice_! " E si mise a recitare i seguenti versi come parlando con se medesimo: " Se del misfatto reo non diè il consiglio. Della vittima il cor segnò col dito. " " Come, come? Sclamò Craigengelt; volgendosi una seconda volta con aria inquietissima; che cosa state dunque dicendo? " " Niente, niente; ripeto due versi di tragedia. " " L'ho pensato molte volte, Bucklaw, che voi siete nato per fare il commediante. Voi mettete in tutte le cose una leggerezza, una non curanza.......... " " Credo anch'io che mi sarebbe tornato meglio fare una parte coi commedianti, che con voi in questo garbuglio, il cui esito....... Basta! andate e pensate alla parte che tocca a voi, e abbiate cura dei cavalli, che non vi sta male nemmen quella di palafreniere. -- Io nato per fare il commediante! Questa impertinenza meriterebbe una stoccata, ma cimentarmi con quel poltrone di Craigengelt!..... Arrossirei. Oltrechè, la professione di commediante non mi spiacerebbe poi tanto. Proviamo...... sicuramente la mia prima comparsa vorrei farla coll'Alessandro. " Dal buio dei sepolcri a voi ritorna Il vostro duce, e al valor vostro addita Nova messe d'allori; i vostri brandi Scintillin ratti più del lampo; io certa, Io gloria tal, che la maggior non seppe Prence, guerriero, eroe sognar, v'appresto. Dal braccio invitto de' compagni miei Quella che adoro la salvezza aspetta. Intanto che Bucklaw terminava questi versi da lui declamati con voce di tuono e con gesti spropositati, tornò addietro Craigengelt con fisonomia spaventata. " Siamo perduti, Bucklaw, il cavallo che Ravenswood lasciò nella scuderia, si è incapestrato sì maladettamente ne' suoi fornimenti che è divenuto zoppo, zoppo del tutto. L'altro cavallo su cui partì, sarà stanco dalla corsa, e se lo inseguono, non potrà fare assai presto a fuggire. " " Certo la fuga non sarà più rapida al pari del lampo, rispose senza scompigliarsi Bucklaw. Ma un momento! Non potete voi prestargli il vostro cavallo? " " Arrischio d'essere fermato io medesimo! Vi ringrazio tanto e poi tanto della vostra proposta! " " Però, se il lord Cancelliere è stato ammazzato, cosa per parentesi che io non credo, perchè Ravenswood non è quel tal uomo da sparar contro un vecchio privo di armi e senza difesa......... ma mettiamo il peggio andar delle cose. Lo abbia ammazzato! che paura dovete averne voi? voi non siete, lo sapete bene, nè _fautore_, nè _complice_. " " Questo è vero, rispose imbarazzato Craigengelt, ma voi dimenticate la commissione che ho avuta dalla corte di S. Germano. " " Commissione che molti credono di vostra fabbrica, nobilissimo capitano. In somma, se voi non volete dargli il vostro cavallo, gli darò il mio. " " Il vostro? " " Sì, il mio. Non sia mai detto che io abbia promesso ad un collega di sostenerlo in un picciolo affare d'onore, senza aiutarlo a salvarsi nell'istante del pericolo. " " Voi gli dareste il vostro cavallo? Ma non pensate alla perdita? " " Perdita? E ben vero che il mio cavallo mi è costato venti buoni _giacomi_; ma il suo valeva il doppio prima d'essere zoppo, e so anche il modo di guarirlo. Prendete un cagnolino di latte, scorticatelo, sventratelo, empietegli il corpo di lumache nere e grige, fatelo arrostire un tempo conveniente, indi ungetelo di olio, di spigo e di mele, aggiungeteci zafferano e cannella, e col grasso che ne cadrà fregate la gamba del cavallo infermo, e vedrete.... " " E vedrete che, prima che il cavallo sia guarito, prima che il cane sia arrostito ed anche scorticato, lord Bucklaw sarà stato trovato, imprigionato e appiccato; perchè non crediate mica che mettano poca cura nell'inseguir Ravenswood. Quanto pagherei se avessimo scelto per ritrovo un luogo più in vicinanza del mare! " " Se il pericolo è così grande, mi converrà dunque, in aria di passeggiare, andarmene avanti, perchè il mio cavallo glielo voglio lasciare per certo. Ma zitto! ascoltate, credo che arrivi adesso. Non udite voi un calpestio di cavallo? " " Odo, rispose Craigengelt: ma siete ben sicuro che sia un cavallo solo? Temo che lo inseguano. Allo strepito mi sembrano molti cavalli. " " Eh! via, è il calpestio de' piedi della serva che va a trarre acqua al pozzo del cortile. In verità, Craigengelt, dovreste sbarazzarvi della vostra patente di capitano e di tutte le vostre commissioni segrete, perchè fate più presto d'un'anitra salvatica a spaventarvi. Ma ecco il sere di Ravenswood, ed ha la cera più cupa di una notte di novembre. " Entrò in quel momento Edgardo avvolto nel suo mantello, colle braccia incrocicchiate, con fisonomia seria, ed anche costernata. Gettato il mantello per traverso ad una scranna, sedè sull'altra, non pronunziando parola e come uomo immerso in profonda meditazione. " Ebbene! Che cosa è accaduto? Che cosa avete fatto? " Gli chiesero nel medesimo tempo Craigengelt e Bucklaw. " Nulla. " " Nulla! disse Bucklaw. Eppure partiste risolutissimo di chiedere al perfido vecchio soddisfazione per tutte le ingiurie che ha fatte a voi, alla vostra famiglia e al paese. Non l'avete veduto? " " L'ho veduto. " " Voi l'avete veduto e ritornate senza averlo costretto a mettere in ordine il conto che vi doveva da tanto tempo? In fede mia, io non mi aspettava questo dal sere di Ravenswood. " " Poco m'importa di quel che voi aspettaste da me; non siete voi, o mio signore, quell'uomo, al quale io mi senta di render ragione della mia condotta. " " Abbiate pazienza, sclamò Craigengelt, osservando che già Bucklaw si accendeva di sdegno. Abbiate un momento di pazienza! Senza dubbio i divisamenti del sere di Ravenswood hanno trovato qualche ostacolo che non potea nè prevedere, nè impedire. Ma egli vorrà scusare una curiosità derivata da premura per lui e per parte di amici così dediti alla sua causa, come il siam noi. " " Amici! capitano Craigengelt, gli disse Edgardo con alterigia, non mi ricordo di alcuna cosa seguita fra voi e me che vi dia diritto a chiamarmi con questo nome. L'unica corrispondenza che passi fra noi, sta nel disegno da me dianzi formato di partire in vostra compagnia dalla Scozia, subito dopo aver visitato l'antico castello de' miei maggiori, e avuto abboccamento coll'uomo che n'è oggidì padrone, giacchè proprietario noi chiamerò mai. " " Va bene, signore, rispose Bucklaw: ma avendo noi pensato che i vostri disegni vi poteano portare qualche rischio, e forse mettervi una corda dintorno al collo, ci eravamo esposti allo stesso pericolo coll'aspettarvi. Quanto a Craigengelt, non sarebbe un gran caso, perchè portava, cred'io, fin quando nacque, impressa in fronte la forca e ci dovrebbe esser preparato; ma quanto a me, confesso che una tal fine non mi garberebbe e non farebbe onore alla mia famiglia. " " Signori, disse Edgardo, sono dolente di avervi cagionato tanti fastidj; ma credo nel tempo stesso mi sia lecito risolvere su quello che devo fare, senza render conto a chicchessia de' motivi che io mi abbia. Dunque ho cambiato divisamento, e non penso per ora a partir dalla Scozia. " " Voi non pensate più a partire! sclamò Craigengelt. Non partir più dopo tutti gli incomodi che mi son presi, dopo le spese che ho fatte per assicurarvi il passo libero! dopo il rischio che ho corso per aspettarvi! " " Signore, quando ho abbracciata per un momento l'idea di abbandonare con tanta fretta la patria, ho accettata la cortese offerta che mi avete fatta per agevolarmi i modi della partenza, ma non vi ho per questo promesso di partire, quand'anche altre ragioni mi persuadessero a rimanere. Spiacemi degl'incomodi che vi ho dati, e vi ringrazio di esserveli presi. Circa alle vostre spese, aggiunse mettendo la mano alla scarsella, vi sono modi più efficaci di mettere in regola questa faccenda. Ignoro a quanto possan montare; ma eccovi la mia borsa, pagatevi secondo la vostra coscienza. " Nel medesimo tempo offerse al sedicente capitano una borsa, entro la quale stavano poche monete d'oro; e l'altro stendea la mano per prenderla, quando gli fermò il braccio Bucklaw. " Vedo Craigengelt che le vostre dita hanno prurito di spassarsi su quella reticella di seta verde, ma se avessero la disgrazia di toccarla, vi giuro che le taglio con un colpo di sciabola. Io so che non vi è dovuto nulla. Poichè il sere di Ravenswood ha cambiato d'avviso, nulla havvi che l'obblighi a seguitarci, e a noi non torna il rimanerci più lungamente in questo luogo. Mi permetta però dirgli........ " " Ditegli quel che vorrete, lo interruppe il Capitano, ma lasciatemi prima fargli conoscere gli sconci ai quali si espone coll'abbandonare la nostra società; i pericoli che corre restando qui; gli ostacoli che troverà nel voler presentarsi convenientemente a Versailles e a S. Germano, se non va in Francia scortato da persone che abbiano corrispondenze utili in quel paese. " " E il dispiacere, continuò Bucklaw di non aver fatto conto dell'amicizia di uomini........ o almeno d'un uomo di onore. " " Signori, permettetemi il farvi osservare anche una volta che vi è piaciuto il dare alla nostra unione momentanea maggior importanza di quanta io abbia avuto disegno d'attribuirgliene. Quando vorrò trasferirmi ad una Corte straniera, non avrò d'uopo, nè di un avventuriere imbroglione, nè di un uomo di testa calda che mi presentino. " E senza aspettare risposta, uscì della stanza, montò a cavallo e partì. " Per dio! sclamò Craigengelt. Ecco andata al diavolo la mia recluta! " " Sì, capitano, disse Bucklaw. Il pesce ha portato via l'amo e la lenza. Quanto a me, è necessario che gli vada dietro, perchè si è spiegato con più insolenza di quanto il mio stomaco può digerire. " " Volete che vi accompagni? " gli chiese il Capitano. " No, no; statevene al canton del fuoco, finch'io ritorni. Correreste rischio di buscare qualche frustata: " Detto ciò uscì cantando. " Presso al fuoco la bagascia Per mal tempo non s'ambascia. " CAPITOLO VI. " Due parole. In petto hai core? " Va; provvediti un acciaro, " E vien meco su quel poggio. " Là vedrò, se ti sia caro, " Ch'io t'estimi un uom d'onore. " _Antica ballata._ Il sere di Ravenswood essendosi accorto del caso occorso al suo cavallo di maneggio, ripartì sulla chinea che lo avea condotto fin lì, e per usarle riguardo andava di passo nell'allontanarsi dalla _Tana della volpe_ per tornare nella sua vecchia torre di Wolfcrag, quando intese dietro di se il rumore di un cavallo che galoppava. Volgendosi, vide il giovine Bucklaw che lo seguiva e l'avrebbe raggiunto prima, se innanzi partire dalla _Tana della volpe_, non si fosse lasciato vincere dalla tentazione possentissima d'insegnare al mozzo di stalla la ricetta per guarire il cavallo zoppo. Cercò questi nondimeno di riguadagnare il tempo perduto col correre di gran galoppo, e trovò Ravenswood in un luogo ove la strada attraversava una vasta palude. " Fermatevi, signore, disse Bucklaw. Io non sono un agente politico, un capitano Craigengelt, la cui vita è troppo importante, perchè egli voglia arrischiarla in difesa del proprio onore. Ma mi chiamo il nobile Hayston di Bucklaw, e se qualcuno mi insulta con una parola, con un gesto, con un guardo, dee rendermene conto. " " Tutto questo va benissimo, sig. Hayston di Bucklaw, rispose il sere di Ravenswood con tuono oltre ogni dire indifferente e tranquillo; ma io non ho alcuna lite con voi, nè bramo averne. Ecco la mia strada; quella là, se non m'inganno, è la vostra; le strade che noi due seguiamo in questo mondo, non sono meno opposte, cred'io. Perchè cercare d'impicciarci scambievolmente? " " Perchè, rispose impetuosamente Bucklaw, perchè mi avete fatto un insulto che io non posso e non devo soffrire. Voi ci avete chiamati avventurieri imbroglioni. " " La vostra memoria vi serve male, signor Bucklaw; ricordatevi meglio le circostanze; al vostro compagno solo io applicai questo predicato, e mi appello a voi, se egli lo meriti. " " E che cosa fa questo, signore? In quel momento egli era mio compagno, e niuno insulterà mai il mio compagno, o torto o ragione che abbia, sintanto che resta meco. " " Se così è, signore, tornò a dire Edgardo col medesimo sangue freddo, voi dovreste scegliere meglio la vostra compagnia, o probabilmente avrete molte faccende, se vorrete farvi il campione di tutti quelli coi quali vi collegate. Fate a modo mio, tornate a casa vostra dormite bene, e domani vi sveglierete più ragionevole. " " No, no, signor mio. Voi non sapete con chi vi abbiate che fare; le grandi arie e le belle frasi non vi caveranno d'imbarazzo con me. Poi, mi avete chiamato uomo di testa calda, e bisogna ritrattare questa parola prima che ci separiamo. " " In verità sarà difficile, se non mi porgete migliori ragioni di quelle che mi andate offrendo finora per convincermi che ho preso abbaglio nell'applicazione di questo secondo predicato. " " Ebbene, signore, poichè non volete nè giustificare l'incivile vostra espressione, nè ritrattarla, indicatemi il luogo ove dobbiam rivederci; altrimenti, ad onta del dispiacere che io proverei nel fare un tale affronto ad uomo del vostro grado, non potrei risparmiarvi quel gastigo che la vostra insolenza ha provocato. " " Vi libererò io da questo dispiacere, soggiunse Edgardo; ho fatto quanto io poteva per evitare uno scontro con voi; ora imputatene a voi medesimo le conseguenze. Se parlate sul serio, questo luogo può servir come un altro a conchiudere il nostro affare. " " Scendete dunque da cavallo e impugnate la spada, disse Bucklaw, che ne diede il primo l'esempio. Ho sempre pensato e sostenuto che siete un giovine valoroso; mi spiacerebbe se fossi costretto a cambiar linguaggio. " " Non ne avrete motivo, o signore, " disse Edgardo scendendo da cavallo, e mettendosi in parata. Tosto s'incrocicchiarono le loro spade, e nel principio del combattimento, grande apparve l'ardore di Bucklaw, molto avvezzo a tal genere di scontri, e che adoperava con abilità e destrezza singolare la spada. Ma questa volta, non potè dispiegare con vantaggio tutto il suo sapere nell'armi; perchè avendolo abbandonato il primo sangue freddo, e riscaldatosi a grado a grado, non fu più padrone di se medesimo, al veder l'aria di indifferenza e disprezzo con cui il sere di Ravenswood, dopo avergli sulle prime ricusata soddisfazione, venne indi a concedergliela con tanta prodezza. Trasportato dalla impazienza, nè pensando che ad assalire, mise più impeto che cautela nell'incalzar l'avversario. Ravenswood in vece, con altrettanta abilità, e maggior calma, si tenne principalmente alla difesa, evitando persino di profittar dei vantaggi che la temeraria foga di Bucklaw gli avea più di una volta somministrati. Finalmente il secondo, avendo voluto con nuovo accanimento lanciarsi sull'avversario, Edgardo si giovò dell'istante per fargli saltare fuor di mano la spada, ed essendo quel terreno sdruccioloso, la violenza del colpo fece cadere Bucklaw sull'erba fitta e corta che copriva il campo della battaglia. " Vi concedo la vita, o signore, disse Ravenswood. Procurate di emendarvi, se questo è possibile. " " In verità, parlando schietto, la credo cosa difficile (disse Bucklaw alzandosi lentamente, levando da terra la sua spada, e di tale esito del combattimento scompigliato meno di quanto avrebbe potuto aspettarsi dall'impeto con cui erasi cimentato). Vi ringrazio, aggiunse; eccovi la mia mano; siate certo che non conservo alcun rancore contro di voi, benchè mi abbiate vinto, e benchè sia costretto a riconoscervi mio maestro nell'arte dell'armi. " Ravenswood fisò il guardo sopra di lui, e porgendogli indi la mano: " Bucklaw, disse, voi siete un giovine generoso, e non vi ho fatto giustizia. Vi domando, lealmente e di tutto cuore, perdono dell'espressione che vi ha offeso. L'ho usata senza considerazione, e in un momento di vivacità; ma son convinto che io ebbi torto nell'avervela appropriata. " " Dite da vero, brava creatura? disse Bucklaw riprendendo quel suo tuono libero e non curante che lo contraddistingueva. In fede mia, non mi aspettava questo da voi; perchè si dice che, per massima generale, non siate inclinato a ritrattare nè le vostre opinioni, nè i vostri discorsi. " " É vero; quando però, per concepir le opinioni o per tenere i discorsi, ho avuto il tempo di ben ponderarli. " " Eh! vedo che, tenendo conto di tutte le cose, voi siete più saggio di me; perchè io per prima cosa do soddisfazione battendomi, salvo a spiegarci con parole in appresso. Se l'un dei due resta morto, allora tutti i conti sono finiti. Altrimenti, gli uomini non sono mai tanto disposti alla pace come dopo la guerra. -- Ma che cosa vuole quel ragazzo che viene verso di noi e strilla più di una cornacchia? Quanto avrei pagato che fosse venuto alcuni minuti più presto!... E poi no; già questo affare un giorno o l'altro dovea finirsi. Tanto vale che sia terminato così. " Intanto ch'egli parlava in tal guisa, il ragazzo correa con tutta quella velocità che poteva esser propria del meschino asinello su di cui cavalcava, continuamente accarezzandolo con un grosso e nodoso bastone. " Signori, signori! (esclamò mandando innanzi la sua voce a guisa degli eroi di Ossian) salvatevi; perchè la moglie dell'ostiere mi ha ordinato di dirvi che la sua casa si è empiuta di gente; che è stato arrestato il capitano Craigengelt; che cercavano anche il signore di Bucklaw e che farete molto bene scappando alla presta. " " Ti sono obbligatissimo dell'avviso, mio bel giovinetto! tieni, ecco una bella moneta di dodici soldi in compenso delle tue fatiche, e ne darei due di tutto cuore a chi mi indicasse la strada che devo tenere. " " Io, Bucklaw, disse Ravenswood; venite in casa mia; c'è nella mia vecchia torre un luogo, ove sfido l'abilità di mille spie a discoprirvi. " " No, no, generoso amico; sarebbe un mettervi nell'imbarazzo; e a meno che non siate a quest'ora intricato come io nelle reti de' giacobiti, non sarà mai per fatto mio che ci entriate. " " Non vi prendete pensiero di ciò; non ho nulla da temere. " " Quando poi sia così, accetterò senza cerimonie la vostra offerta; perchè, a dirvela, non so il luogo di ritrovo, ove Craigengelt dovea condurci questa sera; e sono ben certo, che costui, caduto in mano della giustizia, dirà, per salvare il suo collo, la verità su quanto riguarda me, e una ventina di bugie sopra di voi. " Tornati indi a cavallo; si allontanarono congiuntamente, evitando la strada più battuta, e seguendo viottoli paludosi e poco noti, che la consuetudine della caccia avea fatto ad essi imparare, ma per mezzo ai quali, tutt'altre persone, sarebbersi facilmente smarrite. Tacquero alcun tempo, marciando velocemente quanto la stanchezza del cavallo di Ravenswood lo permetteva, sintanto che le tenebre della notte ben addensate fossero attorno di essi. Allora moderarono il passo dei cavalli e per la sopravvenuta difficoltà di conoscer la strada, e perchè finalmente si credeano sicuri dalle persecuzioni e dagli sguardi di chicchessia. " Or che possiamo respirare un poco più, disse Bucklaw, io vorrei farvi una interrogazione o Ravenswood. " " Parlate, questi rispose; ma mi permetterete di non rispondervi se non trovassi ciò conveniente. " " La mia domanda è semplicissima; in nome del demonio! quale strambellata ragione può avere indotto un uomo sollecito al pari di voi della sua riputazione, a mettervi in brigata con un cialtrone come Craigengelt, e con una cattiva testa come Bucklaw? " " Perchè io era disperato e cercava compagni che non lo fossero meno di me. " " Allora poi, perchè lasciarne così repentinamente quando cominciavamo appena a far conoscenza insieme? " chiese di nuovo l'ostinato interrogatore. " Perchè avea cambiato d'intenzione, e rinunziato, almen per adesso, al mio disegno. Ora che ho risposto francamente alle vostre domande, vogliate, la vostra volta, rispondere alle mie. Come è possibile che io vi abbia trovato in compagnia di Craigengelt, così inferiore a voi e per nascita, e per sentimenti? " " Vel dico in due parole, rispose Bucklaw: perchè sono un pazzo, un giuocatore disperato. Terreni, rendite, danaro, il giuoco si è divorato tutto. La mia prozìa, lady Girnington, ch'io credeva veder morir da un minuto all'altro, di improvviso ha tornato ad innamorarsi della vita, e sta meglio che non sia stata giammai. Or dunque, io non potea sperare di guadagnar qualche cosa che in un cambiamento di governo. Al tavoliere del giuoco, io avea imparato a conoscere Craigengelt: costui vide il mio stato, e siccome il diavolo ne sta sempre alla vita, mi contò mille storie sulle credenziali che avea da Versailles, mi promise che avrei una patente di capitano, appena giunto a Parigi, e ho fatta la pazzia di lasciarmi trappolare da lui; son certo che in questo momento sta tessendo innanzi ai giudici una filastrocca di racconti, un più bello dell'altro, intorno la mia persona. É proprio così, Ravenswood; questo è quanto m'hanno fruttato il vino, i dadi e le donne, i galli, i cani e i cavalli. " " É pur troppo vero; Bucklaw, voi vi siete nudrito in seno i serpenti che vi tormentano adesso. " " Questo è parlare da oracolo; ma, non ve n'abbiate a male, anche voi vi siete nudrito in seno un serpentaccio grosso grosso, che ha inghiottiti tutti gli altri, e che è tanto sicuro di divorar voi, quanto la mia mezza dozzina di serpentucci è sicura di mangiarsi tutto ciò che rimane a Bucklaw, cioè, quanto si trova tra il suo berrettone e le calcagna de' suoi stivali. " " Non mi dorrò mai, se vi prendete una libertà della quale vi ho dato io primo l'esempio, riprese a dire il sere di Ravenswood. Ma per parlare senza metafora, quale è questa passione mostruosa che, a dir vostro, io mi nudrisco nel seno? " " L'amore della vendetta, signor mio. Credete forse che non possa fare la sua buona comparsa, in mezzo alle passioni del vino, del giuoco, delle donne ec, ec? É una passione niente più cristiana, e molto meno innocente dell'altre. Infine poi, è molto meglio il rompere una siepe per essere in agguato quando sbuca una damma, che star alla posta d'un povero vecchio per mettergli non so quante palle nel cranio. " " Dio mi guardi dall'aver mai una simile idea! soggiunse il sere di Ravenswood. Sull'onor mio non ebbi questa intenzione. Solamente, prima di abbandonare la terra che mi ha veduto nascere, io volea confondere l'oppressore di mia famiglia, rinfacciargli la sua tirannide, e le conseguenze tremende che ne erano derivate. Gli avrei fatta la dipintura delle sue ingiustizie, e portato nella sua anima il turbamento e i rimorsi che sarebbero stati eterni compagni del viver suo. " " Oh divisamento assai innocente per se stesso! riprese a dire Bucklaw; ma il vecchio vi avrebbe afferrato pel collo, avrebbe chiamato aiuto, e allora, invece di portare il turbamento nella sua anima, avreste potuto mandare qualche cosa di piombo nelle sue cervella, se non avessero bastato i vostri sguardi e gesti furiosi ad estinguere quella fiammella di vita che ancor gli rimane. " " Avete voi dimenticata la barbarie di costui, e i miei patimenti? Ignorate forse, quanti mali la sua fredda crudeltà ha adunati sopra il mio capo? La mia famiglia distrutta, le mie sostanze rapite, un tenero padre morto di dispetto fra le mie braccia, ecco le immagini che giustificano, che comandano la mia vendetta! Ma come? In altri tempi, uno Scozzese, che dopo avere ricevuti oltraggi così crudeli, fosse rimasto tranquillo, non sarebbe stato giudicato uomo indegno di parteggiare per un amico, d'impugnar l'armi contro un nemico? " " Per bacco! ci ho gusto, quando vedo che il diavolo non adopera i suoi congegni sol contro di me; pare che il mariuolo non faccia male le sue prove per tirare anche voi ne' suoi trabocchelli. Ascoltatemi; tutte le volte che io sono in procinto di commettere qualche grande bestialità, costui me la dipinge sempre come l'azione la più nobile, la più generosa, la più necessaria, e io sprofondo sino al fianco in mezzo al pantano prima d'accorgermi d'essere in terren paludoso. Nella stesa guisa voi avreste potuto divenire assass....... voglio dire uccisore di un uomo, e ciò meramente per tributare rispetto alla memoria di vostro padre. " " C'è più giudizio in questo discorso, di quanto al vedere la vostra condotta, o Bucklaw, si poteva aspettare da voi. Ah sì! è vero. I nostri vizj s'introducono nella nostra anima sotto forme esterne, così seducenti come la superstizione ci rappresenta le forme di que' demonj detti _incubi_ e _succubi_, la cui naturale laidezza noi scopriamo soltanto dopo averli teneramente stretti fra le nostre braccia. " " Ma noi possiamo sempre scacciarli da noi, disse Bucklaw, ed è quello che voglio far io un di questi giorni, vale a dire, quando lady Girnington sarà morta. " " Avete mai udito quel proverbio del teologo inglese: _L'inferno è selciato di buone intenzioni_? Si fa più presto a formarle che a metterle in pratica. " " Ebbene, comincerò questa sera la mia riforma, e mi obbligo a non bere più di un fiaschetto di vino, a meno che il vostro Bordò non fosse di una qualità straordinaria. " " Non dubitate, amico, che la mia cantina non vi darà grandi tentazioni. Anzi, non so se io possa offrirvi null'altro che il coperchio d'un tetto. I nostri vini, le nostre vettovaglie sono state consumate per la cerimonia funebre. " " Possa passare un secolo prima che vi sia bisogno di rinovarle a tal fine! ma mi sembra che non avreste dovuto in occasione di esequie votare fino l'ultima botte. La è cosa che porta sfortuna. " " E quando potrò mai essere più sfortunato di quel che lo sono in questo momento? sclamò Ravenswood. Ma ecco la mia antica dimora, e quanto vi è dentro è a vostra disposizione. " Lo strepito sempre crescente dell'onde del mare, gli avvertivano che erano vicini agli scogli, sulla cima de' quali gli antenati di Ravenswood aveano fabbricata la lor fortezza. Dopo non aver fino allora mandato che una morta luce, la luna uscì d'improvviso raggiante in mezzo alle nubi, illuminando la torre ignuda e deserta, situata sopra una rupe che sporgea verso il mare, e contro di cui venivano ad infrangersi i flutti dell'oceano germanico. Scosceso, inaccessibile e circondato d'acqua era da tre lati quel masso. Unicamente dalla banda che avea in prospetto la terra, era stato in origine fortificato da una fossa e da un ponte levatoio; ma il ponte non era più che rovine e rottami; la fossa, colmata in gran parte, permettea ad un uomo a cavallo l'attraversarla per venire nel cortile, cinto da due lati di diroccamenti, di scuderie e d'altri edifizj, e verso terra difeso da un muro merlato. Tenea il quarto angolo la torre medesima, che tanto men larga quanto più alta, e fabbricata di grige pietre allor percosse dai raggi della luna, inalzavasi quasi spettro lugubre di un enorme gigante. Difficilmente uom potea immaginare alcuna cosa più tetra, più selvaggia, più trista di questa abitazione. Il rauco e prolungato fracasso de' flutti che battevano lo scoglio eccitavano nell'orecchio un senso corrispondente all'impressione che il sito faceva agli sguardi; spettacolo uniforme di lutto e di desolazione che attristava, metteva orrore e paura. Benchè non fosse molto innoltrata la notte, nulla indicava che in quell'albergo della mestizia abitasse alcuna creatura vivente se non se una languidissima luce che partiva da una sola di quelle strette finestre forate ad altezze e distanze irregolari entro le mura della rocca, luce che parea mandata da una lampada vicina ad estinguersi. " Là è la stanza del solo servo che rimanga tuttavia alla casa di Ravenswood, disse il giovine rappresentante di essa, ed è stata una fortuna che io l'abbia conservato, perchè altrimenti avremmo rischiato di non trovare nè lume, nè fuoco. Ma seguitemi con cautela; il sentiero è stretto, nè offre passaggio a più d'un cavallo di fronte alla volta. Di fatto questo viottolo attraversava una spezie d'istmo, e alla estremità di tale penisola era situata la torre, edifizio nella cui fabbrica e diletti, e agiatezze, e persino riguardi di utilità vennero sagrificati all'uopo di ben munirla e difenderla. Tale era l'uso di tutti i Baroni scozzesi, i quali, così nella scelta delle loro dimore, come nei lavori di costruzione per potervi abitare, non aveano che una sola cura, un solo pensiere, quello cioè di renderle inaccessibili. Mercè d'aver usate tutte le avvertenze che gli avea raccomandate il proprietario di sì lugubre soggiorno, Bucklaw si trovò sano e salvo in mezzo al cortile; ma benchè Ravenswood picchiasse con raddoppiati colpi alla porta della torre, e con quanto fiato aveva in corpo, gridasse a Caleb di scendere per aprire, rimase lungo tempo senza ricevere alcuna risposta. " Diavolo! incominciò a pensare; o il vecchio è morto, o lo ha preso qualche vertigine; lo strepito che io fo avrebbe destati i sette dormienti. " Finalmente si udì una voce tremula e timorosa che rispondea balbettando, " siete voi, vostro Onore? É il sere di Ravenswood? " " Sì son io, Caleb, fa presto ad aprire la porta. " " Ma ditemi, siete veramente voi in carne ed ossa? Perchè vorrei piuttosto veder cinquanta diavoli che lo spettro, o lo spirito del mio padrone. Sicchè foste anche il padrone, non una, ma dieci volte, se non siete sotto forma umana, con tutti i vostri requisiti d'uom vivo, state in là. " " Son io, vecchio pazzo, riprese a dire Ravenswood, io medesimo in corpo ed in anima, benchè non ti giuri che cosa io potrei essere fra poco se mi lasci più a lungo morire di freddo. " Il lume che rischiarava una specie di abbaino nella parte più alta della torre, disparve allora, e facendosi vedere a mano a mano di finestra in finestra, diede a comprendere che chi lo portava stava scendendo una scala a lumaca, scavata entro una delle torricelle che ornavano gli angoli del vecchio edifizio. Col lento suo camminare si tirava addosso alcune esclamazioni d'impazienza per parte di Ravenswood, e alcune più significanti imprecazioni che gli mandava addietro il men tollerante Bucklaw. Il nostro Caleb si fermò nuovamente prima di levare il catenaccio chiedendo anche una volta, se fossero veramente uomini fatti di creta a guisa degli altri coloro che volevano entrare in quell'ora sì tarda. " Se ti fossi vicino senza tramezzo, vecchio balordo, esclamò Bucklaw, ti farei ben vedere con incontrastabili prove che io sono di carne e d'ossa come sei tu. " " Apri la porta, Caleb, " aggiunse con più umano tuono il padrone, e ciò tanto per usar riguardo ad un vecchio e fedel servitore, quanto mosso da un'altra considerazione; vale a dire che le minacce non avrebbero giovato di nulla, fintanto che tra Caleb e le persone che gli parlavano, fosse stata di mezzo una grossa porta di quercia foderata di ferro. Finalmente Caleb, con tremebonda mano, sollevò le sbarre, aprì la pesante porta, rimase immobile per un istante dinanzi ai due sopraggiunti. I suoi capelli grigi, corti e assai diradati, il fronte calvo, i lineamenti solcati dalle rughe della vecchiaia, ma significanti ed espressivi, erano illuminati dalla luce della lampada ch'ei tenea con una mano, luce che tutta portavasi sul suo volto, perchè rimandata dall'altra mano con cui difendea la fiamma della lucerna dal vento. Lo sguardo timido, e in un rispettoso, ch'ei girò attorno di se, l'effetto di quella luce concentrata che illuminava la fisonomia e i capelli bianchi del vegliardo, avrebbero potuto somministrare argomento ad un bellissimo quadro: ma i nostri viaggiatori erano troppo impazienti di mettersi al sicuro dal temporale che minacciavano le nubi addensatesi sull'orizzonte; per aver voglia d'intertenersi in pittoresche contemplazioni. " Siete voi, mio caro padrone? Siete veramente voi? il vecchio servo si fece a dire. Sono afflitto, non potete credere quanto afflitto, che voi abbiate aspettato sì lungo tempo alla porta del vostro castello: ma chi si sarebbe immaginato che tornereste sì presto e accompagnato da un signor forestiere? " Qui fece pausa, per volgere il discorso a qualche abitante del castello, situato nell'andito, in modo che nol vedessero quei di fuori, e parlava, o almeno credea parlar sotto voce, perchè non l'udissero i due amici che tuttavia rimaneano nel cortile. " Misia, mia cara Misia, per amor di Dio, movetevi e allestite un po' di fuoco alla presta; prendete quel vecchio sgabello da tre' piedi, o qualunque altro arnese che vi vien per le mani, tanto da fare un po' di fiamma. " Poi volgendosi al padrone. " Mi spiace, soggiugnea, che non saremo provvedutissimi di vettovaglie, perchè non vi aspettavamo che da qui a qualche mese, e allora avremmo procurato di ordinare tutte le cose per ricevervi cogli onori dovuti al vostro grado e alla vostra nascita. Nondimeno........ " " Nondimeno, Caleb, disse Edgardo, è necessario che ci trattiate alla meglio noi e i nostri cavalli; non vi mettete pena, sapremo adattarci alle circostanze. Spero non sarete in collera, perchè mi rivedete più presto di quello che credevate. " " In collera, Milord!..... perchè voi sarete sempre Milord a giudizio di tutti i galantuomini, come i nobili vostri maggiori lo sono stati per trent'anni, senza il bisogno di domandar licenza di portar questo titolo a un _wigh_..... In collera per vedere il lord di Ravenswood di ritorno in uno de' suoi castelli!...... Poi volgendosi di nuovo con voce sommessa, come prima, alla sua invisibil compagna: " Misia, ammazzate la gallina che cova, già non avete bisogno di scegliere, e mettetela allo spiedo. -- Non è questa la migliore delle nostre abitazioni (e in dir ciò si volgeva a Bucklaw): ma è quanto abbisogna al lord di Ravenswood in questi momenti di turbolenza, quando non gli piace abitare nelle sue signorie principali. Poi questa torre è una fortezza eccellente, rispettabile per la sua antichità, e tutti i Nobili stranieri che vi hanno ricevuto ospizio, non si sono mai stati dall'ammirarne le esterne bellezze. " " E vedo che volete lasciarci il tempo di soddisfare la nostra ammirazione " lo interruppe Edgardo, che però non potè a meno di sorridere sulle astuzie adoperate dal vecchio per tenerli alla porta, intanto che la sua confederata Misia facesse di dentro gli apparecchi necessari a riceverli. " Oh! ne importa poco delle bellezze esterne della casa, mio caro amico, disse Bucklaw; vediamo piuttosto le interne, e credo che nemmeno ai nostri cavalli dispiacerà di conoscere la scuderia. " " Oh è ben giusto, signore!...... sicuramente non v'ha nulla di più giusto. Milord, e uno de' suoi onorevoli compagni..... " " Ma i nostri cavalli, caro amico, i nostri cavalli diverranno bolsi, se li lasciate intirizzir qui dopo la corsa che hanno fatto; e il mio è un buon cavallo, che non vorrei, per bacco, mi andasse al diavolo. Dunque, mio caro galantuomo, vel ripeto, pensate alle bestie, fosse anche a pregiudizio dei loro padroni. " " Come? a pregiudizio dei padroni? Quasi che qui non ci fosse gente abbastanza.... adesso, adesso! chiamo subito i mozzi di stalla (e qui Caleb mise fuori una voce di Stentore che rintronò per tutta la torre). Su via! Giovanni! Guglielmo! Saunders! I bricconi saranno usciti, o forse andati a coricarsi (aggiunse dopo avere aspettata per qualche tempo una risposta che ben sapea di non ricevere). Già tutte le cose vanno alla peggio quando il padrone è lontano; ma avrò cura io medesimo de' vostri cavalli. " " Farete, cred'io, saviamente, soggiunse Ravenswood; altrimenti le povere bestie correrebbero rischio di non trovare alcuno che le governasse. " " Zitto! Per l'amor di Dio, zitto! (Si fece Caleb all'orecchio del padrone parlandogli in tuon supplichevole.) Se non v'importa dell'onor vostro, abbiate cura almeno del mio. Fo già abbastanza fatica a dare un aspetto decente alle cose, a furia di inventare storielle. " " Via, via! non occorre lambiccarvi tanto il cervello, mio caro Caleb, gli disse il padrone; conducete i cavalli nella scuderia. Spero che vi sarà un po' di fieno e di biada. " " Oh! molto fieno e molta biada! (le quali parole furono pronunziate a voce alta e con altero tuono da Caleb, che riserbò le successive per dirle all'orecchio del suo padrone). Dopo i funerali non ho trovato che alcune misure di biada e un po' di paglia sminuzzata in un angolo della scuderia. " " Va bene (disse Edgardo; togliendo la lucerna di mano al servo, che mostrava ripugnanza a cederla). Mi assumo io di mostrar la strada al mio ospite. " " Ma vi pare, Milord? Non lo permetterò mai. Se voleste solamente aver cinque o sei minuti, o tutto al più un quarto di ora di pazienza, e divertirvi contemplando la superba veduta che si vede di qui, tanto che io pensassi ai cavalli, sarei subito dopo, presso le Signorie vostre per introdurle nel castello con tutti i riguardi dovuti; e poi nell'assenza di Milord, ho chiusi sotto chiave i candelabri d'argento, questa lucerna non è assai bella..... " " Oh! sapremo contentarcene, disse Edgardo, e quanto a voi, non ne avete bisogno nella scuderia, perchè, se ben mi ricordo; il tetto ora è messo in gran parte a giorno. " " É vero, Milord " rispose il fedel servo, aggiungendo subito con molta prontezza di spirito: " La è una gran mala genìa questi falegnami e questi muratori! Credereste voi che da quando partiste, non si son lasciati vedere per aggiustarlo? " " Se le disgrazie della mia famiglia, fossero cose da riderci sopra, disse Edgardo rimasto solo coll'ospite, il povero Caleb mi somministrerebbe ampia materia di riso. Egli ha la passione di dipingere tutte le cose che riguardano il formale e il materiale della mia povera casa, non come sono, ma come, secondo lui dovrebbero essere, e, a parlarvi schietto, ho spesse volte ammirati gli espedienti che il buon vecchio sa prendere per supplire alla mancanza di quanto gli sembra essenziale all'onore della mia famiglia, e le scuse ancora più ingegnose che sostituisce a quelle cose che con tutta la sua sollecitudine non ha potuto trovare. Ma in verità, quasi mi spiace adesso che non ci abbia accompagnati: perchè mi accorgo che, comunque la torre non sia vastissima, durerò qualche fatica a trovare la stanza dove ha fatto accendere il fuoco. " Così dicendo, aperse la porta del salone. " Vedo che non è qui " aggiunse soffocando un sospiro. Di fatto quella sala offeriva una prospettiva trista e deplorabile, oltre ogni dire. Uno stanzone in volto, la cui soffitta era di travi grossolanamente scolpite, che s'incrocicchiavano le une coll'altre, vedeasi appuntino nello stato medesimo, in cui Ravenswood lo lasciò, dopo il banchetto successivo ai funerali del padre; la grande tavola di quercia era coperta ancora di brocche rovesciate, di tazze di terra, o di stagno, di quelle poche di vetro salvatesi dall'entusiasmo de' convitati, che per dare più forza ai lor brindisi le gettavano in aria, onde vedeasi ancora ingombro de' lor frantumi il pavimento di pietra. Quanto ai vasellami più fini o agli argenti, che gli amici o i congiunti aveano prestati in tale occasione, questi erano stati solleciti a riportarseli seco, appena terminato quel baccano così sconvenevole, come fuor di proposito. Nulla in somma in questo stanzone offeriva il menomo indizio di opulenza, e, teatro poco anzi di un allegro convito, non era più che un luogo di lutto e di desolazione. Gli apparati di panno nero, che nel tempo della cerimonia funebre tennero luogo delle vecchie tappezzerie, erano stati staccati in parte, e pendeano lungo le pareti in irregolari festoni, che lasciavano vedere per intervalli le pietre scabre e grossolane di quelle vecchie muraglie. Le scranne rovesciate, o sparse qua e là additavano la confusione e il disordine che regnarono in quel funebre banchetto. " Questa stanza, dicea Ravenswood, tenendo alzata la lucerna, questa stanza, sig. Bucklaw, fu consacrata alla dissipazione, quando avrebbe dovuto esserlo al dolore e alla tristezza; egli è giusto che il dolore vi regni a sua volta; spiacemi che ciò sia allor quando voi dovreste essere accolto in mezzo alla gioia. " Abbandonato questo lugubre appartamento, salirono la scala. Dopo avere aperte inutilmente due o tre porte, Ravenswood, entrò finalmente in una picciola anticamera coperta di stuoie, ove con grande loro soddisfazione trovarono un buon fuoco, che Misia, mercè qualche espediente della natura di quelli suggeritile da Caleb, era pervenuta presto ad accendere. Contentissimo finalmente di trovare una stanza molto migliore di quanto gli facea sperare il rimanente del castello che avea veduto, Bucklaw si sentì rincorare, e fregandosi le mani vicine al fuoco, ascoltava con tutta l'immaginabile compiacenza le scuse che si credè in obbligo di fare il sere di Ravenswood. " Voi non troverete qui l'agiatezza; io non so che cosa ella sia, ed è lungo tempo che queste mura non la conoscono, se pur l'hanno mai conosciuta. Un ricovero, e sicurezza, ecco tutto quanto mi è lecito di promettervi. " " Cose eccellenti davvero! rispose Bucklaw, e con una boccata di pane e un bicchier di vino, sono assolutamente quanto di meglio io possa desiderare. " " Ma ho paura, soggiugnea Ravenswood, che facciamo una magra cena; odo Caleb e Misia che sono in grave consulto a tale proposito. Il povero Balderston ha la disgrazia di essere un po' sordo, e quasi tutti i suoi _a parte_ sono intesi dall'intera udienza, e singolarmente da quelle persone alle quali gl'importerebbe più di nascondere i suoi segreti maneggi: state ad ascoltare. " Prestarono di fatto attenzione, e fu udita la voce del vecchio servo che, a quanto parea, stava discutendo con Misia. " Fate come potete meglio, la mia donna, come potete meglio! Non è difficile il dar buon aspetto alle cose. " " Ma, mio dio? Dare in tavola la gallina che cova! Sarà dura come corda da violino o cuoio battuto. " " Direte allora che avete fatto uno sbaglio, uno sbaglio, mia cara Misia! (La confortava con voce manierosa e supplichevole il fedel siniscalco). Prendetevi tutte le colpe addosso di voi; il punto essenziale sta nel salvar l'onore della famiglia. " " Ma signor iddio, la gallina che cova! (tornò a ripetere l'ostinata Misia) voi sapete bene che ha i suoi pulcini nel forno in fondo al cortile, e andando là da quest'ora temo di veder qualche Spirito; e se non vedessi lo Spirito, non vedrei nemmeno la gallina, perchè è notte scura come il fondo d'un pozzo, e in tutta la casa non vi sono altri lumi fuor di quella benedetta lucerna che si è presa il nostro padrone. Mettete poi ancora che trovassi la gallina. Non bisogna spennarla, votarla, farla cuocere? E come venir a capo di tutto questo, mentre stanno seduti vicino al solo fuoco che abbiamo? " " Via, via, Misia! il vecchio servo soggiunse; lasciate operare a me; vado a vedere se vi fosse modo di portar via destramente la lucerna da quella stanza. " Caleb Balderston entrò dunque pian pianino nella stanza, senza immaginarsi nemmen per sogno, che fosse stato inteso il dialogo da lui avuto con Misia, " Ebbene, Caleb, mio vecchio amico, c'è qualche speranza di cena? " Chiese il sere di Ravenswood. " Qualche speranza di cena! o Milord? (ripetè Caleb vivamente offeso dal dubbio che in una tale interrogazione si racchiudeva) qualche speranza di cena! Come è possibile dubitarne in casa di vostra Grazia!....... Ma io capisco bene, la Signoria vostra in questo momento non amerà carne di beccheria. No, no, si conviene qualche cosetta di più dilicato. Per esempio, abbiamo una quantità grande di polli che aspettano solo di essere messi allo spiedo..... Presto, Misia, un cappone ben grasso, " gridò colla sicurezza di uomo che sapesse piena la dispensa di ogni genere di vettovaglie. " Non c'è bisogno di questo, entrò in campo Bucklaw, che credette caritatevole dovere sollevare il povero intendente di una parte di queste inquietudini. Se voi avete solamente qualche poco di carne fredda, un pezzetto di pane........ " " Panettini di avena che fa voglia il vederli, sclamò Caleb, che da un gran peso sentivasi alleggerito; e quanto a carne fredda, grazie a dio, non ce ne manca. É ben vero che dopo il funerale le carni con gelatina, i pasticci, tant'altre vivande ghiotte furono dispensate ai poveri, come è costume; ma nondimeno...... " " Orsù, Caleb, disse Edgardo, veniamo ad una conclusione. Dateci da mangiar quel che avete e mettete da un canto le scuse. Il mio amico, il giovine sig. di Bucklaw, non si mostrerà uom difficile ad essere contentato; egli ha motivi per volersi tener nascosto, e voi comprendete...... " " Oh! comprendo benissimo, ottimamente (rispose Caleb chinando il capo e facendosi ad ogni istante più sereno in fisonomia), quand'è così, il vostro signor ospite non troverà molto da ridere sull'ordinamento attuale di questa casa, poichè, a quanto sembra, non è dunque in migliori panni di noi...... Non dico già che noi siamo in cattivi panni (soggiunse tosto ritrattando la confessione che si era lasciata sfuggire in quel primo impeto di contentezza). Solamente ho inteso dire che siamo un nulla, in confronto di quello che siamo stati e di quello che dovremmo essere. Ma per tornare al discorso della cena...... a che cosa servono qui i giri di parole?..... Vi è un resto di spalla di castrato che, tre volte, se è vero, si è fatta veder sulla tavola, ma già più è vicina all'osso, la carne è sempre più dilicata, come i loro Onori sanno ottimamente, e poi...... e poi vi è un pezzo di formaggio che si divora cogli occhi; poi del burro; oh! non si trova un burro compagno, se camminate dieci miglia attorno a queste vicinanze.... Poi..... Poi.... Ma vedo che le Signorie loro si contentano di queste cose per un semplice pasto ordinario. " Dopo di che, con incredibile sollecitudine, portò le anzidescritte vivande, collocandole con molta simmetrìa sopra una picciola tavola rotonda, a cui seduti i due amici, si fecero un dovere di onorare col buon appetito quel modesto banchetto. Intanto Caleb, standosi con solenne gravità in piedi dietro di essi, procurava a furia di complimenti supplire alla scarsezza di tale convito. Ma oh dio! tornò ben presto occasione per mettere a prova l'ingegno inventivo del povero nostro Caleb. Bucklaw, che avea già divorata una gran parte di quel pezzo di castrato, il cui osso quasi nudo era un contrassegno parlante che quella vivanda avea sostenuto più di un terzo assalto, incominciò a chiedere birra. " Per dire il vero, rispose Caleb, avrei scrupolo a lodarvi la nostra birra. Il concio era di cattiva qualità, ed è un poco inacetita; ma credo, signore, che non abbiate spesse volte gustata un'acqua simile a quella della nostra torre. Un vero nettare! " " Ma se la vostra birra è cattiva, non potete darci un poco di vino? " soggiunse Bucklaw facendo contorsioni al solo udire il nome della limpida bevanda che Caleb con tanto calore raccomandavagli. " Vino! Rispose sfrontatamente Caleb; grazie a dio, non manchiamo mai di vino. Basta vi dica che due giorni fa..... Ah, possa una tal cerimonia non tornare giammai!.... Si è bevuto in questa casa più vino che non ne sarebbe necessario per mettere a gala un bastimento. Non si è mai mancato di vino in casa di lord Ravenswood. " " Portatecene dunque, in vece di parlarne " gli disse il padrone, e Caleb arditamente uscì di quella stanza. Tutte le botti vôte che si trovavano nella cantina, vennero scosse e voltate a mano a mano; egli lusingavasi alla più disperata di raccogliere tanto fondaccio quanto bastava ad empire una brocca assai capace che portata avea seco. Ma oimè! con troppa accuratezza erano state votate quelle botti, e ad onta di tutte le sollecitudini per levarle, e di tutte le fazioni che la sua perizia nell'impiego di cantiniere gli suggeriva, non potè unire che un mezzo boccale circa di liquido che potesse in qualche modo ad oneste persone offerirsi. Ma Caleb, come abilissimo generale, tal non era da abbandonare il campo di battaglia, senza aver pronto uno stratagemma per palliare la sua ritirata. Giunto alla porta della stanza dei commensali, intrepidamente buttò in terra un fiasco vôto, come se avesse intoppato, e maledicendo la propria dappocaggine, chiamò forte Misia, onde venisse a spazzar via il vino che non era mai stato versato; indi mettendo l'altro fiasco sopra la tavola, manifestava flebilmente la sua speranza che ve ne fosse ancora abbastanza per le loro Signorie. E ne rimaneva abbastanza di fatto; perchè lo stesso Bucklaw, comunque partigiano sviscerato del sugo di grappolo, dopo aver gustato una volta il vino di Wolfcrag, non ebbe il coraggio di accostarvi il labbro una seconda, e fu obbligato, contro ogni sua intenzione, a contentarsi di un bicchiere di quel limpidissimo nettare che già Caleb avevagli consigliato. Terminata questa bellissima cena, conveniva pensare agli apparecchi per dormire la notte, e dovendosi scegliere la stanza segreta per assegnarla al nuovo ospite, il nostro Balderston si trovò munito di un eccellente pretesto per dare spiegazione sul cattivo stato delle suppellettili ec. ec. " Di fatto, egli dicea, chi potea mai immaginarsi che, essendo noi così forniti di appartamenti, si dovesse aver ricorso alla stanza segreta? Non se n'era più fatto uso dal tempo della famosa cospirazione, nè ho mai ardito mostrarne a nessuna donna l'ingresso, perchè allora, e le Signorie vostre me lo concederanno, sarebbe rimasta stanza segreta per poco tempo. " CAPITOLO VII. " Entra, se il credi, sotto il mio tetto. " Non vedrai, sappilo, foco in cucina, " Non vino, o birra nella cantina; " Un po' di paglia sol è il mio letto, " L'acqua non manca, il pane è lesto; " Faremo a mezzo di tutto questo. " _Antica ballata._ Certamente il prodigo erede di Lino, allorchè, dissipate tutte le sue sostanze e ridotto ad abitar solo una casa deserta, formava in sua mente i concetti espressi nell'antica ballata, non doveva trovarsi in una disposizione d'animo molto dissimile da quella del sere di Ravenswood, confinato in questo soggiorno della tetraggine. Il secondo avea però un vantaggio sul figlio prodigo della canzone, ed era, che trovandosi in eguali strettezze, non dovea come l'altro incolparne la propria inconsideratezza. La miseria era il retaggio trasmessogli dal padre; e una nobiltà fattasi squallida, e un titolo, che l'urbanità poteva concedergli, la scortesia avea diritto di ricusargli, ecco quanto rimembrava ancora l'antico lustro della sua casa. Forse questa considerazione, malinconica per vero dire, ma che nondimeno può arrecare all'umana vanità qualche conforto, giovò quando spiravano le fresche salutari aure mattutine, a portar qualche tregua alle passioni tempestose che la sera innanzi avevano agitato l'animo del signore di Wolfcrag. Egli aveva allora la forza di passare in rassegna i diversi sentimenti che gli facean guerra, e di prendere la ferma risoluzione di combatterli e soggiogarli. Quel mattino tranquillo e rischiarato dai raggi del sole sgombro da nubi, rendea gradevole sin l'aspetto delle profonde valli che dalla banda di terra stavano di rincontro alla torre; intanto che dall'altro lato l'oceano maestoso, le cui onde azzurrine leggermente increspava un venticello orientale, fino all'orizzonte superbamente estendevasi. Il destarsi placido e sereno della natura eccita nel cuor dell'uomo, anche allorquando è più straziato da terribili affetti, una soave malinconìa; ed ha sovra esso un'influenza sublime, talvolta inspiratrice di azioni conformi affatto ai dettami dell'onore e della virtù. Dopo aver fatto col più scrupoloso rigore l'esame del suo cuore e de' suoi sentimenti, il primo pensiere di Edgardo fu di visitare Bucklaw nella stanza segreta che gli aveva assegnata. " Ebbene, Bucklaw, come vi sentite voi questa mattina? Gli disse entrando; che cosa vi pare di un letto sul quale dormì con sicurezza l'esule conte di Angusia, benchè perseguitato con tutta la veemenza dalla collera d'un re. " " Veramente, rispose Bucklaw, avrei torto se mi dolessi d'un appartamento di cui si è contentato un uomo sì grande. Però i materassi avrebbero potuto essere un po' più soffici; ho trovate le muraglie umidette; i sorci poi si sono mostrati morbinosi più di quanto avrei creduto pensando allo stato delle vettovaglie di Caleb. Penso ancora che, se quella finestra graticciata avesse le imposte, e questo letto le cortine, la stanza non sarebbe per questo meno gradevole. " " É sguernita assai, lo vedo, soggiunse Edgardo guardando attorno questa piccola stanzuccia; ma se volete alzarvi e seguirmi, Caleb si studierà di procurarvi una colezione migliore che non fu ieri sera la cena. " " Per amor del Cielo che non sia migliore! (disse Bucklaw alzandosi, e cercando di vestirsi alla meglio, e quanto l'oscurità della stanza segreta gliel permetteva). Che non sia migliore! torno a raccomandarvelo, se volete che io duri ne' miei divisamenti di riforma; la sola ricordanza della bevanda apprestatami da Caleb, è stata più efficace, che nol sarebbero venti prediche, a reprimere in me il desiderio di cominciar la giornata bevendo un sorso d'acquavite. E voi, mio caro ospite, avete assalito da prode il serpente che vi divora? Voi vedete che quanto a me sono in procinto di soffocare le mie vipere, l'una dopo l'altra. " " Se non altro ho cominciata la lotta, Bucklaw, e ho avuta la deliziosa visione di un angelo che scendeva in mio soccorso. " " Diavolo! Quanto a me non ho visioni da aspettarmi, a meno che mia zia lady Girnington non si risolvesse di licenziarsi da questo mondo; e allora, sarebbe la sostanza della sua eredità non l'apparizione della sua ombra, che potrebbe aver che fare sulle mie buone risoluzioni. -- Ma parliamo della colezione; ditemi, ci sarebbe mai dubbio Che il vaghissimo cervetto Da imbandirsene il banchetto, A spassar con gamba lesta Fosse ancor per la foresta, come dice la canzone? " " Vado a vedere, " rispose Edgardo, uscendo in traccia di Caleb, cui finalmente trovò entro il vano di una specie di torricella oscura, che fu altre volte la dispensa del castello. Stava in allora il vecchio fregando un antico piatto di peltro che avrebbe voluto far tornare lucente. -- " Oh! così sarà da mettersi in tavola. Sì, sì, può passare. Basta che non l'accostino troppo alla finestra. " Andava, a quando a quando e a mezza voce, dicendo a se stesso come per farsi coraggio nella sua impresa, quando lo interruppe la voce del padrone. " Prendete, gli disse il sere di Ravenswood, e andate a comprare quanto occorre. " Così dicendo consegnò al vecchio credenziere la borsa, sfuggita il dì innanzi, quasi per miracolo, dalle branche di Craigengelt. Il vecchio, crollando il capo, guardò coll'espressione del più vivace cordoglio il suo signore, e intanto pesava colla mano quel meschino tesoro dicendo in tuon lamentevole: " É tutto qui quel che resta? " " Sì: tutto quel che resta in questo momento, rispose il padrone, ostentando maggiore allegrezza di quanta nell'interno suo ne provava. Ne giova però sperare che qualche giorno saremo provveduti meglio di capitali, il mio caro Caleb. " " Prima che questo qualche giorno arrivi, temo bene che il povero Caleb non sarà più nel mondo di quaggiù; ma non istà bene che io tenga un tale linguaggio a vostro Onore, soprattutto vedendovi così impallidito. Ripigliatevi la vostra borsa, e conservatela per isfoggiare un poco alla presenza de' vostri pari, perchè, se ardissi prendermi la libertà di darvi pareri, vi consiglierei di farla sonare, a quando a quando, trovandovi in compagnia; con questo metodo non vi sarebbe alcuno che negasse darvi a credenza e fonderemmo il nostro credito più saldamente. " " No, Caleb; la mia intenzione è di abbandonare ben tosto questo paese, e voglio partirne colla riputazione d'onesto uomo, non vi lasciando debiti di sorta alcuna, debiti almeno contratti da me. " " Oh certamente! se partirete, dovrete partir da onest'uomo; e non sarà altrimenti, perchè il vecchio Caleb può prendere a credito per proprio conto quanto è necessario alla casa; il carico dei debiti rimarrà tutto sopra di lui; e s'egli andasse anche in prigione, che importa? Sarà sempre salvo l'onore della famiglia. " Ravenswood si sforzò, ma invano, di dargli a comprendere che non volendo egli far debiti per se medesimo, molto meno avrebbe acconsentito che il suo credenziere ne avesse portato le pena ed il biasimo; ma Caleb tutto inteso agli espedienti e agli stratagemmi che il suo ingegno operoso e fertile gli suggeriva, continuava ne' suoi ragionamenti, senza badare alle confutazioni, che contr'essi moveva il padrone. " Primieramente, proseguiva Caleb parlando con se medesimo, vi è Epifania Smatrash che ci darà sicuramente birra a credenza; ha trascorsa tutta la sua vita in vicinanza di questo castello, sempre protetta dalla famiglia dei Ravenswood; potrà anche spillarle un po' d'acquavite; per vino, poi temo che non si possa far conti sopra di essa; vive sola, non ne compra che una botticella alla volta.... Chi sa però che in un modo, o nell'altro io non arrivi ad ottenerne qualche fiaschetto? quanto a polleria converrà bene che i vassalli ne somministrino, benchè Lucia Chrinside sostenga di avere già pagate due volte le sue onoranze: ci verremo a capo, vostro Onore, ci verremo a capo; fatevi coraggio e lasciate fare a me: sintanto che viva Caleb, il decoro dei Ravenswood non correrà alcun pericolo. " Colle pietanze che a furia di espedienti di tale natura Caleb potè mettere in tavola, la cosa non andò affatto male per tre o quattro giorni: che anzi le scuse, i pretesti, le invenzioni del vecchio servo servendo di spasso ai due giovani, divennero in tal qual modo un condimento di più ne' loro banchetti. In quella torre di fatto, conduceano una vita sì trista e monotona che abbracciavano avidamente quante circostanze si offerivano di variarne o allegarne in qualche guisa il tenore. Bucklaw costretto ad astenersi dai suoi favoriti sollazzi, e impedito di correre a cavallo per la campagna, diveniva neghittoso e taciturno, ogni qual volta il sere di Ravenswood non avea più voglia o di armeggiare, o di tirare seco al bersaglio. Ben cercava qualch'altro divagamento dal fregare, dallo stregghiare il suo palafreno, dal pettinarne la criniera, dal ripulirne e farne lucidi i bardamenti, ma dopo tutte queste fazioni, quando l'avea veduto mangiar la biada e sdraiarsi indi tranquillamente nella sua mangiatoia, non potea starsi dall'invidiare la rassegnazione, con cui parea che il nobile animale si sottomettesse ad un genere di vita cotanto uniforme. " Questa bestia non sospira, ei dicea fra se stesso, nè le corse, nè la caccia, e vive contenta in questa spiacevole scuderia, come se vi fosse nata; ed io che godo, se non altro, la libertà di trascorrere le stanzacce di questa torre, o prigione, posso appena, comprese anche le ore del fischiare e del dormire, trovar modo di passare il tempo fino al momento di desinare. " Assorto in queste consolanti meditazioni, si trasportava verso le feritoie della torre, d'onde stava spiando per intere ore, se vedesse qualche cosa di nuovo nella pianura, o spassandosi a scagliar ciottoli e pezzi di rottame di muro contro i gabbiani e gli smerghi che aveano avuta la cattiva politica di metter nido vicino alle stanze di uno sfaccendato giovanastro. Ravenswood, benchè, per mente salda e costante animo, superiore a Bucklaw, non mancava di argomenti di meditazione, non men tristi per vero dire di quelli che la noia e la scioperatezza suggerivano al suo compagno. Lucia Asthon aveva, al primo vederla, prodotta nell'animo di Ravenswood minore impressione di quella che or derivavagli dal ricordarsi di tutte le circostanze da cui fu accompagnato il lor primo incontro. Quell'ardente sete di vendicarsi che lo avea condotto ad affrontare qualsivoglia pericolo per trovarsi a tu per tu col padre di Lucia, andava a mano a mano sminuendo di forza e a proporzione cedea luogo a sentimenti più moderati; già la condotta da lui tenuta con quella giovinetta sembravagli aspra ed inumana, indegna d'uomo d'onore, e inopportuna oltre ogni dire verso una giovin donzella distinta per grado e per nascita; rampognava se stesso di avere respinte, con un orgoglio che sapea di disegno, le occhiate spiranti affettuosa gratitudine e le espressioni di tenera benevolenza che vôlte avevagli la donzella per più riprese; e per quanto il pungessero gli oltraggi ricevuti da ser Guglielmo Asthon, la coscienza dicevagli che non avrebbe dovuto estendere il proprio risentimento fino alla figlia del suo nemico. Non appena così s'avviarono i suoi pensieri, non appena incominciò ad accusare se stesso, la rimembranza de' seducenti vezzi di Lucia, fatti più amabili dalla circostanza per cui Ravenswood ed ella s'impararono a conoscere, portò nel seno del giovine una commozione, soave ad un tempo e penosa. Gli ricorreano alla mente quella voce grata e affettuosa, quegli sguardi espressivi, quella filial tenerezza che con tanto entusiasmo erasi manifestata; immagini deliziose che con quanta maggior forza s'imprimevano nel suo spirito, tanto più amaro gli rendevano il rincrescimento di avere con asprezza di modi corrisposto all'ingenuità di quelli usati da Lucia nel mostrarsegli grata. Che anzi il giovine Ravenswood trovò in queste considerazioni e nel proprio onore, un nuovo fomite di dar pascolo a' suoi pensieri, e di abbandonarsi senza riguardo alla dolcezza di simile rimembranza. Fermamente risoluto, come il vedemmo, di vincere, sin dove il poteva, il vizio dominante del proprio carattere, dava ansiosamente ricetto a tutte quelle impressioni ed idee che potevano giovargli nel divisato sistema di sbandire dall'animo le atroci idee; e francatosi finalmente in una sì generosa risoluzione, e abborrendo il contegno tenuto dianzi verso Lucia, si sentì proclive ad attribuirle, quasi in via di compenso, più grazie e vezzi di quanti fors'anche ella ne avea sortiti dalla natura. Se qualcuno in quell'istante avesse voluto rammentare al sere di Ravenswood, come pochi dì innanzi egli aveva giurata vendetta contro tutta la posterità dell'uomo da lui riguardato, nè veramente a torto, per autore della rovina e della morte del padre suo, forse, preso da un primo impeto di sdegno, sarebbesi fatto a chiarire calunnia atroce un tal discorso; pure, dopo matura considerazione, si vide costretto a riconoscere che non sarebbe stato privo di fondamento, comunque nelle nuove disposizioni dell'animo suo gli sembrasse fino impossibile di essere stato capace di profferire il feral giuramento. Già stanziavano nel suo cuore due passioni contradditorie, il desiderio di vendicare il padre e una illimitata ammirazione tributata alla figlia del suo nemico, ammirazione che i sentimenti dello sdegno in modo straordinario vinceva. Aveva combattuta con tanta forza la prima delle due passioni che la credea pressochè soggiogata; non si adoperava a resistere alla seconda, perchè non ne sospettava nemmeno l'esistenza; del che diede prova ripigliando i divisamenti di abbandonare la Scozia. Però, ad onta di tali divisamenti, rimaneva sempre a Wolfcrag, senza pensare ad alcun provvedimento per mandarli ad effetto. Avea scritto, egli è vero, ad uno o due de' suoi parenti che dimoravano in una lontana contea della Scozia, e particolarmente al marchese di Athol per partecipar loro le sue intenzioni; laonde quando Bucklaw lo stimolava a partire, non mancava di allegare la necessità di aspettare la risposta di questi congiunti, e soprattutto del Marchese, prima di abbracciare una sì risoluta deliberazione. Il marchese di Athol era uom ricco e potente, e, comunque il tenessero in sospetta di nudrire sentimenti poco favorevoli al governo instituito dopo l'ultima rivoluzione, egli avea avuto ciò non per tanto l'accortezza di mettersi a capo di una fazione nel Consiglio privato di Scozia; la qual fazione essendo in corrispondenza coi presbiteriani dell'Inghilterra, avea credito bastante per intimorire l'altra di cui era capo il lord Cancelliere, e per minacciarla di farle perdere presto la sua preponderanza. Il bisogno di consultare un personaggio sì rilevante, offriva una scusa plausibile di ritardo a Ravenswood, che la fece valere non solo agli occhi di Bucklaw, ma anche a quelli di se medesimo per rimanere più lungamente a Wolfcrag; tanto più che allora si era incominciata a divulgare la voce di un prossimo cambiamento di ministri, e per conseguenza di metodi governativi nell'amministrazione della Scozia. Tali notizie, affermate autentiche dagli uni, falsissime dagli altri, secondo che i varj desiderj o interessi gli avvicinavano maggiormente o alla prima o alla seconda delle due fazioni, pervennero fino alla rovinata torre di Wolfcrag col ministerio dell'intendente Caleb, che all'altre sue belle prerogative aggiungea quella di essere un politico ardente e istancabile; laonde non facea mai una corsa dalla vecchia fortezza al vicino villaggio di Wolfhope, senza tornarne carico di tutti i _si dice_ di quei dintorni. Ma, se Bucklaw non poteva opporre alcun saldo ragionamento agli argomenti addotti dal suo ospite sui motivi di differire la partenza dalla Scozia, non per questo sentiva meno la molestia di vedersi costretto a rimanere per un tempo indefinito in quello stato neghittoso, che la prudenza per altro gli comandava, e vi volle tutto il predominio che il suo novello amico aveva acquistato sopra di lui per ridurlo a sottomettersi ad un genere di vita sì contrario alle sue consuetudini ed inclinazioni. " Mi era sempre stato detto che voi foste un giovine gagliardo, pieno di solerzia e di vigor d'animo, gli diceva ad ogni istante Bucklaw; ma, a quanto parmi, vi siete adattato a vivere stentatamente in questo luogo, e a starci in eterno come sorcio nel suo buco, colla differenza però che questo animale, molto più saggio di voi, si elegge il romitaggio, in qualche luogo almeno ove non manchino gli alimenti; ma quanto a noi le scuse di Caleb di giorno in giorno divengono più prolisse, e più scarse in proporzione le vettovaglie; temo che, presto presto, faremo venir vera la novella dello scioperato, e finiremo con esso. Sì, davvero mio caro amico, abbiamo ormai mangiata l'ultima foglia verde dell'albero; non ci rimane che cascarne giù e romperci il collo. " " Non temete di nulla Ravenswood rispondea, vi è un destino che veglia sopra di noi; e potremmo entrare per qualche cosa nella rivoluzione vicina a scoppiare e che già ha portata la palpitazione nel cuore di molti. " " Che destino? Che rivoluzione? Riprese a dire Bucklaw; è già anche troppa, mi sembra, la rivoluzione che abbiamo avuta. " Ravenswood interruppe il compagno, ponendogli fra le mani una lettera. " Oh! oh! soggiunse lo stesso Bucklaw. In fede mia, ecco spiegato il mio sogno! Mi parea questa mattina d'avere udito Caleb che stimolasse qualche povero diavolo a bere un bicchier d'acqua, e lo assicurasse che, meglio della birra e dell'acquavite, avrebbe giovato allo stomaco ancor digiuno della persona così caritatevolmente esortata. " " Di fatto, era il corriere di lord Athol, disse Ravenswood; ed ha fatto un tristo esperimento dell'ostentata ospitalità di Caleb, che si è andata a terminare, credo io in mezza birra acida e in aringhe. Però leggete, e saprete le notizie portateci da questo corriere. " " Date pur qui; ma mi mettete, credo in un brutto impegno, perchè leggere perfettamente non è il mio forte, e questi scarabocchi di sua Signoria di Athol non fanno molto onore al suo maestro di scrittura. " La lettera del Marchese era concepita ne' seguenti termini: " _Nostro onoratissimo cugino._ " Dopo avervi salutato affettuosamente e di cuore, questa lettera è intesa ad assicurarvi della premura che abbiamo per tutto ciò che vi riguarda. Se nel dimostrarvi la nostra buona volontà, non abbiamo posta in opera tutta quella sollecitudine di tenero parente, che avremmo desiderato impiegare, piacciavi incolparne la mancanza di occasioni opportune a darvi prove efficaci della nostra amicizia, e non ad alcuna sorte d'indifferenza o freddezza. In quanto spetta alla vostra risoluzione di viaggiare in paesi stranieri, non sapremmo in tale istante darvi il suggerimento di eseguirla, perchè i vostri nemici potrebbero, giusta l'uso di questa spezie di gente, attribuire ad un tal viaggio alcuni motivi, che, non ne dubitiamo, sono lontani dalla vostra mente, quanto dalla nostra. Nondimeno i discorsi di costoro potrebbero essere ascoltati volentieri in certi luoghi, ove forse vi pregiudicherebbero assai, la qual cosa ci arrecherebbe tanto più dispiacere e molestia, che ci troveremmo nell'impossibilità di un rimedio. " Dopo avervi spiegato il nostro modo di pensare, circa al vostro viaggio in paese straniero, aggiugneremmo volentieri altre importanti ragioni per convincervi, che se rimanete a Wolfcrag, sintantochè sia passata la stagione della messe, possono accadere circostanze tali da derivarne saldi vantaggi a voi e alla famiglia di vostro padre. Ma, come dice il proverbio, _verbum sapienti_; val più una parola ad un saggio, che ad un pazzo una predica. E benchè noi abbiamo scritta questa lettera di proprio pugno, e benchè siamo convinti della fedeltà del nostro messaggero, a noi affezionato per più riguardi, nondimeno convinti come lo siamo della verità di questa massima; _conviene camminar con prudenza, quando il sentiere è scorrevole_, non osiamo confidare allo scritto certi segreti, che volentieri vi comunicheremmo a voce. " Avevamo divisato sulle prime di pregarvi a venirci a vedere nelle nostre sterili montagne, ove saremmo andati insieme alla caccia del cervo, e si potea parlare di cose che siamo adesso costretti a tacere. Ma i tempi non sono propizj a tale unione che vivamente desideriamo, e che vuol essere differita sintantochè possiamo parlare, liberamente e con allegrezza d'animo, sul soggetto che ora ci asteniamo dello spiegare. Intanto vi preghiamo a credere, che siamo e saremo sempre il vostro affezionatissimo congiunto, impaziente di un'occasione (e cominciamo già a vederne quasi l'aurora) per provarvi coi fatti quanta premura abbia per voi. In simile speranza ci protestiamo sincerissimamente. _Vostro affezionatissimo cugino_ ATHOL. " Il soprascritto era così concepito: " All'onoratissimo e nostro onorato parente il sere di Ravenswood, per essergli portata in posta di gran galoppo. _N. B. al corriere._ Non abbandonare la staffa, finchè la lettera non sia fra le mani cui ha da esser consegnata. " " Che cosa pensate voi di questa lettera, o Bucklaw " chiese Ravenswood, poichè il suo amico, non senza stento l'ebbe per intero diciferata. " Se ho da dirvela, come penso, la lettera del Marchese non è più facile da intendersi che da leggersi. Davvero, che questo Milord, ha bisogno del _Manuale epistolare o dell'Interprete dello spirito_; e se fossi in voi gliene spedirei un esemplare alla prima occasione. Vi esorta colla massima benevolenza a rimanere, perdendo il vostro tempo e buttando via i vostri denari, in questo sgraziato paese, in questa terra di venalità e d'oppressione, senza nemmeno offerirvi il suo appoggio: se non m'inganno, egli ha in mente qualche disegno, al cui adempimento crede che possiate essere utile, e desidera tenervi pronto ai suoi comandi, per impiegarvi quando il disegno sarà maturo, e serbandosi sempre la facoltà di piantarvi in mezzo agl'impicci, se va a mal termine il suo macchinamento. " " Il suo macchinamento! Voi credete dunque che qui si parli di qualche disegno di ribellione contro il governo? " " Che cos'altro dunque? É lungo tempo che il Marchese è sospettato di tener gli occhi vôlti a quelli di S. Germano. " " Si guardi bene dal volermi compagno in un'intrapresa temeraria di questa natura, disse Ravenswood. Quando penso ai regni de' due Carli e di Giacomo II, vi parlo schietto, non vedo troppo un motivo, onde per l'amore dell'umanità o della mia patria, sguainassi la spada a favore de' lor discendenti. " " Oibò, oibò! rispose Bucklaw, mettetevi ora a piangere per questi cani arrabbiati di Puritani, che furono trattati come lo meritavano dal bravo Claverhouse. " " Si dà loro l'epiteto di arrabbiati, per avere il diritto di ucciderli, soggiunse Ravenswood. Io spero vedere un giorno in cui e _wigh_ e _tori_ saranno tutti eguali agli occhi della giustizia, e in cui questi soprannomi non verranno più adoperati che dai politici da caffè, come gli altri _lercia_ e _squaldrina_ non sono più fra le pescivendole, che vani termini di scambievole avversione e di rancore ridicolo. " " Non sarà ai nostri giorni, mio caro ospite: il ferro si è inoltrato troppo nel nostro petto. " " Un tal giorno verrà nondimeno, non ne dubitate: e questi soprannomi non faranno sempre convulsi gli uomini, come allo squillo della tromba lo diviene il cavallo. Quando la vita sociale verrà più efficacemente protetta, gli uomini ne valuteranno meglio i pregi e i vantaggi per non avventurarla ascoltando le voci di una politica speculativa. " " Tutte cose belle e buone, ripigliò a dire Bucklaw; quanto a me sto sempre per la vecchia canzone I campi ammantinsi di bionde spighe, O sol vi crescano le tristi ortiche. Tutti sen vadano i wigh al diavolo, A me per ultimo non giova un cavolo. " " Eh! mio caro, voi potete cantarla alto quanto volete, _cantabat vacuus_, soggiunse Ravenswood; ma credo che il marchese sia troppo saggio, o almeno troppo prudente per non far coro con voi. Io sospetto che nella sua lettera egli intenda parlare di una rivoluzione nel Consiglio privato di Scozia, e non nei regni britannici. " " Oh maladette sieno queste vostre gherminelle politiche, sclamò Bucklaw, queste vostre cabale fredde e simmetriche che alcuni vecchi avvolti il capo nelle loro berrette da notte, e senza spogliare la loro vesta da camera foderata di pelliccia, son buoni d'inseguire, come altrettante partite di scacco, levando da posto un tesoriere, o un ministro, come mangerebbero una torre, o una pedona! Quanto a me, mancandomi occasioni di battermi in campo, il giuoco della palla è il mio passatempo, la racchetta mi diverte, e la spada mi dà da mangiare. Ma voi, profondo filosofo, saggio e prudentissimo, come si potrebbe avere la tentazione di credervi, voi avete qualche cosa nelle vene, che fa bollire il vostro sangue più rapidamente di quanto dovrebbe permetterlo l'umore in cui siete adesso di spacciar sermoni morali sulla politica. Voi siete di que' savj che vedono tutte le cose con molta calma, sintanto che il sangue salga loro alla testa, e allora....... oh! allora, poveri quelli cui venisse il prurito di richiamarli alle prudenti lor massime! " " Forse voi leggete meglio nel mio cuore, di quello che sia in istato di farlo io medesimo. Credo però che per giungere ad operare con aggiustatezza, il pensare con aggiustatezza sia un grande passo. Ma udite se non m'inganno. Caleb sona la campanella del desinare. " " Dio mio! fa tanto strepito, che non posso a meno di spaventarmi, sclamò Bucklaw; ho osservato che non sona mai così da festa, come allorquando ha risoluto di farci fare quaresima; si direbbe che questo schiamazzo infernale, già un giorno o l'altro la vecchia torre ne crollerà, avesse la virtù di cambiare un pollastro etico in un cappone grasso, o un osso di spalla di castrato in un pasticcio di salvaggina. " " Oh dio! All'eccessiva solennità con cui Caleb mette in tavola quel solo piatto, simmetricamente coperto, temo bene che i vostri infausti pronostici siano anche men tristi della realtà. " Levate il coperchio, Caleb, in nome di Dio! levate il coperchio, sclamò Bucklaw. Mostrateci che cosa ci avete preparato, senza prefazione o preamboli. Su via! il piatto Sta bene dov'è, ve n'accerto io, " soggiunse volgendosi con tuono d'impazienza al vecchio credenziere, che senza rispondere, continuava ad ogni istante cambiando posto al piatto, sintanto che l'ebbe collocato con esattezza geometrica nel bel mezzo della tavola. " Che cosa v'è dentro in quel piatto, Caleb? " chiese Ravenswood a sua volta. " Sicuramente, o Milord, lo avreste saputo a quest'ora: ma suo Onore, il sig. di Bucklaw, è tanto impaziente! " rispose Caleb, tenendo sempre il piatto con una mano e il coperchio coll'altra, e provando un'evidente ripugnanza a levarlo. " Ma che cos'è finalmente, in nome di Dio? non sarà, spero, un paio di speroni dorati, giusta l'uso dei nostri antichi. " " Ah! ah! vostro Onore ama scherzare.... nondimeno ardirei dire, che quest'era una usanza assai convenevole, e che è stata praticata, a quanto ho inteso narrare, in una buona e rispettabile famiglia. Ma quanto al desinar d'oggi, ho pensato, che correndo in questo giorno la vigilia di s. Margherita, quella virtuosa e degna regina di Scozia, finchè visse, i vostri Onori, potrebbero giudicare a proposito, non dico di digiunare del tutto, ma di far solo una leggier colezione, di mangiare così una piccola coserella, un'aringa salata, o un non so che di simile. " E scoprendo il piatto, lasciò vedere quattro de' saporosi pesci che avea nominati, aggiungendo, con più umile tuono, che non erano però aringhe comuni ma di quelle scelte e salate con particolare cura dalla donna di governo, per l'uso speciale di sua Signoria di Ravenswood. " Di grazia, risparmiate almeno la noia delle vostre scuse, disse il padrone, e noi mangiamo le aringhe, giacchè non possiamo avere di meglio; ma comincio a pensare, come voi mio caro Bucklaw, che noi mangiamo l'ultima foglia verde, e che, ad onta di tutte le pratiche politiche del Marchese, prima di saperne l'esito, ci converrà levare il campo per mancanza di vettovaglie. " CAPITOLO VIII. " Quando il suon della caccia aspra ventura " Nunzia al pavido cervo, in seno il core " Balza di gaudio al giovinetto ardente, " Che della caccia ne' festosi ludi " De' ludi del guerrier vede l'immago. " _Etvaldo_, Atto I. Scen. I. Un nudrimento leggiero procura, dicesi, un lieve sonno; laonde, se rammentiamo qual natura di riposo la coscienza di Caleb, piuttosto la necessità, nascondendosi, secondo l'uso, sotto una tal forma, avea cercato di procacciare agli abitanti di Wolfcrag, non saremo punto maravigliati di vedere Bucklaw già surto da letto e vestito al primo schiarire del giorno. " In piedi, in piedi! esclamò correndo frettolosamente nella stanza dell'ospite, e mandando grida da risvegliare i morti; alzatevi, presto, in nome di Dio! I cacciatori sono nella pianura: è questa la sola caccia ch'io veda da un mese in qua... Venite, venite, non dovreste essere molto doglioso di abbandonare un letto che, per tutto merito, è un poco più morbido delle pietre su cui riposano le ossa de' vostri antenati. " " Mi avreste fatta molta finezza, signor Bucklaw, rispose Ravenswood, sollevando con aria di mal umore la testa, se aveste differite ad altro momento le vostre facezie; non mi garba troppo il perdere un istante di sonno che io incominciava appena a gustare, dopo avere impiegata la notte in acerbe meditazioni, sopra un destino ancor più duro di questo letto, or divenuto argomento de' vostri sarcasmi. " " Via, via! riprese a dir l'ospite, andiamo, alzatevi; ho sellati io medesimo i nostri cavalli; perchè il vecchio Caleb si sfiatava a chiamare palafrenieri e servi, e prima di poter ottenere il menomo servigio da lui in persona, avrei dovuto sorbirmi per due ore le sue interminabili scuse sopra la lontananza d'uomini che non sono mai stati al mondo..... andiamo, vi ripeto, le mute sono lanciate, la caccia incomincia. " Detto ciò, Bucklaw, disparve come un lampo. " Ed io vi ripeto, rispondeva intanto Ravenswood, che niuna cosa mi è indifferente più di questa novità. Chi è dunque il signore che viene a caccia in tanta vicinanza della mia torre? " " Lo spettabile lord Littlebrain, (disse Caleb che avea seguito Bucklaw nella camera del suo padrone) e vorrei ben sapere con qual titolo si prende la libertà di venire a caccia sulle terre e ne' dominj proprj di vostra Signoria. " " Con qual titolo; Caleb? Oh! con un titolo semplicissimo: con quello d'un uomo che ha comperato queste terre e questi dominj, e che si crede padrone di servirsi dei diritti statigli venduti, e di andare a caccia sopra fondi che attualmente sono suoi. " " Può darsi, Milord; ma non sostengo meno per questo che non è un comportarsi da gentiluomo e da nobile e degno signore, il venire ad usare di tali diritti, mentre vostra Signoria dimora nel suo castello di Wolfcrag. Lord Littlebrain farebbe assai meglio a ricordarsi quel che erano un giorno i suoi maggiori. " " E noi quel che siamo adesso, mio caro Caleb, disse il padrone sforzandosi, ma invano, di sorridere. Datemi dunque il mio mantello, voglio contentare Bucklaw, e andare a veder con lui questa caccia. Sarebbe uno spingere troppo in là l'egoismo, il sagrificare i diletti del mio ospite alla mia inclinazione. " " Sacrificare! " (ripetè Caleb con tuono che eloquentemente indicava quanto egli credesse cosa sconvenevole che il suo padrone derogasse alla propria dignità a tale d'incontrare il menomo sagrifizio per chicchesia) " Sagrificare!..... Sì, davvero! Ma, mi perdoni vostro Onore, quale abito desidera mettersi quest'oggi? " " Quello che vorrete, Caleb. Mi sembra che la mia guardaroba non sia poi tanto abbondante. " " Non è tanto abbondante! Replicò il vecchio. E che cosa sono dunque l'abito grigio e argento che vostra Signoria diede a Ildebrando suo primo corriere, quello di velluto di Francia del defunto lord vostro padre di gloriosa memoria, e tutte le altre vesti che dopo la morte di esso vennero distribuite agli altri servi, e il mantello di panno di Berri?....  " " Che vi ho regalato, Caleb, e credo il solo che possiate propormi, eccetto gli abiti che io portava ieri e che vi prego darmi senz'altro discussioni. " " Se poi così desidera vostro Onore..... soggiunse Caleb nell'offrirglieli; è vero che sono d'un colore scuro, e per conseguenza più convenienti, considerando che dura ancora il tempo del lutto; nondimeno, credo che in questo momento il mantello di panno di Berri... non me lo sono nemmeno provato; io sapea bene che non mi conveniva credo..... dico, che in questo momento, quando sarà bene spazzolato.... vi sono anche dame nella pianura. " " Dame! esclamò Ravenswood, e il loro nome? " " É quanto non potrei dire a vostro Onore; so unicamente che guardando i cacciatori da una finestra della torre ne ho scorte alcune coi cappelli ornati di grandi penne bianche, e correano di gran galoppo con una intrepidezza che farebbe onore al cavalieri i più destri. " " Va bene, va bene, Caleb! Aiutatemi intanto a mettermi il mantello, e datemi il mio cinturino. Ma che strepito si ode or nel cortile? " " Il sig. di Bucklaw che conduce i cavalli, rispose Caleb dopo avere osservato dalla finestra; guardate, come se non vi fossero abbastanza servi nel castello, o come se io non potessi far le veci di quelli che mancano al loro posto! " " Oimè! Caleb, vedo che ci mancherebbero poche cose, se le vostre forze pareggiassero il vostro zelo e la vostra buona volontà. " " Spererei che vostra Signoria non dovesse essere malcontenta. Perchè mi sembra che, a pesar bene tutte le cose, noi sosteniamo l'onore della famiglia con tutto quel decoro che le circostanze permettono. Mi spiace che quel signore Bucklaw è così poco manieroso, così impaziente........ Anche questa! ha voluto condurre il cavallo di vostro Onore senza il fregio del panno scarlatto di cui soglio ordinariamente coprire la sella; in un minuto l'avrei spazzolata. " " Oh! tutto va bene così, mio caro Caleb. " Disse il padrone, il quale volendosi sottrarre da questo ufizioso servo scendeva per la scaletta che metteva nel cortile. " Può darsi che tutto vada bene così, soggiunse un po' malcontento Caleb; se però vostra Signoria vuole ascoltarmi un altro momento, le dirò che cosa ci vorrebbe oggi perchè le cose andassero anche meglio. " " Su via! Ascoltiamo. " Disse Ravenswood volgendosi con tuono d'impazienza. " Non sarebbe male se regolaste le vostre cose della giornata in modo di non tornare a desinare al castello nè voi, nè il sig. di Bucklaw; perchè è ben vero che la buona regina Margarita mi ha assistito ottimamente ieri, ma non mi piacerebbe poi di convertire un giorno festivo in una vigilia, e potendo prendere un poco di respiro, avrò il tempo di provvedere alla colezione di domani. Se a cagion d'esempio, vostro Onore conducesse con bel garbo i discorsi al punto che lord Littlebrain invitasse seco a mensa le loro Signorie?........ ovvero, se andaste a desinare coi cacciatori all'osteria, si può sempre trovar qualche scusa per non pagare il conto; dire che avete dimenticata la borsa, ovvero..... l'oste è vostro vassallo: dire che ciò entrerà nella partita delle onoranze. " " O quella prima bugia che mi verrà alla mente, non è vero, Caleb? Addio, ammiro i vostri espedienti per salvare, come voi dite, l'onore della famiglia. " E montando sul proprio cavallo segui Bucklaw, che appena vide Ravenswood mettere il piè nella staffa, a manifesto rischio di rompersi il collo, erasi dato a scendere di gran galoppo pel sentiero stretto e quasi perpendicolare d'onde si va dalla torre alla pianura. Li seguì con occhio inquieto Caleb Balderston che temeva a ciascun istante veder sopraggiungere qualche disgrazia all'erede dei Ravenswood, nè si tolse dalla finestra, finchè non vide entrambi i giovani in sicuro sulla pianura. Animato dall'impeto naturale della sua indole, Bucklaw correa come trasportato da un vortice che nulla potesse arrestare; nè con minore ardore seguivalo Ravenswood, perchè, comunque a contraggenio avesse abbandonato lo stato d'inerzia contemplativa che formava in tal qual modo la base di sua esistenza, toltone fuori una volta, mostravasi d'un'incredibile vivacità e soltanto infiammato dal fuoco della giovinezza; ma questa sua vivacità era puramente meccanica, nè proporzionata sempre alla forza dell'impulso; nella stessa guisa che un sasso rotola da una balza in un precipizio, o lo abbia gettato un fanciullo, o lanciato la mano di un Ercole. Egli si abbandonava pertanto con impeto al piacere della caccia, passatempo così naturale alla gioventù di ogni grado e di ogni condizione, e passione, a quanto sembra, inerente in noi, anzichè gusto derivato ed inspirato dall'abitudine. Gli strepitosi squilli de' corni, sempre adoperati in que' giorni per eccitare e regolare le mute, i prolungati abbaiamenti de' cani, le grida dei cacciatori che si udivano in lontananza, la vista de' cavalieri che scorgeansi, ora uscendo di dietro dalle colline, ora correndo nelle pianure, or superando paludi che impacciavano ad essi il cammino, ogni cosa contribuiva ad animare il sere di Ravenswood, o a sbandire dall'animo suo, almeno in quell'istante, le dogliose rimembranze che incessantemente il premeano. La prima cosa per cui gli si ridestarono nell'animo acerbe e malinconiche idee, si fu l'accorgersi che il suo rifinito cavallo non potea continuare la corsa, divenendogli inutile per meglio comparire fra gli altri palafreni, la più perfetta conoscenza che il suo signore aveva di quei dintorni. Già Ravenswood per risparmiarlo meglio, lo facea camminare solo di passo, e intanto dolentemente pensava alla sua povertà, per cui nè manco potea gustare il diletto favorito de' suoi antenati, anzi l'unica loro occupazione in tempo di pace. In questo mezzo, gli si fece innanzi un uomo a cavallo in ottimi arnesi, dal quale senza avvedersene, era stato seguito alcuni momenti, e che all'aspetto sarebbesi detto o intendente, o uomo di confidenza di un gran personaggio. " Il vostro cavallo è raffreddato, o signore, disse la persona sopraggiunta, dando prove di una cortesia che ben di rado in un cacciatore ritrovasi; ardirei pregare vostro Onore a valersi del mio? " " Signore, disse Ravenswood, più sorpreso che contento di una simile offerta, non so per vero, come io possa essermi meritato un simil favore da un forestiere. " Eh per bacco! che importa il come ve lo siate meritato? (si pose di mezzo Bucklaw, che non senza il massimo contraggenio avea trattenuto fino allora il suo impetuoso corridore per non separarsi dall'ospite). Egli ve l'offre, questo è il punto essenziale; accettate sempre, salvo ad intendervi insieme dopo la caccia. Accettate le beneficenze che vi vengono dagli Dei, come dice il gran Dryden; o piuttosto..... aspettate....... ascoltatemi, amico mio; imprestate a me questo cavallo, vedo che non vi costa poca fatica il tenerlo in dovere, e ve lo guarentisco d'una soavissima docilità, quando lo riavrete dalle mie mani. E voi intanto, Ravenswood, valetevi del mio; non avrete bisogno di stimolarlo cogli speroni per farlo correre. " E dicea queste cose, e gettava la briglia del suo cavallo al sere di Ravenswood, e si lanciava su quello che lo straniero gli avea ceduto, continuando subito la sua corsa di gran galoppo. " S'è mai veduto un simile matto? Sclamò il sere di Ravenswood; e voi, signore, come avete potuto fidargli il vostro cavallo? " " Il cavallo appartiene ad un tale che si farà sempre piacere di prestarlo a vostra Signoria, o alle persone che ella onora della sua amicizia. " " E come si chiama egli? " " Vostro Onore mi scusi se non glielo dico; lo saprà da lui medesimo. Se vi piace valervi del cavallo del vostro amico e lasciarmi il vostro, io vi raggiugnerò al luogo del macellamento della fiera, nè dovrebbe tardarne l'ora, perchè il suono del corno mi fa comprendere che il cervo può correre più per poco. " " Credo ancora che sarà per voi il modo più sicuro di ritrovare il vostro cavallo, " soggiunse Ravenswood, che montato sul corridore di Bucklaw si addirizzò con tutta la possibile celerità verso il sito d'onde il suono della caccia avvertiva che il cervo stava per terminare il suo corso. Allo strepito di questi squilli univansi le grida dei cacciatori, e gli interrotti abbaiamenti de' cani che quasi esitanti erano sulla lor preda. I cavalieri qua e là sparsi incominciarono a correre da varie bande verso il luogo dell'azione; ma Bucklaw, partitosi prima degli altri, e avendo conservato il suo vantaggio, arrivò anche prima degli altri al luogo ove il cervo spossato, e privo di forza per correre, si rivolgea contro la muta, e facea, valendoci del linguaggio tecnico de' cacciatori, le ultime resistenze. Col capo chino, coi fianchi spumanti di sudore, e cogli occhi scintillanti che esprimevano ad un tempo terrore e rabbia, era divenuto a sua volta cagione di tema a quelli che lo perseguivano. I cacciatori arrivarono, l'un dopo l'altro, spiando l'occasione d'assalirlo, cosa che in tal momento addomanda molta antiveggenza e cautela. I cani si teneano in disparte senza osare di avvicinarsi alla fiera nemica. Basso ivi il terreno, offeriva pochi vantaggi per avvicinarsele senza che questa se n'accorgesse; onde ciascun cavaliere parea volesse cedere al suo collega il pericoloso onore di portarle il primo colpo; ma l'aere risonò di gioiose grida, allorchè Bucklaw, colla destrezza per cui generalmente distinguevansi i cavalieri di quella età, scese d'improvviso dal suo cavallo, e corso addosso al cervo, lo fece cadere tagliandogli col fendente del suo coltello il garetto. I cani precipitandosi sopra un nemico impotente a difendersi, ben presto ne terminarono i patimenti, acclamandone con lunghi abbaiamenti la morte intanto che il rimbombo de' corni da caccia e le grida giulive de' cavalieri, ripetuti venivano da ogni eco di quelle profonde solitudini. Il capocaccia allora, richiamata la muta, corse a prostrarsi, offerendole il proprio coltello, ad una signora che cavalcava un bel palafreno bianco, o che per timore, o fors'anche per compassione, erasi tenuta sino a quel momento in qualche distanza. Le copriva il volto una maschera di seta nera, uso generalmente adottato dalle dame in que' giorni, così per difendere la carnagione dagli ardori del sole, come per servire a certe idee di decoro, che non permettevano ad una ragguardevole donna il comparire col viso scoperto in mezzo ad una banda di cacciatori, o in qual si fosse altra rumorosa brigata, composta necessariamente di persone d'ogni classe. Alla ricchezza del vestire, alla bellezza del palafreno, al complimento campestre che il presentator del coltello le volse, Bucklaw ravvisò essere questa la regina della caccia. Ma nel suo venatorio entusiasmo, sentì per essa una compassione che sapea di disprezzo, quando la vide rifiutare il coltello che stato erale offerto onde facesse la prima ferita sul petto del cervo e giudicasse, com'era d'uso, sulla bontà della cacciagione. Ben sentì Bucklaw una certa brama di corteggiarla; ma, sfortunatamente per lui, avea condotta fino allora tal vita, che il rendea peregrino anzichè no alle buone compagnie, e le donne delle quali avea cercata l'intrinsichezza, non apparteneano per vero dire alla classe la più ragguardevole della società; onde, a malgrado di naturale audacia, provò imbarazzo e una specie di vergogna nel voler parlare ad una signora di distinta qualità. Finalmente, facendo quanta raccolta potè di coraggio, si risolvette a salutare la leggiadra cacciatrice, e ad esprimerle la sua speranza che ella avesse trovata la ricreazione conforme al concepitone desiderio. La giovine signora rispose in termini modesti e cortesi, dimostrando qualche sentimento di gratitudine al valoroso cavaliere che avea terminata la caccia con sì buon esito, e nel momento che i cani e gli stessi cacciatori, quasi intimiditi si arretravano dall'impresa. " Sia detto fra noi, Signora rispose Bucklaw, ricondotto da questa osservazione ne' proprj campi, non v'è grande merito a far quello che ho fatto, anzi non v'è nulla di più facile: basta solamente il non avere troppa paura di prendersi un paio di cornate nel petto. Avrò fatta cinquecento volte la caccia del cervo, e non l'ho veduto agli estremi una volta che non mi sia scagliato con coraggio sovr'esso. L'uso e la pratica, mia signora, ecco tutto il segreto. Nondimeno, ci vuole anche una certa prudenza ed attenzione, e vi consiglio di aver sempre con voi un coltello da caccia ben arrotato e a due tagli, per poter colpire la bestia o di diritto, o di rovescio, secondo l'occasione; perchè le ferite delle cornate sono pericolose e prestissime ad invelenire. " " Vi ringrazio del consiglio, o Signore, disse la giovane, componendo il labbro a lieve sorriso che la maschera mal nascondeva; ma credo che non avrò spesse volte l'occasione di metterlo in pratica. " " Nondimeno le cose dette da questo signore sono assai giudiziose, soggiunse un vecchio cacciatore che avea ascoltata con molta ammirazione la diceria di Bucklaw; e ho spesse volte udito dir da mio padre, egli era un boscaiuolo, che le difese del cinghiale non faceano ferite tanto pericolose, quanto le corna d'un cervo. " " Voi ragionate ottimamente, mio caro amico; ma adesso (disse Bucklaw che trovandosi allora nel suo elemento bramava regolare tutte le fazioni di quella caccia), crederei che i cani essendo stanchi e avendo eseguito bene il loro dovere, si dovesse pensare a premiarli col pasto di diritto sulla preda che han fatta; e se mi è permesso di dare un parere, il capocaccia nel mettere in pezzi l'animale, dovrà cominciare dal bere alla salute della Signora una tazza di birra, o un bicchiere di acquavite; perchè se trascurasse di adempire una simile formalità, il salvaggiume correrebbe pericolo di andare a male. " Un tale consiglio fu, come ognuno lo immagina, seguito appunto dal capocaccia che ne compensò Bucklaw col presentargli il coltello ricusato dalla giovine signora; questa anzi il pregò ad accettare sì fatto onore. " Sono persuasa, ella disse, togliendosi fuori dal circolo di persone che formato erasi intorno di lei, sono persuasa che mio padre, grato oltremodo a lord Littlebrain che per procurargli questa ricreazione, ha fatto lasciar le sue mute, sarà soddisfattissimo in vederla regolata per le formalità di uso da una persona della vostra esperienza. " Dette queste cose, graziosamente lo salutò, allontanandosi seguita da due persone, che al servigio di lei sembravano più particolarmente impiegate. Ma Bucklaw si avvide appena di una tale sparizione; tutto giubilante di avere trovata un'occasione per dar prove di sua abilità, non vi era uomo o donna nel mondo che potessero in quel momento tener luogo ne' suoi pensieri. Già spacciato erasi dell'abito, e tiratosi su le maniche della camicia, cacciò il braccio ignudo insino al gomito, in mezzo al sangue e al grasso dell'animale, separando tagliando e squartando con tutta la maestria del cacciatore, o vogliam dire di un perfetto beccaio, e avendo cura nel medesimo tempo di far sonare agli orecchi dei cacciatori, che gli stavano intorno, tutti i termini dell'arte, nè parlando che di _culatte_, di _granelli_, e giovandosi d'altre espressioni tecniche di cui risparmieremo la noiosa rassegna ai nostri lettori. Appena Ravenswood che avea seguito assai da vicino l'amico, si accorse della caduta del cervo, l'ardor momentaneo che lo avea tratto verso il sito della caccia, fece luogo a quel sentimento di ripugnanza in esso abituale, e prodotto dallo scontrarsi negli occhi o de' suoi inferiori, o de' suoi eguali in quello stato d'abbiezione cui si vedeva ridotto. Quindi rallentando il corso del suo cavallo, salì in cima ad una collina non molto alta, d'onde osservava la scena mobile e rumorosa che la pianura offeriva, e udiva lo strepito che faceano i cacciatori gridando, i cani abbaiando, i cavalli nitrendo. Suoni di gioia che sentimenti affatto contrarj inspiravano all'animo del giovane Edgardo. La caccia e tutti i diletti della medesima, incominciando dai tempi feudali, vennero riguardati mai sempre come privilegi solamente conceduti ai grandi, ed erano la principale loro occupazione in tempo di pace. Vedersi escluso per effetto delle sue sventure dal partecipare ad un campestre diletto, che egli non potea non considerare come una speciale prerogativa del suo grado e della sua nascita; pensare che uomini stranieri ivano liberamente alla caccia su quelle terre di cui gli antichi Ravenswood si erano riserbati il privilegiato godimento, e che egli, cui spettava l'eredità de' loro titoli, e beni si vedea costretto a rimanere in disparte, e a pascersi in silenzio di umiliazione e di rabbia, era uno spettacolo, un soggetto di considerazione che dovea fare impressione profondissima in un'anima della tempera di quella di Ravenswood, per natura inclinata alla tristezza e alla tetraggine. Ciò non pertanto trionfò in esso dell'avvilimento l'orgoglio, cui sottentrò una forte impazienza in veggendo che Bucklaw, non dismentendo la sua ordinaria spensieratezza, non pensava a tornare addietro, e a ricondurre il cavallo a chi glielo avea con tanta compiacenza prestato; dovere che Ravenswood avrebbe voluto vedere adempito prima di allontanarsi di lì; e già movea verso il drappello di persone fra le quali Bucklaw si affaccendava a pompeggiare della sua abilità, quando il raggiunse un cavaliere che al pari di lui erasi tenuto in disparte durante il termine della caccia. Questo personaggio dava a divedere molti anni, e portava un grande mantello di scarlatto serrato sino al mento, e un cappello a larga ala che gli veniva sugli occhi, certamente per cautelarsi contro le ingiurie della stagione. Cavalcava un cavallo, avvezzo al passo dell'ambio, mansueto e docile, e qual conveniva ad un cavaliere, desideroso piuttosto di veder la caccia che di parteciparne; lo seguiva un servo a qualche distanza, e tutti i contrassegni lo indicavano personaggio di grande conto. Salutò Ravenswood molto urbanamente, non però senza qualche imbarazzo --. " Voi sembrate pieno di ardore e di coraggio, o signore, e nondimeno state contemplando questa nobile ricreazione con tanta indifferenza, che appena sarebbe credibile, se aveste il carico de' miei anni. " " In altri tempi io pure mi abbandonai con entusiasmo a un tal passatempo, Edgardo rispose: -- ma oggidì..... alcuni avvenimenti accaduti di recente nella mia famiglia bastano a servirmi di scusa...... poi.... io aveva un cattivo cavallo quando incominciava la caccia. " " Credo però, disse lo straniero, che un de' miei servi abbia avuta l'avvertenza di dare un cavallo al vostro amico. " " É vero; egli ha avuta una tal compiacenza; e permettetemi di ringraziarvene a nome del mio amico, il sig. Hayston di Bucklaw, uno de' cacciatori più intrepidi fra quanti ve n'abbiano; non tarderà, così spero, a restituire il cavallo al vostro servo, e aggiungerà allora tutti i suoi ringraziamenti a quelli che vi prego intanto aggradire da me. " Così dicendo, il sere di Ravenswood salutò lo straniero e prese la volta di Wolfcrag in aria d'uomo che credè essersi congedato definitivamente; ma lo straniero non era d'avviso di separarsi così presto da lui; e prendendo la medesima strada, condusse il suo cavallo si vicino a quello di Ravenswood, che l'altro, a meno di passargli davanti, cosa che non gli permettevano nè la civiltà, nè l'etichetta di que' tempi, nè il rispetto dovuto all'età, non potea sì facilmente spacciarsi da questo compagno. Il vecchio non tacque per lungo tempo --. " Eccoci dunque all'antico castello di Wolfcrag, menzionato così spesso nella storia di Scozia, " disse lo sconosciuto volgendo un guardo alla vecchia torre, su di cui una folta nuvola, staccatosi allora dall'orizzonte, incominciava a stendere un cupo velo; perchè alla distanza nemmen d'un miglio, il cervo che sviato erasi nella sua fuga, avea ricondotti i cacciatori quasi nel medesimo luogo ove trovavansi, quando Ravenswood e Bucklaw partirono per raggiugnerli. A tale osservazione Ravenswood non rispose, che freddamente inchinando la testa. Ma tale freddezza non valse a sconfortare l'interrogatore straniero, che continuò: " Questa torre, se non m'inganno, è una fra le più antiche proprietà dell'illustre famiglia de' Ravenswood. " " La più antica. Signore, e forse l'ultima. " " Io.... io.... spero di no, Signore (disse il vecchio tossendo per più riprese, come a fine di schiarire la voce, e facendo uno sforzo sopra se stesso per superare una tal quale titubazione). La Scozia sa di quanto va debitrice a quest'antica famiglia, nè ha dimenticate le luminose imprese per cui si segnalarono i Ravenswood. Io non dubito, che ogni qualvolta venga in convenevole modo dipinto a sua Maestà lo stato di miseria.... di scadimento volli dire, in cui giace una famiglia sì illustre e sì nobile, si potranno trovare gli espedienti opportuni _ad reaedificandam antiquam domum_. " " Vi risparmierò il fastidio di continuare una tal discussione più a lungo, o Signore, lo interruppe Edgardo con dignitosa alterezza, son io l'erede di questa sfortunata famiglia. Son io il sere di Ravenswood. I vostri sentimenti sono troppo nobili e generosi, nè quindi fa mestieri di rammentarvi che vi è qualche cosa più penosa della miseria, ed è il vedersi argomento di una compassione non implorata. " " Vi domando mille volte perdono, o Signore, ripigliò lo straniero. Io non sapea...... comprendo ottimamente che non avrei dovuto parlare. Nulla era più lontano dal mio pensiere, quanto il supporre..... " " Non fa bisogno di veruna scusa, o Signore, rispose Ravenswood: ecco il luogo dove senz'altro ne convien separarci; vi assicuro che non porto con me il menomo sentimento di mal umore. " E in questa, apparecchiavasi a tenere lo stretto sentiere che conducea a Wolfcrag, quando la giovine signora della quale già abbiamo parlato, seguita dai suoi servi arrivò a' fianchi del vecchio. " Mia figlia, questi le disse, ecco il sere di Ravenswood. " Parea cosa naturale che Edgardo volgesse qualche parola alla giovine cui si vedea presentato in tal guisa, o che almeno chiedesse il nome del vecchio, tanto risoluto, a quel che sembrava, a stringere, volere o non volere, lega con esso; ma, dominato non saprebbe dirsi da qual sentimento, rimase affatto muto ed immobile. Intanto la nube che da lungo tempo abbassavasi sopra Wolfcrag, e che dilatandosi copriva l'orizzonte di tenebre ognor più fitte, col fragor de' tuoni annunziò la prossimità del temporale che stava per iscoppiare; intanto che due lampi, quasi successivi l'uno all'altro, mostrarono in lontananza le grige torricelle di Wolfcrag, e più abbasso le agitate onde del mare, che, per un istante, di vivissima e rossiccia luce sfolgoreggiarono. Il cavallo della giovine signora divenuto restio, incominciò a trar salti, e a rizzarsi sulle zampe di dietro, a tale da mettere i circostanti in angustia. Ravenswood sentiva troppo le voci dell'umanità e dell'onore per non allontanarsi inurbanamente in tal circostanza, e per non abbandonare alle cure d'un debole vecchio e dei suoi servi una giovine che correva qualche pericolo. Fu dunque, o almeno si credè costretto da un riguardo di cortesia ad afferrare la briglia dell'indocile palafreno, e a soccorrere l'avvenente cacciatrice nel regolarlo. Intanto che Ravenswood adempiea tale ufizio, il vecchio gli fece osservare che le minacce del cattivo tempo aumentavano. Erano lontanissimi dalla casa di lord Littlebrain, e avrebbero avuta grande obbligazione al sere di Ravenswood, se avesse voluto indicar loro qualche luogo per ripararsi. Nel medesimo tempo volse verso la torre uno sguardo timido e imbarazzato, di cui sarebbe stato impossibile il non comprendere il senso. In tal circostanza, Ravenswood non potea onestamente scansarsi dall'offerire l'uso momentaneo della sua casa a un vecchio e alla sua figlia, sorpresi dal temporale, e da ogni altra abitazione lontani. Per fin lo stato in cui trovavasi la donzella, rendeva indispensabile un tale atto di cortesia, perchè mentre le teneva la briglia del cavallo, non potè a meno di non accorgersi del suo tremore, e di una straordinaria agitazione, derivata senza dubbio, dalla paura del nembo, che con terribile apparato manifestavasi. Non so se da egual timore fosse preso il sere di Ravenswood, ma non d'animo più tranquillo di lei appariva, allorquando rispose: " La torre di Wolfcrag non ha altra cosa che si possa offerire fuor del coperchio del suo tetto: pure, se questo può essere aggradito in simil momento....... " e qui si fermò come se fosse stato incapace di profferire il rimanente dell'invito. Ma il vecchio gentiluomo, datosegli da sua posta compagno, non gli lasciò tempo di battere, quand'anche avesse voluto, la ritirata, ed ebbe per invito sufficiente le poche parole pronunziate da Ravenswood. Il temporale, al dire del vegliardo, era scusa bastante per mettere da banda le cerimonie..... debolissima la salute della figlia, oltrechè avea molto sofferto in conseguenza d'una paura cui era soggiaciuta alcuni dì innanzi. Sperava non sarebbe stata indiscretezza l'accettare in simile circostanza l'ospitalità offerta dal sere di Ravenswood. La vita di una figlia doveagli star più a cuore dell'etichetta. Tolta così ogni via di spacciarsi a Ravenswood, indicò il cammino agli ospiti suoi, continuando a tenere per la briglia il palafreno della donzella, onde prevenire il caso che qualche improvviso scoppio di fulmine lo spaventasse. Comunque immerso così profondamente nelle sue meditazioni, erasi accorto che quella parte di lineamenti non coperti dalla maschera di seta, poc'anzi d'un pallor di morte velati, fatti eransi rossi siccome bragia: ned era poca in lui la confusione avvedendosi che, per forza di una segreta simpatia, le sue guance di un non men vivo rossore si colorarono. Lo straniere intanto scandagliava ogni atto dei suo giovin compagno con una attenzione di cui vedeasi una ragion sufficiente nella paterna inquietudine. Giunto finalmente dinanzi all'antica fortezza, Ravenswood mostravasi continuamente in preda ad angosce, mosse da varj sentimenti in una volta, sicchè sarebbe stato difficile il definire la loro natura. Vinse finalmente se stesso tanto, da dare a divedere estrema tranquillità e sangue freddo. Pure, allorchè entrati nel cortile, il padrone della torre chiamò Caleb, scorgeasi nel tuono e ne' modi di lui una certa asprezza e severità, che non potea troppo aspettarsi da un gentiluomo nell'atto di ricevere distinti ospiti in propria casa. Caleb non si fece aspettar lungo tempo. Comunque possiam formarci un'idea e del pallore che tinse il sembiante della bella straniera allorchè si udirono i primi scoppj di tuono, e di quel pallore che si mostra sul volto di chicchessia soprappreso da angustie di circostanza, non adegueremo mai col concetto quella pallidezza che si sparse per le guance magre e scarne del vecchio intendente al vedere questi nuovi ospiti e in meditando che l'ora del desinare avvicinava a gran passi. " É divenuto pazzo? Borbottò fra i denti. Bisogna che lo sia divenuto, e del tutto. Condurci gran signori e grandi dame e questa bagattella di corteggio di servi, quando sta per sonar mezzogiorno! senza altro, ha perduto affatto il cervello. " Avvicinatosi nondimeno al padrone, lo pregò di scusare, se avea permesso a tutti gli altri servi della torre di andare a vedere la caccia, e aggiunse, che attesa la persuasione generale in ognun della casa, che sua Signoria non tornasse prima di sera, dubitava assai se questa gente si lascerebbe vedere che tardi. " Zitto là, Balderston! gli disse con fermo tuono il padrone; le vostre scempiaggini son fuor di tempo. Signore, allor si volse al suo ospite, in questo vecchio e in una fantesca, ancor più vecchia ed inferma, sta tutto il treno della mia casa. I reficiamenti che sono in istato di offrirvi, per quanto dalle cose che ho dovuto additarvi, possiate immaginarli cattivi, lo saranno anche di più. Ma tutto quello che possa esservi, è ai vostri comandi e vi sarà offerto di cuore. " Lo straniero, nel cui animo aveano eccitata una certa sensazion di terrore la vetustà e lo scadimento di quel soggiorno, al quale imprimevano un aspetto più tetro ed inospito le tenebre che coprivano l'orizzonte, intimidito fors'anche pel tuono grave e risoluto che scorgeasi nei detti di Ravenswood, volse uno sguardo inquieto attorno di se, com'uom mezzo pentito di essersi affrettato ad accettare un'ospitalità che gli fu offerta in tal modo. Ma in quel momento non gli era più possibile tornar addietro, nè togliersi d'un impaccio in cui si era posto da se medesimo. Quanto a Caleb, rimase sì attonito per la confessione pubblica di miseria fatta senza riserva dal suo padrone, che per due minuti non ebbe forza se non se di borbottare per mezzo ai peli della sua barba, che da sei giorni non avea sentito rasoio; " Non v'è più dubbio; è matto......... matto da legare....... matto tutto quel che si può essere. Nondimeno, che Caleb sia maladetto in eterno sopra la terra! (soggiunse chiamando in soccorso tutti gli espedienti del suo ingegno inventivo) che Caleb non abbia più un istante di bene, se non arriva a salvare l'onore della famiglia, quand'anche la pazzia del mio padrone fosse maggiore della saggezza dei sette Saggi. " Allora, fattosi coraggiosamente innanzi, nè badando agli sguardi d'impazienza e dispetto che sovra di lui lanciava il padrone, chiese gravemente se dovea portare qualche reficiamento alla giovin signora. " Un bicchiere di Tockai o di vecchio vino di Spagna, ovvero.... " " Finitela una volta colle vostre sciocchezze, severamente gli comandò Ravenswood. Conducete i cavalli alla scuderia, e non ci tormentate oltre a furia di assurdità. " " Vostro Onore sarà sempre scrupolosamente obbedito in quanto gli piacerà comandare, disse Caleb. Circa poi al Tockai e al vino di Spagna, poichè sembra che i vostri rispettabili ospiti non ne vogliano.... " Ma in questo momento, la voce di Bucklaw che sovrastava agli abbaiamenti dei cani e ai nitriti de' cavalli, fece comprendere com'ei s'avanzasse a quella volta a capo della maggior parte de' cacciatori. " Ch'io muoia! (disse Caleb, fattosi coraggioso ad onta di questa nuova invasione di Filistei) ch'io muoia se arrivano a scompigliarmi! Già da quel capo sventato non se ne poteva aspettare una di bene. Condurmi tutta questa genìa, che s'aspetterà di trovar qui l'acquavite in abbondanza, come l'acqua nel pozzo! Quasi non sapesse perfettamente lo stato in cui ci troviamo! Pensiamo un poco..... se potessimo sbarazzarci ad un tempo e di coloro, e di questi screanzati servi che si sono introdotti nel cortile seguendo il loro padrone..... sarebbe un colpo da maestro, e potrei allora con più calma cercar riparo agli altri inconvenienti. " Il leggitore vedrà nel seguente capitolo lo stratagemma immaginato dal buon Caleb per riuscire in così difficile impresa. CAPITOLO IX. " Collo stomaco vôto e rifinito, " Prosciugate le fauci, arse le labbia, " Nell'immago del prossimo convito " Beavan l'alma. Oh qual gl'invase rabbia, " In veder, dal soave inganno tratti, " Che i conti senza l'oste avevan fatti! _Coleridge._ Hayston di Bucklaw era uno di que' tali spensierati che pel piacere di ridere non badano a sagrificar l'amicizia. Appena si vociferò fra i cacciatori che il personaggio principale della brigata si era trasferito a Wolfcrag, questi proposero, come atto di cortesia, che si portasse colà il cervo ucciso. A Bucklaw non parve vero di accettare il partito, dilettandosi anticipatamente dello smarrimento del povero Caleb Balderston nel vedere arrivare tutta questa turba alla torre, nè prendendosi alcun fastidio dell'imbarazzo che una tal visita avrebbe portato al suo amico. Ma egli avea nel vecchio Caleb un antagonista abile ed accorto, e fornito di un fertile ingegno che non mancava mai nelle occasioni di stratagemmi e sutterfugi opportuni, in sentenza di esso, a salvar l'onore della famiglia. " Lodato sia Dio! Meditò fra se stesso, il gagliardo vento di questa mattina ha chiuso con tanta forza un battitoio del portone della torre che adesso non può più aprirsi; non dovrebbe essermi difficile a chiuder l'altro con eguale saldezza. " Ma come prudente governatore di una rôcca pensò che sarebbe stata cosa saggia lo sbarazzarsi de' nemici che vi si erano introdotti (riguardando egli come nemici tutti quelli che mangiavano e che bevevano) prima di pensare ad altri provvedimenti per impedir l'ingresso alla comitiva di fuori, che potea però tardar poco ad arrivare, come un vicino suono di gioiose grida annunziava. Curò pertanto con impazienza l'istante che il suo padrone avesse fatto entrar nella torre i suoi due ospiti principali; e fermando sulla soglia della porta quei che li seguivano incominciò subito le sue fazioni. " Se non m'inganno, diss'egli, i cacciatori portano in gran cerimonia il cervo al castello, e siccome noi in questo momento possiam tutti esserne riguardati abitanti, parmi convenevole che ci tratteniamo alla porta di fuori per riceverli onorevolmente. " Non vi fu chi contraddicesse a questa insidiosa proposta; ma il vecchio Caleb, facendo destramente alcuni passi indietro, tornò dentro alla torre, chiudendo senza perder tempo il secondo battitoio del portone con tal forza, che lo strepito si fece udire per tutto il castello. Dopo avere provveduto in tal guisa alla sicurezza della piazza, credè di poter parlamentare col nemico, e aprendo un picciolo sportello forato nel portone medesimo, e che serviva altra volta a riconoscere chi si presentava, disse loro: " Signori miei, il sere di Ravenswood fa imbandire un banchetto al vostro padrone e ad alcuni personaggi distinti che si trovano in sua casa: ma è un uso praticato qui, ed antico al pari di questo castello, che per qualunque sia ragione non si apra la porta a nessuno finchè i padroni sono a tavola; cautela che è stata riconosciuta saggia più d'una volta in tempo di guerra, e dalla quale noi non ci scostiamo nemmeno in tempo di pace " Aggiunse che a Wolfhope, a piedi della collina, eravi un albergo ove consigliava loro di trasferirsi, perchè vi avrebbero trovata eccellente acquavite: anzi fece creder loro che il padrone avrebbe pagato il conto; ma pronunziò quest'ultima parte di discorso in modo confuso, intricato ed in istile d'oracolo, onde vi fosse luogo ad interpretare i suoi detti come voleasi; poichè, in mezzo a tutte le sue astuzie, il buon Caleb si riserbava le gravi menzogne agli estremi, e quando non trovava migliori modi per ispacciarsi. Un sì fatto annunzio sorprese alcuni, fece riderne altri, e sopratutto empiè di collera i servi, i quali pretendeano, almeno essi, di avere un incontrastabile diritto di servir a tavola la padrona e il padrone. Ma Caleb non si sentiva in voglia di far distinzioni, e mantenne il suo proposito con quella salda ostinazione, che è sorda a tutti i ragionamenti, e incapace d'ogni convincimento. Conchiuse dicendo che in quel castello non mancava copia di servi per tale incumbenza. Intanto arrivava Bucklaw a capo del suo antiguardo, che invano con tuon corrucciato ordinavagli di aprire subitamente il portone. Fermo, come uno scoglio, Caleb rispondea. " Fosse anche dinanzi a questa porta il Re seduto sul proprio trono, non potrebbe costringere le mie dieci dita ad aprir questa porta contro gli statuti della famiglia di Ravenswood, statuti che è mio obbligo fare eseguire, come gran domestico di questa casa. " Non ardiremmo qui riferire i giuramenti e le imprecazioni che l'estremo sdegno suggeri al labbro di Bucklaw: minacciò Caleb di farlo pentire per avergli usato un tal trattamento; aggiunse di aver cose da comunicare allo stesso sere di Ravenswood; ma nulla valse a smovere dal suo proposito l'inflessibil vegliardo. " Dica pure quel che sa dire; ma mi do al diavolo! se vede per quest'oggi la faccia del mio padrone. Vada pure a desinare, a cenare, a dormire dove gli piacerà. Domani svegliandosi, si farà giustizia da se medesimo. Propriamente a lui convenivasi il condurmi qui una banda di cacciatori assetati, come se ignorasse che non sappiamo come cavarci la sete noi stessi! " Indi, serrato lo sportello, tornò nella torre, lasciando che la gente rimasta di fuori si facesse ragione come credea meglio intorno a questo genere di accoglienza. Tutta cotesta scena, nè se n'accorse Caleb, era accaduta alla presenza di uno spettatore statosi fino allor silenzioso; e fu l'intendente dello straniero, che godea di grande confidenza presso il padrone, anzi quel medesimo che durante la caccia avea prestato il suo cavallo a Bucklaw. Avendo questi seguito il suo padrone assai da vicino, senza che ci badasse Caleb, conducea il suo cavallo alla scuderia, intanto che il vecchio servo di Ravenswood, andava preparando ed eseguendo le divisate fazioni; laonde non si trovò compreso nella generale esclusione. Osservando il contegno del nostro Balderston, ne indovinò facilmente il motivo, e sapendo le intenzioni del suo padrone, non s'imbarazzò sul partito cui attenersi. Rimase in disparte sintanto che Caleb fosse partito, appena lo vide lontano, si avvicinò allo sportello, e apertolo a sua volta, disse ai servi e picchieri, i quali non si moveano di lì: " Il lord Cancelliere avverte così le persone del suo seguito, come quelle del seguito di lord Littlebrain di trasferirsi a Wolfhope; ivi troveranno di che reficiarsi a spese del mio nobil padrone. " Allora quella banda di cacciatori abbandonando l'inospita porta della torre di Wolfcrag, scese per la collina maledicendo di tutto cuore il vecchio furfante che gli aveva ingannati, e dando a tutti i diavoli il castello e gli abitatori di esso. Bucklaw, fornito di doti naturali che in circostanze più felici avrebbero potuto renderlo un uomo stimabile, avea ricevuto un'educazione sì trascurata in ogni sua parte, che trovavasi sempre inclinato a secondare co' pensieri e co' fatti quelle brigate colle quali trovavasi in comunione di piaceri. Compiacevasi di raffrontare in suo animo gli encomj di cui quelle turbe gli largheggiavano colle ingiurie e colle imprecazioni che tutti di comune accordo scagliavano contro il sere di Ravenswood. Rammentava i giorni noiosi e monotoni trascorsi a Wolfcrag paragonandoli colla vita gioconda e dissipata cui era stato avvezzo. Per ultimo, l'esclusione toccatagli dal castello gli sembrava un affronto da non perdonarsi: dalle quali considerazioni unite, nacque in esso la risoluzione di romperla con chi gli era stato ospite ed amico. Giunto all'albergo del villaggio di Wolfhope, vi trovò inaspettatamente un uomo di sua antica conoscenza che scendea da cavallo. Era questi il degno e rispettabile capitano Craigengelt, che, quasi avesse dimenticato il contegno, per lo meno indifferente; col quale poco tempo prima egli e Bucklaw si disgiunsero, s'avvicinò a questo con sollecitudine, stringendogli in modo il più cordiale la mano; atto di cortesia che veniva sempre restituito da Bucklaw, e d'onde Craigengelt trasse il coraggio di ripigliare con esso il tuono della intrinsichezza. " Buon giorno dunque, mio caro Bucklaw egli esclamò; quanta soddisfazione ho nel vedervi! mi convinco che in questo cattivo mondo vi è luogo per le oneste persone. " É da sapersi che i giacobiti in quella età (non pretendiamo asserire che fosse a buon diritto), aveano adottato il termine _oneste persone_, per indicare quelli della loro fazione. " Anche per altre persone, a quanto sembra, rispose Bucklaw; se così non fosse, nobile capitano, come vi avventurereste voi in questo luogo? " " Chi? Io! sono libero come l'aria che non ha nè imposte, nè decime da pagare. Tutte le cose sono state appianate e accomodate con que' vecchi pazzi del Consiglio privato. Non avrebbero ardito di tenere in prigione un par mio, nemmeno per una sola settimana. Gli uomini di una certa spezie, Bucklaw, banno più amici che non pensate, e amici che nelle occasioni sanno render servigi. " Via! via! soggiunse Bucklaw, che conosceva perfettamente il carattere di Craigengelt, e che solennissimamente lo disprezzava, risparmiatemi le vostre millanterie, e ditemi piuttosto, se siete veramente in istato di libertà e sicurezza. " Libero, quanto possa esserlo un podestà nella piazza del borgo affidatogli da amministrare; sicuro quanto un predicatore presbiteriano sopra il suo pulpito; e vi cercava per avvisarvi che non avete più bisogno di tenervi nascosto; non sono state pronunziate contro di voi nè ammenda, nè condanna. " " Quand'è così, suppongo che vi direte da vero mio amico. " " Vostro amico, Bucklaw! Sono il vostro fedele Acate, come ho udito dire da certi sapienti. Noi siamo il guanto e la mano, l'albero e la scorza, in vita ed in morte. " " É quanto vedrò sull'istante, ascoltatemi. So benissimo che non siete mai sprovveduto di danaro, benchè io non sappia altrettanto bene d'onde vi venga. Prestatemi un paio di monete d'oro per ispazzare la polvere che si è fermata sul gorgozzuolo di tutti questi galantuomini. Allora potrò credere.... " " Un paio! ne ho venti ai vostri comandi, gioia mia, e altre venti ad una occorrenza. " " Parlate sul serio? (esclamò Bucklaw guardando fisamente l'altro, com'uomo fornito di bastante discernimento naturale per giudicare che tale eccesso di generosità in Craigengelt da qualche straordinaria cagione dovea derivare). Craigengelt, o voi siete veramente una persona di garbo, cosa che stento un po' a credere, o più scaltro di quanto io vi sospettava; ed anche a suppor questo ho le mie grandi difficoltà. " " Una supposizione non impedisce l'altra. In somma, vedete e giudicate. Eccovi dell'oro che non teme la pietra di paragone. " E sì dicendo pose in mano a Bucklaw un pugno di monete d'oro, che l'altro si pose, senza contarle, in iscarsella, non però senza soggiungere, che la circostanza in cui trovavasi l'obbligava ad accettar prestiti, fosse anche stato Belzebù il suo prestatore. Voltosi indi ai cacciatori; " Andiamo, amici, lor disse: son io che vi fo trattamento. " " Lunga vita al sig. di Bucklaw " gridarono a coro que' cacciatori. " E vada al diavolo colui, esclamò un picchiere, che dopo la corsa lascia i cacciatori a secco, come se fossero pelli da tamburo! " " La casa di Ravenswood, aggiunse un vecchio servo, altre volte era onorevole e buona al pari di qualunque altra del paese; ma adesso ha perduto tutto quel poco di riputazione che le rimanea, perchè è rappresentata da un tanghero peggior di un ebreo. " Gli applausi fatti a questa proposizione provarono che questa era parimente l'opinione generale. Tutti entrarono precipitosamente nell'osteria, ove trascorsa fu banchettando tutta la notte. L'amor del sollazzo, ingenito in Bucklaw, non gli avea mai permesso di essere troppo delicato nella scelte de' suoi compagni, e in quel momento, dopo la dieta, e quasi assoluto digiuno forzato, che toccato eragli di sopportare in casa del sere di Ravenswood; dopo essere stato per più giorni privo di que' godimenti che formavano la felicità della sua vita; il vedersi regolatore di una mensa, cui non erano assisi che picchieri e servi da livrea, gli dava diletto, come se fossero stati duchi e principi i convitati. Craigengelt che avea le sue buone ragioni per secondarne l'umore, si mise in accordo armonico seco lui, e aggiungendo ad un grande capitale d'impudenza una inalterabile giocondità, e l'abilità di cantare con grazia alcune allegre strofette, diede nuov'anima alla generale allegrezza, il che gli meritò di tornare compiutamente in favore a Bucklaw. Intanto una scena affatto diversa accadeva a Wolfcrag. Il sere di Ravenswood, troppo assorto nelle proprie meditazioni per dare attenzione agli stratagemmi di Caleb, dopo avere attraversato il cortile, introdusse i suoi ospiti nel salone, ove era stato celebrato il convito dell'esequie. L'istancabile Caleb, che fosse genio, o consuetudine, lavorava dalla mattina alla sera, aveane fatte a poco a poco sparire tutte l'orme del funereo baccanale, ma nè tutto il suo ingegno, nè tutta la cura datasi di collocare nel modo meno svantaggioso le scarse suppellettili che vi si trovavano, poteano impedire che quelle pareti ignude e d'ogni ornamento sfornite, non rendessero oltre ogni dire tetro e lugubre l'aspetto di quello stanzone; quelle anguste finestre pareano piuttosto forate ne' muri per aiutare il rinnovellamento dell'aere che per lasciar varco alla luce, e l'oscurità consueta di quella sala era in oltre accresciuta dalle fitte nuvole che tutto occupavano il firmamento. Ravenswood usò di tutta la grazia che addiceasi ad un giovane gentiluomo di quella età, non senza però lasciar trapelare un tal quale stento e imbarazzo, nel condur la donzella in fondo alla sala intantochè il padre della medesima si apparecchiava a spacciarsi del cappello e del ferraiuolo. Nelle stesso momento si fece udire lo strepito della porta chiusa, come dicemmo, con grande violenza da Caleb; mosso dal qual fracasso, lo straniero si avvicinò con molta vivacità alla finestra, e veduta la cagion del romore, e l'esclusione de' proprj servi, lanciò sul sere della torre un guardo, da cui traspiravano i sospetti che lo aveano soprappreso. " Voi non avete cosa alcuna da temere, o signore, in tuon serio dissegli Ravenswood, che tuttavia ignorava quanto era accaduto. Se questo castello manca di modi per ricevere convenevolmente gli ospiti che si degnano visitarlo, almeno ha modi sufficienti per guarentirli. Ma parmi tempo di potermi informare chi sieno le persone che onorano di lor presenza il mio modesto soggiorno. " Taciturna ed immobile rimanea la donzella, intantochè il padre di essa al quale sembrava particolarmente fatta una simile interrogazione, trovavasi nello stato di un attore che al momento della rappresentazione si avveda d'essersi incaricato di una parte superiore alle sue forze, o sentasi tradito dalla memoria nell'atto in cui dovrebbe parlare. Si studiò nulladimeno di nascondere l'imbarazzo chiamando tutte le cerimonie d'uso in proprio soccorso. Ma dopo avere mosso un piede avanti per avvicinarsi al suo ospite, l'altro addietro come se volesse scostarsene, le sue mani, delle quali dovea valersi per levarsi di dosso il ferraiuolo e di testa il cappello, non eran più destre di quello che se il primo gli fosse attaccato ai panni con fibbiagli di ferro irrugginiti, e se l'altro fosse stato una pesante massa di piombo. A proporzione dell'indugiare dello straniero, crescendo l'impazienza in Edgardo, sembrava questi commosso da un'agitazione che derivava forse da tutt'altra origine. Edgardo cercava di frenare la brama sua di parlare, mentre l'altro, giusta ogni apparenza, non trovava termini per esprimere quello che dir voleva. Finalmente Ravenswood, che già avea riconosciuto il suo ospite, non potè più a lungo serbare il silenzio. " Mi sembra diss'egli, che ser Guglielmo Asthon non sia molto propenso a profferire il suo nome nel castello di Wolfcrag. " " Io avea sperato che non fosse per essere necessaria una tale formalità (soggiunse il lord Cancelliere con quel restio tuono di voce, che viene attribuito allo Spirito maligno quando è costretto a rispondere ad un esorcista), e vi son grato, o sere di Ravenswood, che d'un colpo abbiate rotto voi questo diaccio. É sempre goffa la comparsa d'un uomo costretto ad annunziarsi da se medesimo, massimamente allor quando certe circostanze, certe sfortunate circostanze, permettetemi dirlo.... " " Non devo dunque, Ravenswood lo interruppe, riguardare come puramente accidentale l'onore di questa visita? " " Qui è necessario alcun poco distinguere (disse il Cancelliere ostentando un'aria di disinvoltura che non era per certo in fondo al suo cuore). Quest'è un onore, che da qualche tempo in qua ho vivamente desiderato; non l'avrei forse mai ottenuto senza l'incidente del temporale. Ma certamente, mia figlia ed io dovevamo augurarci un'occasione per porgere i nostri ringraziamenti all'uom nobile e generoso cui siam debitori della nostra vita. " Gli astj che teneano divise le grandi famiglie ne' secoli della feudalità, aveano fin allora ben poco scemato di vigore, benchè non traboccassero più con atti di aperta violenza. Nè i sentimenti affettuosi che Edgardo incominciava a provar per Lucia, nè i riguardi dell'ospitalità, dovere per esso inviolabile, poteano sì di soggiogare affatto le passioni che a malgrado di lui sorgevangli in cuore alla vista del più crudele nemico del padre suo, venuto a porsi sotto il tetto di quella famiglia, la cui rovina avea per lo meno affrettata. Volgea gli sguardi, or sul padre, or sulla figlia, con una specie di perplessità, che ser Guglielmo cercò di troncare avvicinandosi alla figlia, e sciogliendo il nastro che le teneva la maschera al volto. " Mia cara Lucia, le diss'egli, senza maschera e a volto scoperto, ne conviene manifestare la gratitudine che dobbiamo al nostro liberatore. " " Purchè si degni accettarne da noi le espressioni; " si limitò a rispondere Lucia, ma con un tuon sì soave di voce che sarebbesi detto rampognasse ad un tempo e perdonasse al sere di Ravenswood la fredda accoglienza di cui verso gli ospiti usava. Queste parole, pronunciate da una creatura amabile quanto ingenua, penetrarono nella parte più profonda del cuore di Edgardo. Rimproverata a se medesimo la propria durezza, balbettò alcuni accenti di scusa, fra' quali furono intelligibili certe espressioni che indicavano la sua sorpresa, la sua confusione, ma conchiuse finalmente manifestandole con fervore e vivacità il contento di poterle offerire sotto il proprio tetto un ricovero. Dopo averla, giusta quanto allor praticavasi in simili circostanze, abbracciata, cerimoniale per lui oltre ogni dire aggradevole, non sapea poi risolversi a lasciarsene sfuggire la mano che tenea fra le proprie, intantochè le guance della giovinetta tingeansi d'un rossore, che imprimeva a quest'atto di cortesia maggiore entità di quanta ne avesse ordinariamente per sua natura. Allora scintillò un lampo sì vivo, che per un istante bandì affatto le tenebre da quella sala, onde tutti gli oggetti che vi stavano apparvero nel lor vero lume. E le belle proporzioni del dilicato volto di Lucia che agitata da quella commozione di animo a stento reggeasi; e gli espressivi lineamenti di Ravenswood che tenea fisi su la donzella due occhi, ove l'alterezza e l'irresoluzione tuttavia si scorgeano; e la fisonomia pallida e spaventata del lord Cancelliere che non distaccava gli sguardi dagli stemmi della famiglia, scolpiti sulla soffitta di quello stanzone tai quali vedeansi nella biblioteca del castello di Ravenswood; tutti questi oggetti furono d'improvviso rischiarati da una luce viva e rossiccia, cui tosto venne dietro uno scroscio di folgore sì vigoroso, che scosse fin dalle fondamenta la vecchia torre; e ognun già la credea percossa dal fulmine e in atto di diroccare. Il nembo infuriava perpendicolarmente alla cima dell'edifizio; la fuliggine che da più secoli erasi tranquillamente accumulata lungo la canna del cammino, precipitava a grosse falde giù per la sala; nuvoli di polve e di gesso si staccavano dalle pareti; e, o fosse che veramente la folgore avesse percosso il tetto, o effetto dell'urto violento dell'aere, grossi mattoni divelti dall'alto dell'edifizio, caddero con tremendo fracasso in mezzo al cortile, come se l'antico fondatore della casa di Ravenswood avesse egli medesimo eccitato quell'orribile temporale per additare non dovervi essere riconciliazione fra il rappresentante della sua famiglia, e colui che ne era sempre stato il nemico. La costernazione fu generale, e bastarono appena tutte le sollecitudini del lord Cancelliere e di Ravenswood per impedire che Lucia non isvenisse. Per la seconda volta, Edgardo trovavasi incaricato del più dilicato, del più pericoloso fra tutti i ministeri, quello di arrecar soccorsi alla beltà circondata da rischi e da patimenti, ministero che ne diviene tanto più periglioso, se è vôlto a pro di persona, che le rimembranze del giorno, e i sogni della notte continuamente offersero alla nostra immaginazione. Se il Genio della casa di Ravenswood riprovava veracemente un nodo fra il discendente della propria famiglia e la giovine che sotto il tetto di lui riparavasi, non può negarsi, che scelse sconciamente le vie per far palese questa sua disapprovazione, nè mostrò ingegno superiore a quello d'un semplice mortale. Le minute sollecitudini, assolutamente indispensabili per calmare lo spirito della donzella, e per liberarla dal concepito spavento, metteano per necessità Edgardo in tale corrispondenza col padre di essa, che almeno per qualche tempo dovea infrangere il cancello tra loro interposto dalla feudal nimistà. Tener linguaggio robusto, o anche freddamente indifferente al padre di una giovinetta, e di una giovinetta qual era Lucia, oppressa dinanzi a lui da un terrore tanto naturale e legittimo! chi sarebbe stato da tanto? Mentre Lucia stendeva a ciascun d'essi le mani per ringraziarli delle lor cure, Edgardo si avvide che i sentimenti dell'odio concetto contra il lord Cancelliere non erano in quel punto i sentimenti predominanti dell'animo suo. Continuava a mugghiare il tuono, benchè con minore violenza, cadea la pioggia a rovesci, nè vedeasi possibilità alcuna che miss Asthon, dopo l'impressione fisica che avea fatta in lei lo spavento, tornasse per quella sera al castello di lord Littlebrain, distante oltre a cinque miglia di lì. Il sere di Ravenswood non potea pertanto, anche secondo le regole di un'ordinaria urbanità, dispensarsi dall'offerire alla donzella e al padre di essa il proprio tetto per quella notte. Ei fe' dunque tale profferta con termini e maniere le più cortesi, e sol si composero a più cupa espressione i suoi lineamenti, quando fu costretto ad un tempo a palesare il rammarico per trovarsi privo di quanto sarebbe stato necessario a trattar tali ospiti in modo condegno. " Non vi prendete pensiere di ciò, (fu presto a soggiungere il lord Cancelliere, premuroso di allontanare da quei colloquj tutto ciò che collegavasi ad un argomento non privo per lui medesimo di qualche amarezza) non vi prendete pensiero di ciò; voi siete celibe; nè mi è ignoto che divisate d'imprendere un viaggio sul Continente; è naturale che la vostra casa manchi d'arredi, e di molte suppellettili, che altrimenti potrebbero giudicarsi indispensabili ad un vostro pari. Son cose troppo facili da comprendersi; laonde datevi pace; perchè il continuare a parlarci in tal modo, sarebbe quasi un suggerirne il dovere di cercare altro ricovero, e di collocarci alla meglio in qualche capannuccia del vicino villaggio. " Si accingeva a rispondere il sere di Ravenswood, allorchè apertasi la porta del salone, vi entrò precipitosamente con occhi stravolti e fisonomia sformata Caleb Balderston. FINE DEL TOMO PRIMO. * * * * * Nota del Trascrittore Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come le grafie alternative (malinconia/malinconìa, rocca/rôcca e simili), correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. *** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LA PROMESSA SPOSA DI LAMMERMOOR, TOMO 1 (OF 3) *** Updated editions will replace the previous one—the old editions will be renamed. Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright law means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to copying and distributing Project Gutenberg™ electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG™ concept and trademark. Project Gutenberg is a registered trademark, and may not be used if you charge for an eBook, except by following the terms of the trademark license, including paying royalties for use of the Project Gutenberg trademark. If you do not charge anything for copies of this eBook, complying with the trademark license is very easy. You may use this eBook for nearly any purpose such as creation of derivative works, reports, performances and research. 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International donations are gratefully accepted, but we cannot make any statements concerning tax treatment of donations received from outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. Please check the Project Gutenberg web pages for current donation methods and addresses. Donations are accepted in a number of other ways including checks, online payments and credit card donations. To donate, please visit: www.gutenberg.org/donate. Section 5. General Information About Project Gutenberg™ electronic works Professor Michael S. Hart was the originator of the Project Gutenberg™ concept of a library of electronic works that could be freely shared with anyone. For forty years, he produced and distributed Project Gutenberg™ eBooks with only a loose network of volunteer support. Project Gutenberg™ eBooks are often created from several printed editions, all of which are confirmed as not protected by copyright in the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper edition. Most people start at our website which has the main PG search facility: www.gutenberg.org. This website includes information about Project Gutenberg™, including how to make donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.